Il Csm vuole indagare sui pm di Palermo

Il Csm vuole indagare sui pm di Palermo Chiesti ventitré ergastoli per la strage di via D'Amelio, ma è scontro tra i magistrati Il Csm vuole indagare sui pm di Palermo Processo Borsellino, è tempesta anche sui giornalisti Antonio Ravidà corrispondenlu da PALERMO 11 Consiglio superiore della Magistratura avvia un'indagine sulle dichiarazione dei pm Anna Maria Palma e Nino Di Matteo nello loro requisitoria a) terzo processo in corte d'assise a Caltanissetta per la strage di via D'Amelio a Palermo, con vittime Paolo Borsellino e cinque dei sei poliziotti che lo proteggevano, I pm hanno reso noto che la procura nissena indaga su Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri in relazione alla strage, sulla base di afférmazioni del pentito Salvatore Cancemi e dal boss Giovanni Brusca su eventuali responsabili dell'eccidio esterni a Cosa nostra. Prima di chiedere 23 condanne all'ergastolo e 19 anni per Cancemi e 17 per Brusca, oltre che 15 anni di reclusione l'uno per Giuseppe Lucchese e Giovan Battista Ferrante, ieri il pm Di Matteo ha detto: «La collaborazione del pentito Cancerni in questo processo è preziosa: non Ila mai dello il falso né calunniato alcuno». E' su richiesta di Michele Viotti (consigliere designato dal Ccd) che il Csm apre un fascicolo sulle comunicazioni dei due pm. E il vicepresidente dei deputati di An, Maurizio Gasparri, ha sollecitato provvedimenti contro i magistrati «die delirano e vanno denunciati, processati e cacciati». Come per una reazione a catena sulle polemiche innescate da Palma e Di Matteo, che tuttavia hanno poi precisato come la posizione del leader di Fi edeH'eurodoputato forzisla debba essere del tutto riscontrata, Antonio Martono, presidente della Anm (l'Associazione nazionale magistrati), ha rilevato: «Fermo il dovere dei pubblici ministeri di procedere tempestivamente alle necessarie verifiche, siano coperte dal più rigoroso riserbo se prive di riscontri obicttivi». 'lutto ciò a suo giudizio «conferma l'urgenza di una più attenta revisione della legge sui collaboratori di giustizia». Dopo che Berlusconi l'altro giorno «a caldo» ha parlato di pazzie, Claudio Scaloja ha invitato D'Alema a intervenire: «Ci auguriamo che il presidente D'Alema dica qualcosa - ha sostenuto il coordinatore nazionale di Fi - sullo scempio perpetrato contro i diritti politici di Silvio Berlusconi, un leader che in Italia rappresenta un cittadino su tre, che in Europa ha raccolto tre milioni di preferenze sul suo nome, che in Parlamento, nelle Regioni, nei Comuni e nelle Province d'Italia ha reso possibile con Forza Italia l'elezione di quindicimila rappresentanti». Tempesta anche fra i giornalisti. Infatti c'è un nervoso botta e risposta tra il presidente dell'ordino Mario Pettina e il segretario della Federazione della stampa Paolo Serventi Longhi. Pettina ha chiesto «ai direttori e ai colleghi inviati un'attenta e scrupolosa osservanza delle nonne etiche, vista la crescente importanza dell'informazione» e ancora «e con il rispetto del duro lavoro dei colleghi non posso non sottolineare come il rispetto vada manifestato anche verso coloro che vengono posti sotto i riflettori a volte in modo eccessivo e non giustificato». Serventi Longhi, concordando con l'esigenza di massima cautela, ha esortato Petrina stesso ad attenervisi: «La salvaguardia degli indagati - ha obiettato - deve essere garantita allo stasso modo con cui occorre difendere il diritto-dovere di informare. Anche perché non è giusto pronunciarsi solo quando F oggetto delle dichiarazioni riguarda processi o indagini con inquisiti eccellenti». Anche l'unione cronisti e i giornalisti che nell'aula di Caltanissetta l'altro giorno hanno raccolto le dichiarazioni dei due pm criticano il passo di Petrina e sostengono la correttezza dei loro resoconti. il pubblico ministero Anna Maria Palma

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