Disfatta in Borsa per la nuova Telecom di Zeni

Disfatta in Borsa per la nuova Telecom Ha perso quasi sei punti. Risultati peggiori per Olivetti (7%) e Tecnost (-11,4). Tim limita i danni (-1,54) Disfatta in Borsa per la nuova Telecom Colaninno: «Siamo vittime di una cattiva informazione» Armando Zeni MILANO Una giornata dura in Borsa, durissi ma, con i titoli travolti dalle vendite e da ribassi record: Telecom in caduta del 5,94 per cento con il 3,16% del capitale passato di mano, Tecnost in picchiata a meno 11,42% dopo essere stata a lungo sospesa e aver toccato il baratro a meno 15 per cento, Olivetti giù del 7% e Tim, l'unica almeno all'inizio a salvarsi in Piazza Affari, anch'essa in discesa dell' 1,54%. Numeri nerissimi per Roberto Colaninno, l'uomo che nella Borsa finora aveva sempre trovato una sponda, un sostegno: prima in Olivetti («Quando - ricorda lui stesso in Olivetti, vista la situazione, nessuno voleva andarci»), poi con l'Opa su Telecom vissuta dalle parti di Piazza Affari come una sorta di battaglia tra il vecchio e il nuovo, con il nuovo nei panni di quella «razza padana» così ben incarnata dal mantovano Colaninno che finalmente osava metter mano allo strumento più amato dal mercato, a un'Opa. Ma adesso? Beh, adesso quel feeling sembra traballare. Col Financial Times, bibbia dei mercati, che spara a palle incatenate contro il passaggio di Tim da Telecom a Tecnost definendolo «un furto realizzato alla luce del sole». E con le massicce vendite dall'oste ro ordinate dai grandi investitori dai fondi pensione, dai fondi d'inve stimento che puntavano alla fusione Telecom-Tecnost (e non a caso i rappresentanti dei fondi nel consiglio Telecom si sono astenuti sulla proposta di scissione), ma anche con le vendite dei fondi italiani decisi a sbarazzarsi più prima che poi di una Telecom che dal prossimo giugno (sempre che la scissione passi, che il governo non freni, che le polemiche politiche non consiglino un parziale stop) non avrà più in pancia il controllo di Tim, la gallina dalle uova d'oro, quella che secondo tutti gli esperti ha fatto e farà da volano agli utili del gruppo. Via, via: questa la reazione a caldo, via da Telecom ma anche da Tecnost, la più penalizzata (-11,42%) nel giorno dell'ira, anche se la nuova Tecnost (che cambierà nome ma non si sa ancora quale) formato capogruppo di telecomunicazioni con in pancia il 52% di Telecom e il 60% cu Tim dovrebbe in teoria suscitare maggior appeal rispetto alla Tecnost attuale. E invece no: vendere tutto, Tecnost, Olivetti, Telecom, Tim. Reazione emotiva, forse troppo emotiva, sottolineano alcuni analisti spiegando che a certi prezzi «alcuni titoli del gruppo potrebbero essere delle buone occasioni d'acquisto». Evento peraltro che ieri pomeriggio si è già verificato se è vero che dopo una mattinata di fuoco qualcuno ha ricominciato a comprare bloccando un pochino l'emorragia dei prezzi. Ma tant'è, il senso ormai era chiaro: l'operazione al mercato non è piaciuta, bollata come escamotage finanziario per alleggerire la pressione su Tecnost dei 28 mila miliardi di debiti. Il contrario, insomma, di quanto sostiene Colaninno che insiste con la «natura induttriale» della scissione e ripete che (il piano industriale che sta alla iase del riassetto è meglio di quello che potrebbe essere realizzato se la Tim restasse sotto Telecom». Bruciano, è ovvio, a Colaninno la bocciatura della Borsa e le accuse del Financial Times. E' probabile che s'immaginasse qualche fischio, qualche difficoltà, molte polemiche politiche, ma un cazzotto così proprio dall'amata Borsa no, non se l'aspettava. «Il mercato ha risposto ed è una risposta negativa», sussurra facendo buon viso a cattivo gioco: «In Borsa c'è chi vende e chi compra, vedremo...». Traduzione: il tempo farà da giudice, chissà. «Personalmente - spiega - credo che nella vicenda sia stata fatta della cattiva informazione, Telecom fa sempre notizia e purtroppo la parte finanziaria dell'operazione ha prevalso sul contenuto industriale». Colpa anche dei giornali, ripete due volte, che non hanno fatto un buon resoconto del progetto industriale: «Non voglio polemizzare, ma non ho letto da nessuna parte che l'obiettivo è aumentare del 10% nel 2000 la produt¬ tività di Telecom e Tim, che puntiamo a un ritorno del 25% sui 35-40 mila miliardi di investimenti tra il 2000 e il 2002». E, a proposito di giornali, come essere diplomatici nei confronti del Financial Times'i Risposta a muso duro: «Gli incivili e i maleducati restano tali anche se scrivono sui giornali». Ma adesso basta: «Con ieri abbiamo chiuso l'operazione finanziaria, da oggi discuteremo solo di operazioni, problemi, opportunità industriali», taglia corto Colaninno presentando i nuovi («straordinari») servizi Internet Telecom e Tim che hanno l'obiettivo di raddoppiare i fatturati ma anche il mercato Internet italiano per colmare il gap che ci separa dal resto del mondo. «E' l'ennesima dimostrazione che vogliamo gestire un grande gruppo industriale», ripete annunciando per fine ottobre il riassetto di Finsiel, la parte informatica del gruppo, ma smentendo per ora la quotazione di Tin.it. Morale, inutile aspettarsi da Colaninno, uomo di battaglia, un dietrofront dopo una tanto solenne bocciatura («In Borsa non può essere sempre festa...») del mercato. La replica, di nuovo oggi, al mercato, aspettando un segnale da Roma, città di golden share.

Persone citate: Colaninno, Morale, Olivetti, Roberto Colaninno

Luoghi citati: Roma