E Mincato accompagnò l'ex presidente all'auto di Ugo Bertone

E Mincato accompagnò l'ex presidente all'auto Addio senza polemiche, dubbi sul futuro di chi resta E Mincato accompagnò l'ex presidente all'auto Ugo Bertone Renato Ruggiero, corno vuole lu sua educazione du diplomatico, ama osservare lo regoli, dell'etichetta. E la sua uscita dal palazzo dell'Eur non ha fatto eccezione. E così ieri mattina, preso atto che nò da palazzo Chigi né dal ministero del Tesoro erano arrivati segnali ufficiali di intervento sullo statuto dell'Ente di Stato, Ruggiero ha inviato la sua lotterà di dimissioni ni ragioniere generale dolio Stato Andrea Monorchio, presidente del collegio sindacalo del gruppo. Poi, unu voltti spedita la missiva, si è recato al quartier generalo dell'Eni, per informare di persona l'amministratore delegato Vittorio Mincato. L'incontro, una mezz'ora o poco più, ò stato, a dotta dei bene informati, assai cordiale, più che amichevole. E Mincato l'ha voluto sottolineare nei fatti accompagnando Ruggiero fino ull'automobilc, sul piazzale dell'Eur. E' la ripetizione, sul terreno profano, dello scambio di reciproca stima e amicizia già effettuato dai due, il giorno prima, sul terreno «sacro» della sal.i stampa vaticana. Val la pena ripercorrere questi particolari, frutto di una coreografia diplomatica ben precisa, attenta ad ogni dettaglio, per capire appieno l'assurdità di questa crisi ai vertici dell'Eni esplosa proprio nel giorno in cui la presidenza del Consiglio e il ministero del Tesoro sono alle prese con il violento rigetto dei mercati al piano di risistomaziono del gruppo Telecom, piuno su cui ì rappresentanti del Tesoro si sono ustonuti con non malcelato imbarazzo. Quella passeggiata sui piazzali dell'Eur, come la stretta di ninno in Vaticano, sta u sottolineare che il conflitto ai vortici dell'Eni non ò di persone ma di interpretazione dello statuto. Ruggiero non ha voluto accettare lu sua funzione di presidente «dimezzato», autorizzato a condurre i primi contatti delle trattative internazionali ma non a chiudere nommeno l'affitto di una sede a Lagos o Kuula Lumpur. Mincato, sostenuto dal consiglio di amministrazione, non ha voluto cedere un pollice dello sue prerogative. E il divorzio, senza malanimo, si è consumata nel giro di qualche settimana. Un divorzio assurdo, che accresce l'imbarazzo dell'esecutivo, già impantanato nolle sabbie mobili di Telecom. Se la «colpa» non sta nel disaccordo tra i due, la responsabilità ricade su chi ha effettuato la scelta. Possibile che Ruggiero, al momento della nomina, ignorasse lo statuto? Oppure qualcuno aveva fatto all'ex direttore gene- rale del Wlo promesse sul suo ruolo in Eni che non sono state mantenuto? Quali occasioni ha perduto l'Eni, a causa di questi problemi, negli ultimi mesi? Mentre in casa Eur si mettevano al lavoro gli interpreti del diritto commerciale, in giro per il mondo si stringevano accordi, fusioni alleanze e battaglie finanziarie. L'imbarazzo, insomma, è grande. E nei giorni scorsi Massimo D'Alema non ha fatto mistero della sua irritazione sia nei confronti di Ruggiero sia dell'amministratore delegato dell'Eni. In caso di frattura ai vertici, era il messaggio diffuso nei palazzi della capitale, si sarebbe fatta piazza pulita. Via Ruggiero, quindi, ma anche Mincato. Ma quarantott'ore, in certi casi, sono davvero troppe. Davvero il governo, primo azionista dell'Eni attraverso il Tesoro, se la sente di impegnarsi in una nuova prova di forza con i mercati finanziari nel bel mezzo del «pasticciaccio» Telecom? Dalla parte di Mincato c'è la solidarietà del consiglio d'amministrazione, mentre gli azionisti (tra cui primeggiano i fondi di investimento internaziona- li) non hanno nulla da ridire sui risultati di gestione dell'attualo vortice del cane a sei zampe (e, fino a ieri, a due teste). E così gli umori del mondo politico e finanziario della capitale sono cambiati. Mincato sembra più saldo che nellu vigilia. Più probabile, perciò, che il consiglio di amministrazione del 5 ottobre esamini solo la figura del sostituto di Ruggiero. I candidati? Si è molto panato, nei giorni scorsi, del clamoroso ritorno di Franco Bernabò. Ma è molto difficile che l'ex amministratore dell'Eni voglia tornare, soprattutto nelle vesti di presidente, al palazzo dell'Eur. I tempi della «grande pace» con l'esecutivo sono ben lontani. E così prende quota la candidatura del professor Umberto Colombo, una delle massime personalità italiane in materia di energia, tecnico stimato e conoscitore attento dell'Eni e del settore. Particolare importante: lui, consigliere dell'Eni, ha votato a favore dell'interpretazione dello statuto che prevede un amministratore «forte» rispetto a un presidente «debole». E' allora del tutto difficile, perciò, che stavolta sorgano equivoci... Nella sede dell'Ente tutti si interrogano sulla successione Circolano voci su un possibile ritorno di Bernabé ^1 Vittorio Mincato

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