«Scuotetevi i poveri non possono aspettare»

«Scuotetevi i poveri non possono aspettare» CATTOUO-POPOIARI UN RAPPORTO SEMPRE PIÙ' DIFFICILE' «Scuotetevi i poveri non possono aspettare» Arriva la bomba-don Benzi, e sulpalco si sente anche una bestemmia reportage Filippo Ceccarelll. inviato a RIMINI D ÀI, scuotetevi, per la miseria! — ansima don Oreste Benzi —. E dai, vi supplico, che i poveri non possono aspettare!». «Dunque, emendamento accolto», «No, emendamento respinto!», Boato, clamori, confusione, *Auchì», «Atton...!», «Ohèl». E tre ore dopo, dal medesimo palco, in preda a formicolante confusione, si distingue in modo abbastanza chiaro una bestemmia. La prima bestemmia congressuale di era post De. Anche questo ò un segno — e non solo di maleducazione. Un segno, come si diceva, dei tempi e un po' anche del tipo di classe politica che ruota attorno al Ppi. Chissà come avrebbe reagito don Benzi, che pure è un vero prete di strada, non ha l'aria di scandalizzarsi troppo, e comunque ne deve sentire tante. In un mondo senza Dio, la bestemmia rischia addirittura di suonare come una specie di preghiera. Ma chissà come l'ha presa, padre Michele Simone, SJ, padre direttore della Civiltà cattolica. Per tre giorni è rimasto li in terza fila, perìnde oc cadaver, a sorbirsi il dibattito. Ma anche prima della sacrilega imprecazione non sembrava entusiasta del Ppi, almeno a Siudicare dai foglietti di appunti, esolatamente vuoti. Insomma: mai come stavolta è apparso chiaro che tra il mondo cattolico e i popolari ogni legame è stato reciso. Quando sul palco fieli etto del congresso è comparso don Benzi, con la sua tonaca lisa, i suoi scarponi neri e la sdegnata passione del pazzo di Dio, la platea della Fiera, appaga¬ ta dalle sofisticherie procedurali e dalle disfido irpine, non s'è neanche resa conto che quell'agitatissimo prete la stava mettendo di fronte a cose vive, verità scomode e imbarazzanti, insomma alla realtà. Don Benzi, agitatissimo, ha esordito con le prostitute, che lui e la sua associazione Papa Giovanni XXIII salva dalla strada. Quindi è passato all'aborto. O meglio, ai bambini «scannati e sgozzati», ai 130 mila che vengono uccisi ogni anno dalla 194, e «noi andiamo a pregare davanti .alle cliniche» e «avviciniamo le mamme», e «alcune le riusciamo a convincere negli ultimi tre giorni», e «i poveri non abortisccono, sono le signore melanconiche di 35 anni». Gelo in sala. Don Benzi insiste, ormai nessuno lo ferma più. Al grido «vi supplico, vi scongiuro» passa alla droga, alle limitazioni che lo Stato — e quindi i politici — pongono alle comunità di recupero. «Orca miseria, ci strozzano — grida — mi chiedono di mettermi in politica. "Vai tu, che quelli sono tutti dei rincoglioniti!"». Ce l'ha con la distribuzione controllata: «Ma non vi rendete conto che una lobby vi sta castrando?». Poi, del tutto indifferente alle reazioni, che a loro volta non ci sono perché i presenti o se ne fregano, o sono ammutoliti, passa all'omologazione culturale e alla radicalità del messaggio cristiano: «Ormai siamo tutti soffocati, lasciateci liberi, orca miseria. I giovani sentono Cristo conio Jini Morrison, come Jimy Hendrix, come Kurt Cobain!». Sul palco i maggiorenti popolari si guardano, oppure fanno finta di niente, o continuano a pensare alla riunione con Zecchino all'hotel «Patrizia», o a Martinazzoli che ha stretto con De Mita, però poi se n'è andato. Sull'immigrazione, nel frat¬ tempo, il violento quaresimale del più straordinario e profetico rompiscatole della vita pubblica ed ecclesiastica italiana prendeva un respiro apocalittico: i gommoni pieni di ragazzini, gli schiavi da liberare, le frontiere da aprire, «dai, vi scongiuro, aprite le porte, lasciate in libertà lo Spirito!». E lo Spirito, che a volte la libertà se la prende da sola, ha raggelato il bla-bla congressuale restituendo le fumisterie ppi alla loro più insulsa irrealtà. Di colpo, i ripetutissimi richiami all'ispirazione cristiana sono suonati vuoti, falsi, automatici. E la vanità del potere — un potere sconfitto e perso, oltretutto — è risultata nella sua quintessenza. «Nessuno resti solo» era la scritta proiettata a mo' di trovatina tecnologica dietro l'oratore di turno: «Ma se poi non si fa niente, se non diventa realtà — andava gridando quel predicatore che nessuno aveva invitato — questo slogan è come una bestemmia». La vera bestemmia, tre ore dopo, completava il quadretto di un partito che ha smarrito se stesso. Da don Sturzo a don Benzi, certo, il salto è lungo. Troppo. Eppure, forse proprio per via di questa distanza si coglieva un qualche nesso disperato tra la compiuta laicizzazione del ppi e quel richiamo, crudo ed estremo, alla fede. Intanto, dal palco, don Benzi seguitava e dimostrare fino a che punto la fede, nei congressi dei partiti, può diventare scomoda, imbarazzante. In un impeto di rumorosa carità chiedeva a Ciampi di donare ai poveri «gli 825 milioni di pensione che prende» e quando aveva iniziato aad affrontare la questione dei rom, gli arrivava un bigliettino della presidenza perché chiudesse. Don Oreste — figurarsi — continuava: «Negli occhi di quel bambino che soffre c'è il riflesso di Dio...». Allora ecco che, gentilmente, si faceva avanti un'hostess. Il prete di strada e l'hostess comparivano per un attimo insie me sul video. Il congresso riprendeva, ma per chi fosse rimasto 11 ad ascoltare non era pia lo stesso. Don Oreste Benzi «I giovani sentono Cristo come Jim Morrison, come Jimy Hendrix, come Kurt Cobain»

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