I film raccontano il nostro '900

I film raccontano il nostro '900 I film raccontano il nostro '900 N ON esiste una cinematografia nazionale che, come quella italiana, abbia saputo raccontare la storia del proprio Paese attraverso i film. Da questa considerazione, che è alla base di molte storie critiche del cinema italiano, nasce la rassegna «Il 900 raccontato attraverso i film», organizzata dall'Unione Industriale e dall'Associazione Amici del Museo del Cinema e giunta al terzo ciclo, dedicato a «L'Italia dello sviluppo». Per sviluppo, naturalmente, si intende la rapida e tumultuosa trasformazione dell'Italia da Paese agricolo a Paese industriale, avvenuta tra gli Anni Cinquanta e il decennio successivo, oggetto di innumerevoli studi storici, politici, sociologici e antropologici (vi ricordate la teoria di Pier Paolo Pasolini sulla «scomparsa delle lucciole»?). Ma è straordinario come film italiani di oggi e di ieri abbiano affrontato con profondità l'argomento, ciascun regista con la sua ottica personale ma contribuendo a tratteggiare uno sguardo di insieme attento e stimolante. Lo sviluppo, naturalmente, impone di osservare chi lavora e le conseguenze che il lavoro può avere nella vita privata: e da questo punto di vista «La bella vita», commedia dolceamara firmata da Paolo Virzì e primo ruolo da protagonista per Sabrina Ferilli, racconta con acume la vita privata in una piccola città industriale (in cartellone lunedì 8 novembre). Ma lo sviluppo è stato anche causa di contraddizioni sul piano della vita sociale a partire dalla «stanza dei bottoni», dove il contatto tra vita politica e attività criminale ha dato origine a scandali e a convulsi assestamenti. Non c'è caso più eclatante per raccontare il nesso tra alta finanza e attività mafiosa della vicenda legata al finanziere d'assalto Michele Sindona: e proprio questa vicenda è narrata con tutti i particolari inquietanti emersi dall'inchiesta giudiziaria in «Un eroe borghese» di Michele Placido (lunedì 18 ottobre), che si incentra sulla uccisione del giovane avvocato monarchico Ambrosoli che di Sindona fu spietato accusatore. Poco prima della vicenda di «Mani pulite», fu invece «Il portaborse» (25 ottobre) diretto da Daniele Luchetti e interpretato da Nanni Moretti a dare l'idea che l'Italia stava per reagire di fronte alla corruzione politica che aveva assunto proporzioni mostruose; e il politico rampante Boterò, interpretato proprio da Moretti, ha dato il segno di questa nuova sensibilità civile. Lo stesso Moretti è l'interprete principale di «La seconda volta» di Mimmo Calopresti (25 ottobre), uno dei primi film che raccontano il dramma del terrorismo visto da parte dei brigatisti e anche delle vittime. E la grande capacità di regia di Federico Fellini fa di «Prova d'orchestra» (11 ottobre) uno spaccato immaginario della società italiana, visionario ma ca- pace di descrivere con grande profondità la microfisica dei rapporti di potere. Il programma è completato da «A ciascuno il suo» (27 settembre), memorabile affresco sull'Italia che cambia nelle più remote province del Sud a cura di Elio Petri, regista di impegno civile che con il tempo è stato oggetto di rivalutazione. Le proiezioni si svolgono con cadenza settimanale nel salone dell'Unione Industriale in via Fanti 17 a partire dal 27 settembre, ingresso a inviti (si ritirano gratuitamente in via Fanti, informazioni al numero 011/5718242. Stefano Della Casa Narmi Moretti (a destra) protagonista de,di portaborse», uno dei film in programma nella rassegna all'I biotte Industriale

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