L'Eni prepara il dopo-Ruggiero

L'Eni prepara il dopo-Ruggiero Il premier: nessuna divergenza con LI governo. Sfuma l'ipotesi di azzeramento dei vertici L'Eni prepara il dopo-Ruggiero D'Menna frena. Mincato: non mi sento a rischio ROMA Si dichiara «dispiaciuto». Ma non crede che si sia «verificata una sconfitta del governo». Il presidente del consiglio Massimo D'Alema mette le mani avanti sulle dimissioni di Renato Ruggiero dalla presidenza dell'Eni: «Non nascono da una divergenza col governo che, invece punta alla massima autonomia delle aziende in cui lo Stato è ancora presente». D'Alema circoscrive l'episodio a «una divergenza di opinioni nel consiglio di amministrazione» sui poteri del presidente rispetto all'amministratore delegato Vittorio Mincato. Tuttavia il ministro delle Finanze Vincenzo Visco non esclude che le dimissioni abbiano anche altre motivazioni: «Forse dietro c'è anche qualche problema di strategia del gruppo». Visco si riferisce alla condotta da tenere in rapporto alla liberalizzazione del settore del gas, immaginando che la novità non sia stata digerita del tutto dall'Eni. D'Alema comunque tiene a dare ampie rassicurazioni «sulla massima autonomia dei manager, anche di quelli delle grandi imprese pubbliche». E garantisce: «Il governo non pretende di dire a quelli che dirigono le aziende ciò che devono fare. Li lasciamo fare, li scegliamo capaci». E questo ha prodotto «effetti molto positivi»: aziende pubbliche «che in passato producevano debiti e scandali adesso producono ricchezza e suc¬ cessi». La sottolineatura dell'autonomia dei manager può apparire come un'affermazione a favore di Mincato. Mercoledì sera, dopo le dimissioni di Ruggiero, era trapelata l'intenzione delgovernodi valutare con attenzione se l'amministratore delegato si è effettivamente adoperato per la rappacificazione (poi non avvenuta) al vertice dell'Eni. L'azzeramento di tutto il vertice è stato preso in considerazione? Nessuna frase critica nei confronti di Mincato è però stata pronunciata ieri dall'interno del governo. E D'Alema ha fatto presente che l'Eni «è un'azienda in cui la coesione e la stabilità restano essenziali». Mincato stesso nega di sentirsi a rischio: «Ne ho viste tante in situazioni similari». E ha aggiunto: «Un uomo che ha lavorato 43 anni in Eni non ha mai posizioni a rischio». Per la successione alla presidenza il nome che si sente ripetere resta quello di Umberto Colombo, che presiederà la prossima seduta del consiglio di amministrazione, il 5 ottobre, in qualità di membro anziano. Colombo, oltre a essere ex presidente dell'Enea, è stato già presidente dell'Eni per un breve periodo tra il 1982 e l'83, avendo Mincato come direttore amministrativo. Possibile candidato alternativo è Marcello Colitti che ha guidato l'Enichem. L'ultimo atto dell'uscita di scena di Ruggiero è rappresentato da una lettera a D'Alema con la quale lo ringrazia «per il costante interessamento e appoggio» dato «all'attività di questa grande azienda proiettata nel mondo». D'Alema ha manifestato al presidente dimissionario il suo rammarico. E si è augurato che in futuro il governo «possa avvalersi delle competenza e del prestigio intemazionale» di Ruggiero che è stato ambasciatore, ministro del Commercio estero e direttore della Wto, l'organizzazione mondiale per il commercio. Forte della sua esperienza, Ruggiero avrebbe dovuto curare gli affari internazionali del gruppo. All'orizzionte c'è il dialogo con la società che sta nascendo dalla fusione Elf-Totalfina. «L'Eni continua a guardare con attenzione a un'ipotesi di collaborazione» dice Mincato. Ir. ipp.l

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