Calamandrei, intermezzo di guerra di Giorgio Boatti

Calamandrei, intermezzo di guerra LUOGHI COMUNI Personaggi e memorie dell'Unità d'Italia di Oreste dei Buono e Giorgio Boatti (gboatti@venus.it) Calamandrei, intermezzo di guerra « Inventario della casa di campagna»: in Versilia, a Marina di Poveromo, un'ansa consolatoria nella bufera della guerra, un esercizio di memoria INVENTARIO della casa di campagna» è il titolo - bellissimo o ambiguo - di un libro che Piero Calamandrei, giurista, esponente del Partito d'Azione, padre autorevole ma assai poco ascoltato dai leaders dei maggiori partiti della nostra Carta Costituzionale, scrive tra l'agosto del 1930 e l'agosto del 1941. Sono mesi in cui T'accendersi del secondo conflitto mondiale, i trionfi delle' armate hitleriane alle quali s'affianca il vorace velleitarismo dell'Italia fascista, sembrano spazzare dall'orizzonte la stagione della speranza: perfino in un uomo come Calamandrei che, tra tutti gli italiani che hanno attraversato la vita pubblica di questo nostro secolo, v. certo tra i più speranzosi ne IT affrontare la fatica di ogni nuovo giorno. E lo dimostrano, oltre al suo perdurante impegno civile e politico, le lettere che - a cominciare dalle trincee della «grande guerra», dove è giunto volontario nell'estate del 191 5, sino alla vigilia dell'operazione chirurgica che gli sarà fatale nel settembre del 1956 scrive alle persone che gli sono care, agli amici di tutta una vita. In quel biennio 1939-41, riolla sua casa in Versilia, a Marina di Poveromo, Calamandrei - davanti allo sconquasso e allo sradicamento con cui barbarie e violenze soffiano sulla vita quotidiana procede ad alzare una barriera di ricordi: lo fa scrivendo le pagine di questo «Inventario della casa di campagna» che conosce diverse edizioni. La prima, pubblicata da Le Monnier, e del 1941. La seconda appare per i tipi di Tuminelli, a Roma, appena dopo la Liberazione. Presentando il libro in una successiva edizione per ragazzi pubblicata nel 1965 Franco Antonicelli scrive che ('«Inventario»: «Nacque come un "intermezzo" consolatorio in, quegli .unni di sofferenza comune, nella bufera della guèrra: l'u la ricerca di serena distensione in una pagina lontana, ma non obliata della vita». Già, perché la casa di campagna è da intendersi non solo come l'abitazione, dove Calamandrei trascorre in anni lontani i mesi estivi della sua infanzia e adolescenza ma più propriamente come il luogo dei ricordi, il luogo di quella particolare felicità che - scrive Antonicelli - «forma ((nel solo luogo della vita che si chiama la prima età». L'edizione con la prefazione di Antonicelli viene presentata col titolo «La casa di campagna», perdendo quel termine «inventario» che é invece cosi significativo e che giustamente riappare nell'edizione più recente, quella uscita da Vallecchi nel 1995. Inventario è infatti una connotazione perfetta per le pagine che Calamandrei va a stendere: poiché le memorie della prima età che va a interrogare, che fa parlare nel suo testo, sono frammenti sparsi, schegge scompagnato, lemmi estratti fortunosamente dal pozzo dei ricordi. Sono volti, profumi, sapori che giungono misteriosamente da chissà quale archivio della mente. L'inventario - proprio nel sen- DA LEGGERE Piero Calamandrei Inventario della casa di campagna Vallecchi, 1995 Lettere 1915-1956 La Nuova Italia, 1968 Dylan Thomas Poesie, Guanda 1954 G. Cingoli Il gioco del mondo nuovo Baldini & Castoldi, 1996 so più immediato di inventariare qualcosa che è, o è ste'.o, di nostra proprietà, nella nostra disponibilità - assume però un ulteriore significato. Diventa, nel