Rallenta la locomotiva americana e le Borse riprendono subito fiato
Rallenta la locomotiva americana e le Borse riprendono subito fiato Cala la paura dei tassi. Nel secondo trimestre il Pil cresce dell' 1,6% Rallenta la locomotiva americana e le Borse riprendono subito fiato NEW YORK Arriva la frenata sull'economia Usa. E' decisa, più del previsto: il prodotto interno lordo non sale più del 2,3% e neppure dell'1,8 come aveva indicato la prima revisione, ma nel secondo trimestre si à fermato all' 1,6%, il dato più basso degli ultimi quattro anni. Il rallentamento, auspicato una settimana fa dal Fondo monetario internazionale, ha sorpreso prima di tutti gli analisti che prevedevano un dato invariato all' 1,8%, e poi i mercati che si aspettavano comunque una revisióne al ribasso: piazza Affari, partita ancora debole, ha beneficiato subito del contraccolpo ed ha dimezzato le perdite. Gli indici sono rimasti in altalena per riprendersi e contenere decisamente il calo nel finale aiutati anche, sul fronte interno, dall'impennata delle Montedison. Wall Street, già in discesa sulla scia delle vendite degli ultimi giorni, è rimasta brevemente sòttotono, ma senza isterismi, con molta attività dei gestori dei fondi. L'indice Dow Jones ha ripreso a salire dopo metà giornata (tra lo 0,5 e lo 0,7%), mentre si è subito rinforzato il dollaro contro euro e yen. A sostenere il biglietto verde sulle piazze europee sono state le ricoperture e, soprattutto, la richiesta di aiuto fatta dal Giappone ai militari Usa per fronteggiare l'incidente nucleare di Tokaimura. A Milano ha concluso in rialzo sullo yen, a 106,82 contro 106,66 della vigilia e su posizioni stabili sull'euro, a 1,0620 (contro i precedenti 1,0617). In realtà, le spinte sull'indice Dow Jones, ieri, erano due. Oltre a quella, positiva, del rallentamento del Pil che allontanava il rischio di un aumento dei tassi per contenere l'inflazione, c'era l'effetto della notizia di un forte aumento nella vendita di nuove case, giunta in Borsa a metà mattinata a limitare sul nascere un possibile rally. Il dato sul Pil Usa, diffuso dal dipartimento per il Commercio, va considerato definitivo: è il terzo e ultimo sul periodo aprile-giugno che ha registrato due involuzioni precise: il rallentamente negli investimenti per le scorte e un deficit commerciale im- previsto, a malapena compensato dalla forte crescita dei consumi interni (4,6%). Ma il dato più allarmante, per gli analisti statunitensi, è il ridotto margine delle imprese: nel primo trimestre avevano realizzato grandi utili con un trend in rialzo del 6,2%. A fine giugno il tracciato del grafico è precipitato all'1,7%, percentuale preoccupante in prospettiva, anche se il confronto con l'anno precedente segna sempre un dato in crescita del 6%. Ma gli esperti non sembrano troppo preoccupati dal tonfo primaverile del Pil. Anzi, qualcuno vede nel Millennim Bug l'innesco per una ripresa vigorosa. Già le stime di crescita sul terzo trimeste fanno intravvedere in ritorno al 4% e Paul Kasriel, cap odegli economisti del Northern Trust giudica che il dato relativo al secondo trimestre non sia rappresentativo del potenziale di crescita del Paese e sia dovuto «in gran parte alle scorte di magazzino». Il rimedio, quindi, arriverà automaticamente: per prepararsi ad affrontare possibili problemi causati dal Millennium Bug, molte industrie aumenteranno le proprie scorte di magazzino causando un forte rialzo del Pil nell'ultimo semestre. Ir. e. s.l Alan Greenspan
Persone citate: Alan Greenspan, Northern, Paul Kasriel
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