I russi entrano in Cecenia di Anna Zafesova
I russi entrano in Cecenia Mille mezzi corazzati schierati tre chilometri oltreconfìne. Prime scaramucce, proseguono i bombardamenti I russi entrano in Cecenia Mosca: creata una fascia di sicurezza Anna Zafesova MOSCA I russi sono entrati in Cecenia. Ieri mattina i militari hanno cominciato a trincerarsi sul territorio della repubblica ribelle, due-tre chilometri aldilà della frontiera. Mille tra blindati e carri armati hanno formato un cordone lungo tutto il confine nord della Cecenia, dando inizio a quella che viene chiamata «zona di sicurezza» attorno alla repubblica. 11 comando di Mosca in effetti si trova in un certo imbarazzo e preferisce esprimersi per eufemismi. Secondo i militari, l'entrata delle truppe corazzate sul territorio ceceno non significa l'inizio di un'operazione terrestre contro «l'enclave terrorista», ma soltanto la creazione di un «cordone di sicurezza». Anzi, il ministero della Difesa non ha nemmeno confermato ufficialmente lo sconfinamento, nonostante ieri la tv abbia già mostrato delle riprese fatte nelle linee russe. I militari comunque per il momento non hanno intenzione di avanzare. Hanno ricevuto l'ordine di accamparsi e trincerarsi, e sono convinti che il blocco della frontiera serva proprio ad evitare un intervento terrestre. Ma già ieri sera ci sono stati i primi scontri: fonti cecene hanno affermato che dieci soldati russi sono rimasti uccisi in una battaglia contro forze locali. Grozny per ora nonostante le promesse fatte nei giorni scorsi di rispondere con le armi a un sconfinamento - reagisce però abbastanza tranquillamente, in attesa dello sviluppo degli eventi. Tutto sembra far pensare a un imminente intervento terrestre, ma Mosca sembra ancora indecisa. Il ministro della Difesa Igor Sergheev ha parlato ieri soltanto della creazione del «cordone di sicurezza». Ma subito dopo ha aggiunto che questa zona si allargherà, anche se «lentamente». E alla domanda se di questo «cordone» farà parte anche la capitale cecena, ha risposto: «Tutto dipènderà dagli avvenimenti futuri». Secondo indiscrezioni moscovite, le truppe russe potrebbero avere anche un altro obiettivo: quello di invadere il nord della Cecenia staccandolo di fatto dalla repubblica secessionista. E' una zona di pianura abitata da una cospicua minoranza russa e cosacca, oltre che da clan ceceni ostili ai loro fratelli di montagna, e Mosca potrebbe contare di prendere questo territorio sotto il suo totale controllo. Il Cremlino continua a rifiutare ogni trattativa con Grozny. Anzi, sembra aver disconosciuto definitivamente il presidente ceceno Aslan Maskhadov. Il quale si è rivolto al presidente georgiano Eduard Shevardnadze nella speranza che la voce di Tbilisi venga udita a Mosca. Ma per il momento, a quanto pare, non ha funzionato. Il governo russo - sostenuto stavolta anche dall'opinione pubblica, spaventata e infuriata per gli atti terroristici commessi nelle città russe dagli islamisti ceceni - è deciso ad andare fino in fondo. Mosca sta già cercando un potere alternativo a Maskhadov e fedele ai russi. Pare che nei giorni scorsi sia stato contattato perfino Do- ku Zavgaev, ex boss del Partito comunista dell'Urss e primo ministro del governo-marionetta che i russi tentarono di insediare a Grozny durante la guerra precedente. Ieri il premier Vladimir Putin ha ricevuto e promesso ogni appoggio ai deputati del parlamento ceceno del 1996, sottolineando che oggi - secondo Mosca - in Cecenia non esistono organismi di potere legittimi. E quindi non c'è nessuno con cui trattare una pace o almeno una resa. Una parte dei leader del Cau¬ caso sta cercando di evitare la guerra. Il presidente dell'Inguscezia Ruslan Aushev ieri si è appellato a Mosca per avviare un negoziato con Maskhadov: «Si potrebbe renderlo un alleato della Russia nella lotta con il terrorismo». Altrimenti, secondo Aushev, l'invasione russa costringerà tutto il popolo ceceno a unirsi contro il nemico e «ci sarà una nuova carneficina». Nel frattempo i profughi che dalla Cecenia - nonostante la chiusura dello frontiere - conti¬ nuano a scappare dalle bombe, sono già 70 mila. L'aviazione russa continua a bombardare tutto il territorio ceceno e il comando di Mosca ha ormai smesso di parlare di «attacchi ad alta precisione» diretti contro singoli obiettivi. Ieri i militari russi si sono trovati anche al centro di un incidente internazionale: un aereo russo ha lasciato cadere le bombe in territorio az.erbaigiano, ad almeno 100 chilometri dalla Cecenia. Bakù ha subito protestalo, ma i russi hanno negato il fatto. Truppe russe prendono posizione dopo essere penetrate per alcuni chilometri in territorio ceceno
Persone citate: Aslan Maskhadov, Aushev, Eduard Shevardnadze, Igor Sergheev, Maskhadov, Ruslan Aushev, Vladimir Putin
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