procedere di questo libro, uh inventare: vale a dire un creare qualcosa di nuovo e di inestirpabile. Presenza fragile poiché sorta sul ricordo e retta attraverso la parola ma che niente e nessuno, neppure le armate di Hitler o gli incendi del conflitto mondiale, potranno più strappare. Da questo punto di vista «L'inventario della casa di campagna» è davvero un esercizio di memoria che va incontro a quegli interrogativi che Calamandrei affida ad un suo scritto del 1943, posto dai curatori a introduzione della raccolta delle sue lettere: «Misteriose sono le leggi secondo le quali la memoria fa le sue scelte tra le figure che le offre questa giornaliera vicenda; mentre lascia che le più sprofondino per sempre nel lago, segna le preferite con questo arcano tocco di fosforo...». Memoria come continuità e mistero di ricordi che si risvegliano all'improvviso, nell'uomo adulto, e che lo portano all'istante verso quella prima età che gli sembrava negata e che invece emerge in tutta la sua indistruttibile filigrana: «Memoria, sotterranea scaturigine della mia continuità e della mia fedeltà segreta, che rimarrà di te (che rimarrà di me) - si chiede Calamandrei - il giorno in cui il cuore avrà cessato di battere?». E qui, davanti ad una domanda che sembra destinata a non avere risposta, a portare il lettore nella giusta direzione c'è l'immagine di questo cuore - che ora batte e un gioino s'acquieterà per sempre evocato da Calamandrei. Accende un improvviso collegamento. Fa intravedere un altro cuore e altri ricordi che portano a Dylan Thomas quando, tradotto da Roberto Sanesi, procede lungo i «dimenticati mattini di un fanciullo/quand'egli passeggiava con la madre.... i tanti e tante volte narrati campi dell'infanzia/ che le sue lacrime bruciarono la mia guancia e il suo cuore/3i mosse nel mio...». Il «suo cuore» di chi? La risposta è in un flash che viene incontro attraverso una pagina de «Il gioco del mondo nuovo», un libro nomade e felicissimo scritto alcuni anni fa dal regista Giulio Cingoli. «Devo fermarmi per un'improvvisa rivelazione - scrive Cingoli citando un viaggio durante il quale gli tornano alla memoria i versi di Dylan Thomas -. Egli...il bambino., le sue lacrime. Sue, del bambino, il suo cuore si mosse nel mio... il cuore del bambino che è lo stesso cuore dell'adulto. Ogni volta, in tanti anni, che avevo ripensato quei versi, sempre avevo attribuito lacrime - cuore alla madre. Praticamente avevo cancellato "egli". Perché? Se lacrime e cuore sono della madre il legame che si rievoca è tra la madre e il bambino. L'adulto non c'è. Se lacrime e cuore sono del bambino il legame è tra l'adulto e se stesso attraverso il tempo». Intuizione apparentemente di una semplicità elementare se non fosse per le schiere di adulti severi, importanti, responsabili, apparentemente maturi che improvvisamente e per impercettibili segni rivelano che quella separazione non l'hanno ancora vissuta. Esistenze ben diverse da quella di Pietro Calamandrei che, adulto, maturo, capace di assumere gravi oneri e responsabilità, sa rinnovare infaticabilmente - e non solo nell'«Inventario» - la «fedeltà segreta» a quel bambino che ogni uomo è stato. DA LEGGERE Piero Calamandrei Inventario della casa di campagna Vallecchi, 1995 Lettere 1915-1956 La Nuova Italia, 1968 Dylan Thomas Poesie, Guanda 1954 G. Cingoli Il gioco del mondo nuovo Baldini & Castoldi, 1996 Piero Calamandrei, giurista, rappresentante del Partito d'Azióne, alta coscienza civile, autore dell'«l n ventarlo della casa di campagna». Accanto: una villa toscana

Luoghi citati: Italia, Le Monnier, Roma