Si combatte la seconda guerra di Cecenia

Si combatte la seconda guerra di Cecenia Lunghe colonne corazzate sulle strade per il Caucaso. In una notte novemila profughi Si combatte la seconda guerra di Cecenia I russi conquistano un filiamo MOSCA Si combatte in Cecenia, dove ormai è vera guerra tra le truppe russe e i guerriglieri. Ieri l'esercito è stato impegnato in scontri feroci nel distretto Naurskij, nel Nord della Repubblica ribelle. Almeno cinque villaggi della zona hanno opposto resistenza all'invasione russa e sono diventati i primi campi di battaglia di questa nuova guerra nel Caucaso, che promette di essere lunga e sanguinosa come quella precedente. Sull'altro versante, a Est, i russi ieri hanno annunciato trionfalmente la presa del primo villaggio, Baruzdinskoe. Il primo'attacco era stato tentato venerdì sera, ma era stato respinto. Durante la notte il paese è stato «lavorato con l'artiglieria», come recita il comunicato ufficiale, e ieri i russi sono entrati indisturbati. Il comando di Mosca però preferisce evitare la parola «guerra». Anzi, solo ieri ha ammesso ufficialmente quello che già tutti sapevano: i russi sono entrati in territorio ceceno. Secondo il primo vice del comandante dello Stato Maggiore, il generale Valerij Manilov, lo sconfinamento - «da pochi metri a diversi chilometri» - non significa che Mosca vuole uno scontro aperto con i guerriglieri ceceni. L'obiettivo dei militari è invece di trincerarsi e creare il primo anello del «cordone sanitario» che dovrà impedire la penetrazione degli islamisti in territorio russo. Gli anelli saranno tre: il primo formato dalle truppe del ministero dell'Interno e gli altri due dall'esercito. Lungo tutto i confine della Cecenia con l'Inguscezia si vedono già carri armati trincerati che sparano in continuazione colpi verso il territorio ceceno. Il loro obiettivo è ignoto: l'ufficio stampa dei militari afferma che stanno cannoneggiando una miniraffineria di proprietà di uno dei leader fondamentalisti, gli ufficiali rifiutano di rispondere e i soldati dicono di disporre soltanto delle coordinate dei bersagli. Sembra comunque abbastanza improbabile che i russi si vogliano limitare a cingere d'assedio la Cecenia. Tutte le strade del Caucaso sono intasate da interminabili colonne corazzate che si stanno dirigendo verso quella che nal linguaggio del comando russo viene chiamata «zona di sicurezza»: in altre parole, verso la linea del fronte. E nel senso opposto arriva un fiume altrettanto interminabile di profughi: solo nella notte di ieri 9 mila sfollati hanno attraversato il confine dell'Inguscezia, fuggendo dai bombardamenti russi. Appare evidente che l'esercito ha ordine di avanzare. In alcune zone i carri armati si sono inoltrati di una quindicina di chilometri. Secondo fonti anonime detministero della Difesa, le truppe puntano al fiume Terek, che taglia la Cecenia quasi a metà. Il Nord della Repubblica viene considerato relativamente filorusso e Mosca pensa di prendere questa regione sótto il suo diretto controllo, insediandovi un potere fedele al Cremlino. L'aviazione russa continua a bombardare il territorio della Cecenia, colpendo soprattutto i ponti, e da due giorni a Grozny non c'è più né gas, né luce, né acqua. La Repubblica è stata tagliata fuori dal mondo in tutti i sensi: ieri i russi hanno fermato 50 giornalisti stranieri che si stavano dirigendo a Grozny, invitati dal presidente Aslan Maskhadov per una conferenza stampa. Non si può più entrare né uscire: Mosca ha chiuso quasi totalmente la frontiera. Nonostante questo Maskhadov è riuscito ieri a far arrivare la sua voce, chiedendo di nuovo negoziati con il Cremlino. Secondo il presidente ceceno, se la Russia deciderà di aprire una nuova guerra contro la sua Repubblica, finirà per «perdere tutto il Caucaso». Una preoccupazione condivisa anche dal presidente della Georgia Eduard Shevardnadze, che ieri si è offerto per fare il mediatore nelle trattative tra Grozny e Mosca. L'ex premier Stepashin ha proposto di consegnarsi come ostaggio a Grozny in cambio della consegna alla Russia del super-ricercato leader guerrigliero Bassaev. 11 governo russo rimane sordo a ogni appello. Boris Eltsin e soprattutto il suo «erede» Vladimir Putin - la cui popolarità sta crescendo dopo che ha cominciato a mostrarsi come implacabile nemico dei ceceni - sono intenzionati, a quan- to pare, ad andare fino in fondo, spinti anche dai militari. Il Cremlino ha ricevuto anche l'ammonimento della Casa Bianca: sottolineando che si tratta di un affare interno russo, gli Usa comunque hanno invitato i russi alla «moderazione», avvertendo che altrimento potrebbe essere minacciata la stabilità di tutto il Caucaso. la. z. 1 Gli Stati Uniti invitano il Cremlino alla «moderazione» nfi A sinistra, l'ex premier Stepashin; in basso, Lebed Nella «fascia di sicurezza» creata In territorio ceceno, artiglieri russi prelevano i proiettili appena consegnati al fronte

Persone citate: Aslan Maskhadov, Bassaev, Boris Eltsin, Eduard Shevardnadze, Lebed, Maskhadov, Stepashin, Valerij Manilov, Vladimir Putin