Seduta spiritica, e riecco la D
Seduta spiritica, e riecco la D PSICODRAMMA ALLA FIERA L'OMBRA DELLA BALENA BIANCA Seduta spiritica, e riecco la D Appelli alla Provvidenza in tempo di Quaresima reportage Filippo Ceccarei!) inviato a RIMINI MA quale partito popolare, questa è purissima Democrazia cristiana, sia pure invecchiata di qualche anno. Per un paio d'ore, nel pomeriggio, il congresso s'è trasformato in una seduta spiritica di massa. L'entità estinta, il partitone bianco é stato paradossalmente invocato dagli ospiti, dopo che per l'intera mattinata i popolari avevano fatto finta di niente. Mastella, applauditissi1110, faceva l'effetto di «ritorno al futuro». Fuori dall'aula, per i corridoi, era un continuo pellegrinaggio a stringergli le mani e a dargli pacche sulle spalle; Cossiga ha esordito ricordando atmosfere da Palasport - il congresso del preambolo del 1980 e proseguendo con una definizione che investiva l'intera assemblea: «Noi democratici cristiani»; D'Alema s'è addirittura abbandonato a un riconoscimento che suonava più o meno «abbiamo imparato da voi a governare». Da voi De. La platea popolare, a quel punto, pareva al tempo stesso felice e confusa. Felice perché si sentiva tornata a casa; confusa perché quella casa ritrovata era provvisoria e artificiale. Ma intanto... «Dai, Giovanni, vieni a farti la foto»: e Martinazzoli chiamava Galloni, la testa piii lucida della De, davanti all'obiettivo, insieme ai delegati di base, sorridenti e appagati da quella iconografica contiguità con i big che avrebbero mostrato agli amici, al paese. Pure le fotografie, dunque. Ai congressi De queste immagini in bianco e nero da acquistare riempivano, a mo' di galleria, interi corridoi. Qui a Rimini sono piccole, a colori, e si trovano in vendita in lunghe strisce attorci gliate a barre d'acciaio. Interessanti notazioni fiosiognomiche si potrebbero azzardare sui volti, ma al dunque quelli di ieri sono indistinguibili da quelli di oggi, salvo un accentuato invecchiamento e una consistente penuria di donne. In sala si patisce lo stesso caldo umido e appiccicoso, ma il pubblico è certamente più educato e composto, anche se assai meno passionale. 11 linguaggio degli oratori, in compenso, è quello di sempre. Zecchino ha offerto una mirabile collezione di stilemi democri¬ sti, dalla «forza serena, ma decisa» alla «capacità di convergenza», dicendosi anche disposto a «creare un percorso», «percorrere un cammino» e, ovviamente, «concorrere al progetto». Senza dimenticare la Provvidenza, virtù risolutiva di diverse assisi De, già menzionata il giorno prima da Marini, e certi assiomi fanfaniani sulla caduta e la resurrezione, la Quaresima e la Pasqua. Con Castagnetti, d'altra paite, il sonoro sembrava quello, Chianciano doc, di un convegno dell'Area Zac: interminabile Sturzo («E continua Sturzo...»), parabola evangelica, Abbé Pierre, colpevolizzazione varia e Ligabue per concludere. Don Mazzi aleggiava sull'oratore. Il tasso di fisiologica ipocrisia ai valori standard: dal palco i valori e i principi, la famiglia e l'etica, mentre nel ventre congressuale, nelle «stanzette» si celebravano i riti misterici della conta, dei negoziati e degli accordi eventuali. Franceschini non ha potuto fan; a meno di chiedere alla regia di illuminare la platea, e non se stesso. L'invito è stato accolto con contenuto entusiasmo. Per il resto, vendevano la monumentale storia della De; c'erano il presidente della Hai tv e un nugolo di poliziotti in borghese, con gli occhiali da sole, fichissinii, tipo modelli degli spot Campari soda; le mogli dei delegati vestite in ghingheri; e la sera, cena regionale: i siciliani con Mattarella, gli iipini con De Mita e cosi via. Cosa mancava, insomma? Dei vecchi congressi democristiani mancava l'alpino sul palco, con il vecchio gonfalone dello scudo crociato; mancava il signor Ambra, un tipo che viveva a piazza del Gesù e in tempi non sospetti sosteneva di essere depositario del marchio «popolare»; mancavano i torpedoni, le claqiws. l'acqua di Fiuggi e Gigi Marzullo. Ma soprattutto della De mancava la forza vera, mancavano i voti, i consensi. E allora, come ci si risveglia da un sogno, questa illusoria De tornava ad essere il misero Ppi. Un partitino asfittico che cerca di sopravvivere, una miniatura deforme, una caricatura che non fa ridere, un piccolo universo retroflesso, un mondo prigioniero del suo passato. Quanto è difficile per i popolari concepire se stessi. Pieni di grandi ricordi, il loro presente è confuso con quelle memorie. Impossibile lasciare in vita, con la De, una rovina ancora troppo ben conservata. Quel fantasma del Biancofiore che rende un partitino prigioniero del suo passato **« «HORisso ««nonni cìttia om«a»«» tinti»*». Maggio '86, congresso De a Roma: segretario e Ciriaco De Mita
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