Genitori, il computer fa bene ai vostri figli
Genitori, il computer fa bene ai vostri figli Genitori, il computer fa bene ai vostri figli recensioni: Anno Masera SIAMO un po' preoccupati. Anzi, per essere precisi, siamo un po' preoccupati e molto perplessi...». Incomincia così il dialogo tra una coppia di genitori, Tommaso e Marina, e un amico «esperto» di tecnologie e nuovi media, Francesco, invitato a cena a casa loro per discutere se hanno fatto bene o male a comprare il computer a Michele, il Figlio dodicenne. Che da quando ce l'ha, non sembra dedicarsi ad altro. «Quello che abbiamo visto non ci piace per niente» attacca Tommaso. Francesco, che è chiaramente Francesco Antinucci, l'autore di «Computer per un figlio», risponde dipanando preoccupazioni e perplessità passo dopo passo, tranquillizzando i suoi amici con esempi chiari e illuminanti: il computer fa bene, anche quando ai genitori appare il contrario. A partire da< tanto deprecati videogiochi (il sottotitolo del libro è appunto «giocare, apprendere, creare»), che, con la loro interattività e le loro simulazioni, contengono tutta la logica dell'elaboratore elettronico. «Fanno entrare e abituano al modo di pensare e lavorare con il computer» sostiene Antinucci, che è professore di psicolinguistica al dir affiliato al Palo Alto Research Center (Pare) della Xerox. «Videogiocare non ò solo divertente, ma anche utile». Attraverso recenAnMa ioni: o ra questa finestra passa la prima, e forse più importante, familiarizzazione con il pc: non tanto e non solo come oggetto fisico, come macchina, ma come «mondo». E la violenza? «Vedere rappresentati atti violenti ci preoccupa perchè pensiamo che questa visione influenzi negativamente i comportamenti...ma l'esistenza di una relazione di causa ed effetto del genere non è mai stala provata» sostiene Francesco alias Antinucci. Anche perchè la rappresentazione della violenza nei videogiochi, esagerata come nei cartoni animati, la rende poco verosimile e i bambini imparano subito a distinguere il contesto, sanno che non è la realtà. In compenso, giocando si impara. «Ma è un apprendere diverso da quello che conosciamo comunemente: si apprende in modo funzionale e utile, amichevole, e non "ostile" come avviene oggi in gran parte dell'apprendimento formale. Si impara a costruire la propria conoscenza e non a essere "riempiti". A questo punto si è pronti a inventare, a creare il nuovo: che non viene dalla tecnologia, ma a cui essa fornisce un supporto ineguagliabile» conclude Francesco. Un fatto è certo: se scegliete di non dare un computer a vostro figlio, viaggerà a rimorchio di un coetaneo, ma se non può allenarsi nella sua cameretta rischia di non diventare mai bravo come lui, Anche perchè un aiuto non arriva ancora dalla scuola, dove imperano sempre lavagne e gessetti, sebbene sia già in atto da due anni il piano di sviluppo delle tecnologie didattiche. Secondo il Censis il computer è ormai un oggetto familiare a pili del 50 per cento dei ragazzi fino a 24 anni, e il 17,8 per cento di loro ha navigato almeno una volta in Rete. Dati ancora distanti da quelli americani, dove l'80 per cento degli adolescenti, grazie anche alla scuola, fa uso delle tecnologie informatiche. La nuova era digitale ha fatto nascere nuovi linguaggi e nuovi modi di relazionarsi sconosciuti per i genitori, come le chat line, la passione dei teenager, che per lo più preoccupano per il costo della bolletta del telefono e sembrano solo una gran perdita di tempo. Una volta i figli 3rano abbandonati in strada; oggi vengono lasciati sulle autostrade informatiche. In effetti, anche volendo, la maggior pane dei genitori non sa da che parte cominciare. Ma basterebbe che prendessero lezioni dai loro figli per capire che tipo di esperienza stanno facendo. «Hai provato a giocare tu?» chiede Francesco. «Vuoi scherzare?» risponde Tommaso. Ma poco dopo scopre che che l'esperienza multimediale e interattiva che si fa trascorrendo molte ore addestrandosi con i videogiochi è una palestra preziosa per imparare a dominare il mouse sulle autostrade informatiche. E che nella Rete si legge molto e spesso si scrive e di fatto non si è mai soli, ma si comunica con il mondo intero. Alla fine della serata (e del libro, che si legge nello stesso arco di tempo), Francesco ha convinto sia Tommaso che Marina. Il punto è: Francesco ha convinto anche voi? Speriamo di sì. Francesco Antinucci, un professore di psicolinguistica, ha scritto un manuale per dissipare timori e pregiudizi: giocando si impara, non è vero che si perde tempo, si sperimenta una nuova creatività per p Francesco Antinucci Computer per un figlio Laterza, pp. 138, L. 20.000 SAGGIO
Persone citate: Antinucci, Francesco Antinucci, Masera, Pare
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