Scoperto l'anticorpo per i tumori linfatici di Marco Accossato
Scoperto l'anticorpo per i tumori linfatici Si può guarire nel 90 per cento dei casi Scoperto l'anticorpo per i tumori linfatici Marco Accossato TORINO Da un anticorpo creato in laboratorio la speranza di guarigione per 11 mila nuovi malati di tumore ogni anno. Contro i linfomi nonHodgkin follicolari che aggrediscono il sistema linfatico e in Italia rappresentano il 5 per cento di tutti i tipi di cancro, i ricercatori della cattedra torinese di Ematologia diretta dal professor Alessandro Pileri, insieme ai colleglli dell'Istituto Tumori di Milano del professor Massimo Gianni, hanno sperimentato una proteina che in due anni e mezzo ha già strappato alla morte il 90 per cento dei pazienti in cura. Quasi un miracolo della scienza, forse l'ultima grande eredità del mUlenio in quest'ambito medico, «considerato che fino a neppure dieci anni fa la sopravvivenza era zero». Il ricorso al nuovo composto organico, di supporto alla terapia ad alte dosi con autotrapianto di cellule nel sangue circolante (anch'essa elaborata a Torino dall'equipe del professor Pileri), consente di sradicare totalmente il linfoma non-Hodgkin che negli ultimi quindici anni è diventato due volte più aggressivo e diffuso. La notizia arriva dal convegno della Società Italiana di Ematologia, riunita da domenica al Lingotto. Oltre mille i partecipanti, medici e ricercatori italiani e stranieri. Il giorno dopo l'anni neio della sperimentazione a Bologna di un vaccino contro il Linfoma follicolare, il professor Pileri lancia in sostanza un'altra grande sfida alla malattia del secolo. E sempre dal gruppo di ematologi di Torino arriva contemporaneamente l'annuncio che il vaccino presentato l'altro ieri sarà sperimentato in Piemonte anche sui mielomi che colpiscono le ossa. Potere dell'ingegneria genetica. Spiega il professor Pileri: «Il ricorso al nuovo anticorpo mono¬ clonale creato in laboratorio rappresenta senza dubbio una svolta, un salto di qualità in campo terapeutico. E' costituito da cellule prelevate in parte dall'uomo in parte dai topi: il codice genetico viene manipolato affinché, iniettato nel paziente, dia l'ordine all'organismo di creare altri anticorpi specifici contro le cellule tumorali da combattere». Una doppia aggressione, un'overdose di difese realizzate a immagine e somiglianza della malattia da cancellare, un'arma in più all'autotrapianto che negli ultimi anni aveva già permesso di raggiungere il 60 per cento di guarigioni grazie al prelie vo, alla conservazione in azoto liquido e al reinserimento di cellu le sane nell'organismo bombardato con altissime dosi di chemioterapici. Il professor Pileri è ottimista L'ampio margine di successo ottenuto nella sperimentazione condotta per trenta mesi fra i due centri di Torino e Milano lascia pochi spazi al dubbio. Ne sono convinti anche gli oncologi più prudenti. Migliaia le persone che adesso potranno tornare a spera re: «L'origine dei linfomi non-Ho dgkin follicolari è legata all'ani biente - sottolinea il professor Pileri, che presiede il congresso torinese -. Non c'è ereditarietà, ma non sappiamo esattamente come e perché si sviluppino. Sap piamo però che colpendo tutto il sistema linfatico, attaccano, oltre al sangue, la milza, il fegato, il midollo, i polmoni, con una crescita esponenziale». La scoperta dell'anticorpo molecolare, come quella del vaccino, sono senz'altro una tappa fonda mentale per la medicina, ma rap presentano purtroppo solo una parte degli sforzi necessari per vincere una battaglia più grande E' lo stesso Pileri ad ammetterlo, al termine della penultima g ioni a ta di congresso: «L'altra metà della sfida è la lotta ai tumori solidi». Il professor Alessandro Pileri, direttore della cattedra di ematologia a Torino, è uno dei ricercatori che ha messo a punto la terapia per curare i linfomi non Hodgkin follicolari
Persone citate: Alessandro Pileri, Hodgkin, Pileri
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