Le rondini sul filo di Michele Mari: carezze e tenebre di un amore

Le rondini sul filo di Michele Mari: carezze e tenebre di un amore Le rondini sul filo di Michele Mari: carezze e tenebre di un amore RECENSIONE Sergio Peni LA turbolenza narrativa di Michele Mari ha trovato una sua sintomatica perfezione da quando autore e protagonista hanno imboccato la strada «céliniana» o «landolfiana» - della finzione autografata. Dalla «Filologia dell'anfibio»ai racconti di «Tu, sanguinosa infanzia» fino a questo avviluppante «Rondini sul filo», il q. i. 188 delle nostre lettere ha preso a tracciare una sua tragicomica autostrada privata in cui vita e cultura, passione ed esperienza, intelletto o coattitudino - se mai può esistere un tale termine - si miscelano nella più viscerale delle recenti investigazioni letterarie. Nei racconti sull'infanzia, zompettando di memoria tra titoli, volti e suggestioni, Mari ci aveva davvero convinto che «non c'è stato nuìl'altro nella vita. E' quasi tutto laggiù». Crescere, che dannazione. Specie rendendosi conto che quasi tutte le esperienze sono irripetibili. Con queste «rondini sul Filo» siamo di fron- RECENSePe IONE io i te al presupposto di un libro determinante. Uno di quelli che verranno inevitabilmente setacciati dal tempo - forse più citati che letti - ma dinanzi ai quali non si può svicolare, poiché impegno e passione hanno partorito una creatura che scalpiterà a lungo pur di farsi sentire. Compaiono in scivolata i nomi di Svevo e di Berto, non a caso, poiché dalla frugale psicoanalisi del primo UN LIBRO DETERMINANTE: LA DELLA GELOSIA PIÙ* MELODRAE ANIMA DELL'UMANITÀ', CATalla fantascientifica predizione di collettive depressioni del secondo, siamo approdati alla sublimazione cancerosa della gelosia più melodrammatica, sangue e anima dell'umanità, catena pesante e inestirpabile, irridente padrona di ogni, anche limpido e olimpico, intelletto. Cosa fa tracimare le pulsioni affettive dell'io narrante - un certo Michele Mari, mente eccelsa e straripante narratore d'alta quota - è presto detto: il suo amore per una lei, «mani lunghe, unghie lunghe... occhi grandi egiziani, naturalmente contornati di scuro...» è soffocato da una rivelazione che - pur appartenendo al passato - condiziona le giornate serene del presente. Dalle remote stagioni adolescenti della donna - con una serie «naturale» di amori non sempre casti - il narratore risale fino ai suoi venticinque anni e alla figura - inaccettabile - di un individuo innominato N. N. - che con le sue ventidue primavere in più e la smargiassa incultura da appaltatore benestante si impossessò per qualche anno della pura intelligen- UBLIMAZIONE CANCEROSA MMATICA, SANGUE NA PESANTE E INESTIRPABILE za di lei, pronta a passare da Joyce alla coda alla vaccinara per comparire accanto al più becero dei simboli sociali: l'ignorante arricchito e intrallazzato. Il romanzo-confessione di Mari è questo: un fiume di domande, una sequenza infinita di dubbi, un intreccio di confessioni rubate fin nei minimi dettagli - dalla carezza affettuosa a un atto delle tenebre consumato, parrebbe, solo nella parzialità consentita dalla semi-impotenza del coatto - un delirio di date e di episodi e di fobie che conducono l'innamorato alla nevrosi più assurda a paradossale. Dal magma del tormento emerge una storia emblematica e ossessiva, in cui il raziocinio e le truppe dell'intelletto si trovano paradossalmente a rendere le armi di fronte al più irrisorio - e umano - dei conflitti sentimentali. Una lenta, implacabile discesa nell'inferno del patimento amoroso, ripetuta identica per tutta la burrascosa traversata del romanzo, ma sempre nuova nella straordinaria capacità psico-rievocativa di Mari. Sono pagine di compiaciuta autodegustazione filologica, da farci sentire accomunati alla grande tribù delle trecento parole, ma è un compiacimento adatto a produrre la gittata di un nuovo edificio letterario: la vita come viatico di banale sofferenza amorosa, che può condurre a tutto, dalla follia della Macumba al pellegrinaggio nei santuari, dalla coercizione intellettuale alla negazione di sé. Se ne esce un po' ingorgati, ma vivi di nobile letteratura, dove ricerca linguistica e passione narrativa trovano un giusto punto d'incontro nel logico disordine della trivialità di vivere nel sottobosco dei sentimenti. Avvertiamo, e neanche di sfuggita, l'odore del Grande Libro, in cui l'etica dell'amore potrebbe trovare un suo analitico - disperato - punto di riferimento. UN LIBRO DETERMINANTE: LA SUBLIMAZIONE CANCEROSA DELLA GELOSIA PIÙ* MELODRAMMATICA, SANGUE E ANIMA DELL'UMANITÀ', CATENA PESANTE E INESTIRPABILE Una sequenza infinita di dubbi, un intreccio di confessioni rubate fin nei dettagli Michele Mari Rondini sul filo Mondadori, pp. 346. L. 30.000 ROMANZO

Persone citate: Berto, Michele Mari, Sergio Peni