lo spot virtuale cambia la tv di Stefano Mancini

lo spot virtuale cambia la tv lo spot virtuale cambia la tv Immagini digitali aggiunte a film e sport Stefano Mancini La pubblicità diventa virtuale e fa unti promessa: non ci sarà più bisogno di interrompere una partita di calcio, un telefilm, un programma di intrattenimento. L'immagine del prodotto oppure il suo marchio saranno aggiunti con l'aiuto della tecnologia digitale: si vedranno senza esserci, colpiranno la nostra attenzione quando siamo più concentrati, potranno essere aggiunti, tolti, cambiati in qualunque momento, differenziati. E' ancora una volta il computer a entrare nelle nostre vite e a cambiare con prepotenza le nostre abitudini. Immaginiamo una partita di calcio: il cerchio del centrocampo è uno spazio ideale per inserire lo spot virtuale: i tifosi allo stadio, una minoranza di poche decine di migliaia di persone che ai pubblicitari interessa poco, continuerà a vedere l'erba e le strisce bianche disegnate col gesso; milioni di spettatori a casa vedranno inve- ce il marchio virtuale di una bibita, di una marca di abbigliamento sportivo, di un'acqua minerale. Lo spot potrà cambiare a fine primo tempo o ogni 5 secondi, sembrerà dipinto sul prato di gioco, non interromperà la visione. Sembra fantascienza, ma è tecnologia già a disposizione, finora usata soprattutto al cinema: gli animali di Jurassic Park, i personaggi di Star Wars, il Titanio, i mostri di Jumanji sono creature del computer di assoluto realismo. Realizzare la pubblicità è molto più facile. I primi esperimenti sono stati fatti l'anno scorso ai Campionati mondiali di calcio: alcuni cartelloni a bordo campo erano trasformati dal computer e differenziati a per Paese di destinazione: al telespettatore svedese non arrivava la pubblicità del condizionatore d'aria e quello arabo non vedeva il marchio del whisky. Il passo successivo è stato relativamente semplice. I pubblicitari hanno scoperto che non era ne- anche necessario puntare sempre sullo sport. Una serie televisiva, per esempio, può essere infarcita di immagini e ha il vantaggio di essere registrata. L'inserzionista acquista il suo spazio virtuale, per esempio il bancone di un bar o il tavolo di una cucina, e lì piazza l'immagine che vuole. Negli Stati Uniti gli spot virtuali sono andati in onda la prima volta a marzo in prima serata, inseriti in un episodio di «Seven days» su «Upn Network». Gli oggetti virtuali non erano distinguibili dagli altri. In una scena girata nel salone di un hotel si vedevano alcune borse della spesa con il marchio Coca Cola. In un'altra, una bottiglia di acqua Evian è stata «collocata» accanto a una caraffa di caffè, mentre sulla custodia di una videocassetta è stato «impresso» il logo Blockbuster. I pubblicitari hanno un'arma in più, i telespettatori una scocciatura in meno. E la finzione sarà sempre più reale.

Luoghi citati: Stati Uniti