Kkp, editore senza quattrini vorrebbe volare con Hugo di Mirella Appiotti

Kkp, editore senza quattrini vorrebbe volare con Hugo PROSSIMAMENTE LIBRI. Mirella Appiotti Kkp, editore senza quattrini vorrebbe volare con Hugo NEL suo cassetto, già tradotte, i diritti regolarmente acquisiti, ci sono parecchie cose non male, anzi: il delizioso romanzetto «Victor Hugo chez Victoria» di Armand Hoog (quello della vita di Stendhal, degli studi sul Graal nonché su Baudelaire, Apollinaire e apprezzato narratore) dove l'autore dei «Miserabili» dall'esilio a Guernesey atterra a bordo di un aerostato nel giardino di Buckingam Palace insieme a Jules Verne per cenare con la Regina; due piccoli saggi, di Jean Duvignaud su Perec e di Pierre Mertens su Uwe Johnson, specialmente interessante perché Johnson (nouveau roman) è stato lo scrittore della Germania divisa; «La conversazione» di Lorette Nobécourt, amata-odiata in patria, in lotta sanguinosa con corpo e anima, tra Darieussecq e Vinci. Però il ventiquattrenne Tommy Cappellini da Cantù, riuscirà a farli uscire? Squattrinato ma cocciuto; outsider ma capace di diventare uno dei referenti italiani di Grasset e di Actes Sud; inventore di una sigla impronunciabile, King Kamehameha Press che adesso diventa Kkp (un po' meglio nonostante il sapore turco-kosovaro), ma in due anni editore, dalla mansarda brianzola, di un poker di testi ragguardevoli: il «Dylan Thomas» di Paul Ferris; «La deriva dei sentimenti» romanzo chiave di Yves Simon; il saggio-intervista con Baudrillard di LE TAVOLE D'ORO Philippe Petit; l'intrigante «Borges non esiste» di Gerhard Kopf; e ultimo «La visione», duetto sulla vita e la morte dalla panchina di una piazza milanese tra Carla Benedetti e Antonio LA NARRATIVA Moresco. Basta? No. Per¬ ché Cappellini oltre che senza quattrini, è senza complicità quindi senza pubblicità e non vende abbastanza per reggersi. Allora? Chi glielo ha ordinato, si potrebbe obiettare, di mettersi in un'impresa nella quale adesso più che mai boccheggiano personaggi ben più muscolosi di lui? Andiamo, una come la Nobécourt a «Stile libero» diventerebbe una star; il «Victor Hugo» di Hoog da Frassinelli sarebbe nella diversità naturalmente, più robusto, Delerm. Senza permetterci di entrare nel terreno altrui, azzardiamo: proprio la Frassinelli-Sperling così aperta, con intelligenza, anche alle coedizioni (vedi Fois), perché non ci prova? Kkp proprio per incapacità di compromesso più sete di scoperta, è a suo modo un piccolo patrimonio. Non si tratta di fare beneficenza ma di «sfruttarlo». A costo DA NERI POZZA: E' UN BOOM ORIENTALE zero o quasi. «Le scelte di Spagnolo. L'uomo più grande dell'editoria italiana, raramente sbaglia. E anche questa volta, con la nuova collana di narrativa orientale «Le tavole d'oro» per Neri Pozza sta facendo en plein. Dopo «La spartizione del cuore» della pakistana Bapsi Sidhwa, arriva «La donna di giada», romanzo ambientato nella Cina contemporanea dell'americana, quasi cinese, Nicole Mones. Due culture per una storia, anche questa, forte, tra mistery e amore. Nulla di rivoluzionario, solo un buon racconto. Poi arriveranno «La stella meravigliosa» di Mishima, «I due volti del mondo» di Su Tong, tutti i racconti del massimo scrittore cinese vivente, le «Spose persiane» di Dorit Rabinyan, israeliana e rivelazione et ultra. Grazie. «Luther Blissett come il Carroccio?». Il gruppo (di destabilizzatori di professione, innocui per lo più e anche un po' datati ormai) che si cela dietro l'arcifamoso nome collettivo, non avrebbe gradito l'uscita allo scoperto di quattro dei loro, Guglielmi, Belletati, Di Meo, Cattabriga del nucleo storico Project, autori di «Q» il romanzone einaudiano, giustamente molto lodato, acquistato e forse anche letto. Starebbero per preparare (da Viterbo?) la «controffensiva»: una cellula si staccherebbe dal corpo «materno» per lavorare autonomamente con un nome nuovo. Che cosa non si fa... LE TAVOLE D'ORO LA NARRATIVA DA NERI POZZA: E' UN BOOM ORIENTALE

Luoghi citati: Cina, Germania, Viterbo