«Europa unita contro un nuovo Olocausto» di Francesco Manacorda

«Europa unita contro un nuovo Olocausto» Il presidente dell'Ue ieri ad Auschwitz, domani ai festeggiamenti della riunifìcazione tedesca «Europa unita contro un nuovo Olocausto» Prodi: vediamo la tragedia della pulizia etnica che si ripete Francesco Manacorda inviato ad AUSCHWITZ «E' una tragedia che si può ripetere. Ci sono momenti in cui la società non ascolta, e l'Europa è l'unico strumento che impedisce questa tragica distrazione». Tra le baracche battute dal vento del campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau, in testa una kippà verde, Romano Prodi commemora gli orrori del [lassato e pensa a quelli del presente. E' voluto venire ad Auschwitz, dove oltre un milione e mezzo di persone - in grandissima maggioranza ebrei - sono state uccise, come gesto inaugurale della sua carica, di «capo del governo europeo». «All'inizio del mio mandato come presidente della commissione per ascoltare, per domandare, per ricordare», scrive nel messaggio che lascia nell'Albo dei visitatori del campo. Ma è qui anche per lanciare un messaggio chiaro. L'Olocausto, la Shoa, non è un fenomeno isolato e unico, ad un passo dai confini dei Quindici quei rischi esistono ancora «poiché il male è sopravvissuto ad Auschwitz e in questi nostri stessi giorni abbiamo nuovamente conosciuto in Europa la pulizia etnica, il fanatismo, i rigurgiti totalitari». «Penso alla Jugoslavia - dice ancora - dopo una generazione e mezzo di buona convivenza, chi si aspettava che succedesse quello che è successo?». Anche per questo, per estendere «un'Europa di pace e giustizia», spiega, è necessario procedere al più presto con l'allargamento dell'Unione verso Est. Ne ha discusso giovedì sera a Varsavia assieme al presidente polacco Alexander Kwasnieski e al premier Jerzy Buzek, «non in termini operativi», ma accogliendo la grande voglia dei polacchi di entrare al più presto, perché l'Europa assuma quella che Prodi considera la grande iniziativa politica dei prossimi anni. Oggi è ad Auschwitz, domani sarà a Wiesbaden, invitato dal governo Schroeder ai festeggiamenti per i dieci anni della riunifìcazione tedesca. «La mia presenza qui ha un significato preciso, come l'avrà in Germania» dice Prodi. E si capisce che questa visita, così come la presenza alle celebrazioni tedesche, puntano a riconquistare un ruolo politico di peso per il presidente della commissione, dopo che il suo predecessore Jacques Santer si era trasformato in un impacciato notaio delle decisioni dei Quindici. Ha bisogno di simboli, di gesti, Prodi. Sono stati gli uomini del suo gabinetto a chiedere espressamente al servizio audiovisivo della Commissione di seguirlo fino a là con una troupe. Adesso Prodi cammina per i prati fioriti che ormai circondano le baracche del- la morte. Accanto a lui Marcello Pezzetti, lo storico italiano che è stato anche consulente de «La vita è bella» e il direttore del Museo di Auschwitz gli spiegano come funzionava la perfetta macchina tedesca destinata a distruggere milioni di vite: dai primi esperimenti con lo Zyklon B sui prigionieri di guerra russi, ai forni crematori in serie. Lui ascolta non fa quasi domande, depone due corone di fiori nei due campi; poi su un angolo del Crematorium III, di cui restano solo le macerie, posa una pietra: un gesto della tradizione ebraica di omaggio ai defunti, un ricordo particolare per le centinaia di migliaia di ebrei morti qui con la sola colpa della loro origine. Accanto al pre sidente della Commissione anche Marian Turski, polacco: aveva 17 anni quando lo portarono ad Auschwitz, suo padre e suo fratello sono morti qui. Ora, davanti alla rampa dove i convogli piombati facevano sbarcare il loro carico umano, lui ricorda: «Scesi qui dal treno, ci separarono, le donne e i bambini da una parte, gli uomini dall'altra...». «L'iniziativa politica dei prossimi anni sarà l'allargamento dell'Unione a Est» Romano Prodi nel campo di sterminio nazista di Auschwitz

Persone citate: Jacques Santer, Jerzy Buzek, Marcello Pezzetti, Marian Turski, Prodi, Romano Prodi, Schroeder