Spiriti russi

Spiriti russi Spiriti russi Kandinsky, Malevich e Chagall LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Rosei U NA mostra finalmente di pieno e largo respiro del fenomeno veramente unico LA MODESETTIMarcodella pittura d'avanguardia russa nel secondo e terzo decennio del secolo, coinvolgente risultati e partecipazione quantitativa di artisti ed artiste senza paragoni nemmeno con la Francia e con la Germania. Essa è basata su una proposta e un'ipotesi quanto meno risicate, fra filosofiche ed estetiche, di «spiritualismo russo» come valore unificante le esperienze in quegli anni di Kandinsky, Chagall e Malevich: un seguace dell'antroposofia di Steiner e della teosofia formatosi nella Monaco espressionista; un sognatore hassidim della fusione cabalistica fra mondo fisico e spirituale che abbagliò alla Ruche parigina Apollinaire e Cendrars; e finalmente un russo dell'antica UN SEGUACE DELL'ANTROPOSOFIADELLA FUSIONE CABALISTICA DEL A VERONA TRE MAESTRI DELL'AVAKiev saldamente ancorato fra Mosca e Pietrogrado, che perseguì, al di là delle rivoluzioni occidentali, la purezza mistica del colore e dello spazio «supremi» e che in successione cacciò via Kandinsky dagli atelier rivoluzionari di Mosca e Chagall da quelli di Vitebsk. E proprio qui, nelle così disparate presenze dei tre maestri negli atelier con cui il Commissario Lunascharsky aveva sostituito le vecchie Accademie (provvisoriamente, ritorneranno con il realismo socialista che oggi si vende a peso e a metri quadri nei mercatini occidentali) e nei loro esiti, risiede il vero valore e significato di questa avanguardia fuoriserie con tutti gli optional, esportata chiavi in mano a suon di dollari dal museo Statale Russo dell'odierna San Pietroburgo. STRA LA MANA Rosei Con significativa differenza rispetto ai roghi e alle svendite svizzere dell'«arte degenerata» tedesca, il profondo spirito nazionale conservatore che è carattere indistruttibile e vincente nei secoli della cultura russa, al di là di ogni potere egemonico dallo zarismo ortodosso al bolscevismo ateo, aveva semplicemente immagazzinato l'avanguardia del primo decennio rivoluzionario al momento della definitiva benedizione del partito-stato al realismo socialista dell'Associazione degli artisti della rivoluzione. Il Museo Russo a Leningrado, erede del Museo di cultura artistica fondato da Malevich, e la Galleria Tret'jakov a Mosca continuarono ad acquistare opere degli emigrati, da Kandinsky a Chagall a Larionov (il grande Paesaggio raggista in mostra, esplosione gestuale di DI STEINER, UN SOGNATORE MONDO, UN MISTICO DEL COLORE: GUARDIA DI INIZIO SECOLO bianchi verdi e gialli), nel 1936 l'ultima produzione di Malevich dalla famiglia. Per questo, continuando nella metafora, se nel motore della fuoriserie pulsano i compatti cilindri di capolavori dei tre capitila, la carrozzeria porta in piena e variegata luce l'intero fenomeno, con le sue punte molto alte, Puni e Matiushin, Filonov e Rodchenko, la brigata femminile di Xenia e Maria Ender e delle cubofuturiste Exter, Popova, Rozanova, Udaltsova, di cui sino ad ora erano approdati da noi solo sparsi e limitati esempi: unica eccezione, il filone «costnittivista» di Gabo e Pevsner, Tatlin, El LLssitzky, in effetti del tutto distinto dalla triade e dai suoi esiti diretti o mediati. Quanto ai maestri, gli esordi di Kandinsky ad Akhtyrka presso Mosca con gli accumuli cromatici di Chiesa rossa e Fiume d'autunno sono frutto di un acquisto del 1930, mentre i due paesaggi di Murnau del 1909. il cui espressionismo esplosivo in giallo verde e blu prelude alle astrazioni cromatiche, sono state incamerate nel 1919 da una collezione privata. I due superbi trapassi dalla fantasia interiore alle pura musicalità cromatica di Improvvisazione n. II e di San Giorgio Variazione 2 preludono alle aggrovigliate, cupe, irte tessiture cromatiche degli anni di guerra in patria. Per Chagall domina la triade dell'Ebreo rosso del 1915, di Promenade del 1917 con Bella volante su Vitebsk e di Visione in collezione privata, già vista altre volte in Italia. In un Malevich «a tutto campo» ad uno straordinario Aviatore fra cubofuturismo e anticipo di Dada, perfetto corrispettivo dell'Americano a Mosca rimasto a Berlino nel 1927 e finito allo Stedelijk di Amsterdam, e alla coppia «suprematista» di Supremus n. 58 (Giallo e nero) e di Quadrato nero si affiancano (non si contrappongono) le forme pure «contadine» dei tardi Anni 20 e dei primi Anni 30. Ne è simbolo Testa di contadino, quadrante bianco, nero, rosso e arancio, che Valentin Marcadé scelse per la copertina di quella che rimane una delle migliori monografie occidentali, Le renouveau de l'art pictorial tusse del 1971. Al loro seguito si esaltano il roteante «orfìsmo» di Baranoff Rossiné, l'indicibile fantasia onirica fra Bisanzio e Kupka di Filonov, i cui Fiori della fioritura universale del 1915 sono forse l'espressione più eclatante di un inconscio collettivo, l'incredibile Matiushin, dei cui Movimenti nello spazio del 1918, l'uno è perfettamente paragonabile a Stella o Morris Louis, l'altro colloquia alla pari con gli affreschi di Sol Lewitt sulle pareti di Palazzo Forti. «Gli amanti azzurri», di Marc Chagall, un'opera della metà degli Anni 10 in mostra a Verona UN SEGUACE DELL'ANTROPOSOFIA DI STEINER, UN SOGNATORE DELLA FUSIONE CABALISTICA DEL MONDO, UN MISTICO DEL COLORE: A VERONA TRE MAESTRI DELL'AVANGUARDIA DI INIZIO SECOLO