Dolce manovra elettorale di Paolo Passarini

Dolce manovra elettorale Dolce manovra elettorale Paolo Passarini Che quella presentata dal governo sia una finanziaria «leggera» lo ha ammesso ieri sera, partecipando a un dibattito in una libreria romana, perfino Fausto Bertinotti, che pure continua a criticare il «neoliberismo» di Massimo D'Alema. «Leggera» vuole dire due cose: primo, che ogni scelta impegnativa e severa è rimandata ad altro tempo o ad altro tavolo; secondo, che il documento del governo contiene qualche cioccolatino per alcune fasce di contribuenti, sulle quali diminuirà leggermente la pressione fiscale, i 500 COLPI. Questo secondo aspetto della finanziaria (quello che «fa titolo»), rappresenta una concessione ^alja«njo^a spagnola» e, quindi, una mossa per prevenire la propaganda elettorale della destra sul fisco vampiro. Tra l'altro, poiché •per merito di misure anti-evasione, quest'anno il gettito fiscale aumenterà senz'altro in volume, il Polo avrebbe avuto buon giocp a sostenere che il governo D'Alema «ha continuato a aumentare le tasse». Un modesto alleggerimento della pressione fiscale era quindi una mossa politicamente dovuta, beninteso da parte di un governo che guarda già e soprattutto alle prossime elezioni. Dunque, questa è proprio una finanziaria da «strategia dei 500 giorni». l'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL POTERI. Il gramo cornportamen to in borsa del titolo Tim dopo la decisione di Roberto Colaninno di mettere il gioiello Telecom sotto il controllo Tecnost ha acceso (riacceso) i riflettori sul comportamento del governo nella sfera dell'economia D'Alema, che appoggiò la scalata di Colaninno, è accusato, al riguardo, di iperattivismo, dedi cando gran parte del suo tempo a ricevere manager a palazzo Chigi, perdipiù con un cerimo niale, pare, piuttosto elabora to. Si è parlato, a proposito di questo governo, di una strate già dei «national champions» (campioni nazionali), cioè tre grossi colossi (Enel, Telecom e Eni) destinati a fungere da architravi dell'economia nazionale nell'epoca delle privatizza zioni e del tramondo del capita lismo delle grandi famiglie. In ogni caso si sono manifestati i segni di un pronunciato interventismo da parte del governo, certamente guidato da una pre occupazione di «autonomia na zionale», alla quale però non sembra essere del tutto estraneo il desiderio di creare capaci salmerie per il partito del presidente. Ora la situazione è questa: della Tim si è detto; ' vertice Eni è in crisi e la politica di «multi-utilities» dell'Enel è criticata da più parti In più sta saltando anche sogno dalemiano di un terzo polo televisivo che avrebbe con sentito tra l'altro il salvataggio di Telemontecarlo. In pratica più interviene, più D'Alema sembra apparire ininfluente, mentre uno dei prezzi del suo schema di autonomia nazionale sembra essere il crollo degli investimenti stranieri in Italia. Probabilmente la politica, anche ammesso che sia giusto, non ha più la forza di guidare l'economia. E forse, nel suo stesso interesse oltre che in quello del paese, per D'Alema sarebbe meglio desistere. paopass@tin.it

Persone citate: Colaninno, D'alema, Fausto Bertinotti, Massimo D'alema, Roberto Colaninno

Luoghi citati: Italia