Fantasmi al borotalco nel liberty di De Carolis

Fantasmi al borotalco nel liberty di De Carolis IN ITALIA Fantasmi al borotalco nel liberty di De Carolis Marco Vallerà CHISSÀ se pensava di fargli un complimento, il grande pittore simbolista Maurice Denis cmando, salito sui ponteggi del Palazzo del Podestà di Bologna, pur ripetendo «che abilità, che virtuoso! » osservava poi nel suo Journal: «Quanto è difficile per un italiano di buon gusto sfuggire alle imprese dei maestri antichi! Questo qui rifa Michelangelo, ma in dettaglio». Definizione fatale. Perchè se un limite esiste in Adolfo de Carolis, se una certa debolezza (messa anche in luce obiettivamente da questa articolata retrospettiva) si può rinvenire nella sua pittura ambiziosa e svaporante, il limite consiste proprio in questa volontà di far grande, di esibire una muscolarità manieristicheggiante, che poi la materia pittorica, sfumata e cotonosa, non riesce a supportare. Sfaldando la realtà in fantasmi borotalcati e tiepoleggianti, assediando le figure di Doccoli alla Mucha e purismi preraffaelliti, scrivendo le pareti di un traboccante fregio gentile e snervato, burroso ed intinto nella preparazione di caseina, che fa pensare alla pittura dilavata di Puvis de Chavannes, ma priva del suo rigore geometrico. Aedo liberty senza patire le lusinghe del modernismo, attardato cinquecentista che incarnò «l'ansia che il moderno non uccidesse la tradizione» (scrive nel catalogo Mazzotta Rossana Bossaglia) De Carolis fu soprattutto uno xilografo possente e un illustratore sottile per Pascoli e D'Annunzio. Ora che si sono ritrovate, quasi fortuitamente, le sue sorprendenti fotografie inizio secolo (esposte al Mercato ittico di San Benedetto), meno antropologiche di quelle di Michetti, ma senza nessun impaccio pittorialista, così libere nel racconto della nudità marinara, forse il suo itinerario estetico andrà completamente ripensato. A San Benedetto e a Macerata due omaggi all'artista poliedrico che illustrava D'Annunzio e Pascoli e fotografava la nuda fatica marinara «Le tre Grazie», realizzato da De Carolis intorno al 1910

Luoghi citati: Bologna, Italia, Macerata