Accuse al governo

Accuse al governo Accuse al governo Deve utilizzare la golden share ROMA Con i titoli Tecnost e Telecom in caduta lìbera, con il Financial Times che sbertuccia il piano di ristrutturazione societaria ideata da Colaninno come «un furto alla luce del sole», con i piccoli azionisti che fuggono, seguiti a ruota dagli investitori esteri, il governo se ne sta sulla riva del fiume a guardare. Così come aveva annuncialo: «Neutralità assoluta nelle grandi operazioni finanziarie». Anche se ieri si è registrata una defeziono di qualche rilievo: il ministro per le Politiche comunitarie Enrico Letta ha espresso dubbi forti sulle strategie adottate, e addirittura sul fatto che «le scelto di questi giorni possano mettere in difficoltà le posizioni di leadership europea acquisita nella telefonia mobile». E però stavolta D'Alema, Bersani e Amato sono spinti da più parti a prendere posizione, cioè esercitare il potere contenuto nella golden share, l'azione «pesante» che dà allo Stato, e segnatamente al Tesoro, il potere di intervenire. Non sono solo le opposizioni di destra e di sinistra a chiederlo. E' anche Lanfranco Turci, il responsabile economico di Botteghe Oscure, il quale però fa notare che, una volta impiega ta, la golden share «è uno stru mento istituzionalmente pesante, dato che bloccherebbe i disegni di Telecom». Turci osserva che «non si riesce ad afferrare il bandolo di un piano industriale forte, che non c'è ora com&non c'era tre mesi fa». Tesi alla quale lo stesso Colaninno ri sponde che «per ora abbiamo varato l'operazione finanziaria, mentre non siamo stati capaci di comunicare il progetto industriale». Al di là del gioco di scatole cinesi che Colaninno ha comunicato a D'Alema in due ore di colloquio avute a Palazzo Chigi il 15 settembre, che trasferisce a Tecnost, «una scatola vuota» almeno secondo il Finan cial Times, gran parte di quel che c'è dentro Telecom, si tratta di 13 mila esuberi, di cui mila in prepensionamenti, una cosa giudicata «accettabile» dal la Cgil, che denuncia comunque da tempo la mancanza di un vero e proprio piano industriale. Ma proprio il passaggio finanziario rischia di bloccare le possibilità d'intervento dello Stato, che ha la golden share su Telecom, ma non su Tecnost: è l'argomento usato da Nerio Nesi, presidente della commissione Industria della Camera, e parlamentare dei Comunisti italiani. «Non darò tregua», ha annunciato Nesi, criticando il Tesoro che ha dato mandato ai suoi rappresentanti noi consiglio d'amministrazione di Telecom di astenersi. E, al di là di tutto, avrà prossimamente un'ottima occasiono, perché Colaninno ha accettato di essere «interrogato» proprio dai parlamentari della commissione Industria della Camera. Ma lo perplessità attorno alla vicenda sono andate ben oltre, anche perché egli stesso ha provveduto a lamentarsi «delle angherie dei politici». «Siamo tornati ai tempi della Stet», secondo Ernesto Stajano di Rinnovamento italiano, «E' economia di carta», commenta il leghista ed ex ministro del Bilancio Giancarlo Fagliarmi. «E' una vergogna: lo Stato usi subilo la golden share contro quel Colaninno che è un vero pericolo pubblico» chiede Bertinotti. Mentre il Popolare Giancarlo Lombardi invita il governo «a una riflessione», il ecd Marco Pollini maliziosamente accusa D'Alema di «civettare con le imprese senza volerne poi affrontare le conseguenze» e il responsabile economico di Forza Italia Antonio Marzano denuncia il rischio che gli azionisti minori siano penalizzati. Intanto, il Polo al Senato «convoca» Amato e Cardinale, ovvero il ministro del Tesoro e quello delle Comunicazioni, perché riferiscano sul caso. lant.ram.)

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