Il pullman si schianta all'alba, 7 morti

Il pullman si schianta all'alba, 7 morti Rapallo, sbanda in autostrada per un colpo di sonno dell'autista. Trentadue le persone ferite Il pullman si schianta all'alba, 7 morti Il gruppo di parenti andava a un matrimonio a Torino Giuliano Vignolo RAPALLO Il pullman si schianta contro l'imboccatura del tunnel, con un boato all'alba sull'autostrada. Nessun segno di frenata, l'impatto è tremendo. E subito dopo si levano i lamenti dei feriti, le invocazioni di soccorso. Per sette persone non c'è niente da fare, mentre negli ospedali finiscono 32 compagni di viaggio, tra cui 6 bambini: erano partiti dal Lazio, da Castelmadama, non lontano da Tivoli, ed erano quasi tutti parenti, diretti alla Basilica di Superga, a Torino, per assistere al matrimonio di una parente. E' stato un colpo di sonno dell'autista la causa della tragedia avvenuta ieri nel tratto tra Rapallo e Recco, come ha confermato una donna che era seduta accanto al guidatore. Il pullman era partito da Castelmadama, un pugno di case dove tutti si conoscono e dove quasi tutti sono parenti. Le nozze della cugina del sindaco di Castelmadama, Alfredo Scardala, sarebbero state l'occasione per trascorrere un weekend insieme. Chi non aveva trovato posto sulla corriera aveva deciso di seguire in auto. Avevano fatto sosta in un autogrill nell'area di Firenze Sud, poi avevano ripreso il viaggio. L'incidente è avvenuto alle 6 e un quarto, in un tratto di autostrada in leggera salita. Il pullman della Scotton Tour, guidato dal proprietario della ditta, Vincenzo Salviani, viaggiava a 80 all'ora, si è schiantato sulla parte destra dell'imbocco della galleria che sbuca su Recco. Un impatto tremendo. Sette persone sono morte: lo stesso Salviani, 34 anni, sposato da due anni con Marzia Ferrazzi e un figlio di quattro mesi, e poi Pietro Scardala, 63 anni, Tilde Scardala, Alfredo Scardala, 33 anni, Piera Pietropaoli, Domenica Cascina, Angelo Ascani, 74 anni. Alcuni viaggiatori sono stati sbalzati fuori dal mezzo e una donna e un giovane sono finiti nel canale di scolo delle acque che corre parallelo all'autostrada. In pochi minuti sono arrivate ambulanze da tutta la Riviera, mezzi dei vigili del fuoco è della polizia stradale. Ai soccorritori si è presentata una scena impressionante. Dal pullman arrivavano grida, lamenti, gemiti. Un ammasso di corpi e di sangue, che macchiava le lamiere devastate. «Stavo lavorando per spostare alcuni sedili e raggiungere il corpo dell'autista, quando ho sentito il trillo di un cellulare. Mi si è gelato il sangue», ha raccontato un testimone. «Non ho avuto il coraggio di rispondere. L'ho preso e l'ho consegnato ai carabinieri». Cinque passeggeri sono morti sul colpo, altri due durante il trasporto, avvenuto con un elicottero, agli ospedali del capoluogo. Il Tigullio è stato svegliato dalle sirene dei mezzi dei vigili del fuoco, della polizia e delle ambulanze dirette a Lavagna, Santa Margherita, Recco e Genova. Secondo le prime rilevazioni, nessun segno di frenata è rimasto sull'asfalto. In quel punto l'autostrada disegna un'ampia curva a sinistra. Il pullman ne ha effettuato buona parte, poi è andato dritto. Ha divelto una cinquantina di metri della bassa barriera metallica che delimita la carreggiata dalla parte del muro di contenimento, a monte dell'autostra- da. Poi ha distrutto una colonnina dell'impianto di richiesta soccorso ed è finito contro l'arco del muro d'ingresso della galleria. La polizia stradale, anche senza ufficializzarlo, pensa «a un momento di stanchezza del conducente», coòe dice Paolo Cestra, ufficiale che ha seguito le operazioni di soccorso. «Un colpo di sonno dell'autista», è il commento di Sara Mancinelli, commissario. Negli ospedali di Genova e del Tigullio le testimonianze dei sopravvissuti. «Dormivano tutti e anch'io stavo appisolandomi, quando sono stato svegliato da alcuni forti scossoni. Il pullman sembrava un serpente - racconta Maurizio Piselli, 43 anni, impiegato di Caste lmadama. Mi sono trovato addosso diverse persone, non riuscivo a respirare e a capire che cosa stava succedendo. Sentivo gridare, invocare aiuto, chiamare bambini». Il racconto si interrompe, Maurizio scoppia in lacrime. Sulla barella a fianco si trova una donna ricoperta di lividi e tagli in tutto il corpo. E' Anna Maria Piselli, 29 anni. Mentre le applicano una flebo sussurra con un filo di voce: «So che mio padre sta bene, ma la mamma e mia sorella dove sono? Vi prego, ditemi come stanno». Per Sabrina Bussi, 25 anni, sospetta frattura del bacino, i ricordi sono lucidi: «Mi sono svegliata all'improvviso. Sentivo chiedere aiuto, ma non mi sono resa subito conto di quanto era successo. Ricordo perfettamente un colpo secco». Lo scenario della tragedia è lo stesso di una domenica mattina di 16 anni fa: il 18 dicembre del 1983, sulla medesima autostrada, 35 marinai, partiti dalla caserma di Aulla e diretti a Torino per assistere alla partita Juventus-Inter, morirono nello schianto di un pullman precipitato da un viadotto nelle vicinanze del casello di Genova-Nervi. Un soccorritore: «Tra le lamiere il sangue e i cadaveri squillava un cellulare Non ho avuto coraggio di rispondere l'ho consegnato ai carabinieri» Una donna era seduta accanto all'autista «Ha chiuso gli occhi aveva sonno» Doveva essere giorno di festa, ora chiedono «Lasciate in pace quelle famiglie»