TORINO, CITTA' DEGLI ADDII di Bruno Quaranta

TORINO, CITTA' DEGLI ADDII CONVEGNO TORINO, CITTA' DEGLI ADDII La morte e i riti funebri tra cultura, simboli e religione Venerdì 24 e sabato 25 settembre a Torino Incontra, via Nino Costa 8, si svolgerà il convegno internazionale «La scena degli Addii», morte e riti funebri nella società occidentale contemporanea. L'incontro, organizzato dalla Fondazione «Ariodante Fabretti», si avvale del contributo di numerosi 'studiosi, tra cui Giovanni De Luna, Rosalino Sacchi e Claudio Dellavalle. CITTA favorevole ai piaceri, Torino, secondo Gozzano. Ma anche città favorevole ai giuramenti e agli addii, ricordo qualcuno discorrendo di Cesare Pavese, del vizio assurdo che infine lo ebbe. Parlare di morte e di riti funebri sotto la Mole convince. Olii non si fanno scongiuri, non si agitano cornetti, non si sciorinano fonatile magiche, ancorché i luoghi comuni tirino - e forte - in altra direzione. Oui la religione è il lavoro, il lavoro chi; Corsi; stanca, ma non umilia. Anzi. Un sacerdoti; comi; Francesco Meotto, figura cardine della Sei, negli estremi appunti non esitava: «Accetto questo morire - o diciamo questa prova nuova della mia vita - come un nuovo lavoro: tra gli impegni che ho svolto non c'è questo». Oui - sapeva Arpino - «una resa, si; vogliamo insistere a chiamarla così, almeno all'inizio ha ancora il profumo o l'illusione della dignità». C'è un'urgenza che scorta il torinese (li stagione in stagione, una necessità primigenia da onorare: far bella figura, evitare prefiche, costringere il dolore in una teca privatissima, non ricamarvi intorno, non svilirlo, non imbastardirlo, scendere nel gorgo muti, (lui, fra i reali di Superga che risorgono in una lirica di Costantino Nigra e la Velata di San Pietro in Vincoli, la morte non devasta, non annichilisce, non spaventa. Perché si sa che verrà, la morte, che nessun persuasore occulto ò riuscito o riuscirà a sfarinarla, a ucciderla. Il loculo come binocolo, devoto della Velata («Mi era arrivata all'orecchio la fama di questa Statua, che si spostava eli notti; tra il subbuglio di lapidi scalpellate dal Tempo»), Guido Ceronetti porge l'antidoto contro il panico, occidentale, occidental issima trappola: «Per poter guardare la morti; fuori del pericolo ili patirla, c'è da superare prima di tutto la fortissima difficoltà di crederla possibile». (litta affollata di maghi, di prestigiatori del mistero, di traghettatori senza patente nell'aldilà, Torino riconosce nella Grande Falce l'unica Signora: «La morte è la più allegra delle chiromanti», mise in versi Franco Ant.onicelli. Non c'è mano clic; possa sfuggirle, non c'è groviglio di linee che sia capace di confonderla, disorientarla, disarcionarla, ridicolizzarla. Oui spira un nitido vento necrofilo. Mascheroni, cavalli stramazzati, mummie, lombrosiani crani, cremoniane vi- sioni o passeggiate ossianiche («La coda della cometa», romanzesco inno alla tabula rasa), l'immobile, imbalsamata schiera di «buone cose di pessimo gusto». Naturalmente intonata al rigor mortis, la rigida Torino: rigida come un drappello di soldatini ili piombo, fredda come il bronzo del Cavai, diaccia come il mare di ciminiere che dà il «la» a una canzone di Gipo. Bruno Quaranta Nellafoto una scultura Liberty al ( 'imiterò Monumentale di Torino

Persone citate: Cesare Pavese, Claudio Dellavalle, Costantino Nigra, Francesco Meotto, Franco Ant, Giovanni De Luna, Guido Ceronetti, Mascheroni, Rosalino Sacchi

Luoghi citati: Citta' Degli Addii, Torino