AAA Marianne cercasi di Enrico Benedetto

AAA Marianne cercasi Polemiche sul simbolo della Repubblica: non è una Miss AAA Marianne cercasi Cinque in lizza per il volto del2000 Enrico Benedetto corrispondente da PARIGI Trentaseimilasettecentosettantotto sindaci (la Francia detiene il record mondiale) affronteranno il 23 novembre lo scrutinio più difficile della loro carriera: eleggere Marianne. Sì, proprio l'eroina popolare - e in topless nella versione Dalacroix - che incarna la République. Meno cerebrale e giunonica della turrita Italia, cui nessuno dedicherebbe peraltro un referendum, Marianne è come la baguette: un orgoglioso must plebeo. Il che non impedisce, beninteso, contaminazioni aristocratiche. Nel 1990 non venne forse designata l'eterea Ines de la Fressange? Ma la fine millennio drammatizza le cose. E legare un viso femmineo preciso (e degradabile: ne sa qualcosa B.B., Marianne 1969) al mito imperituro, comporta in ogni caso qualche rischio. Morale: l'elezione ormai prossima si annuncia quantomai controversa. Cinque le finaliste. Per selezionarle, nessuna «primaria» all'americana, bensì un sondaggio campione fra gli amministratori. Che non si direbbe brillino per fantasia. In pole position troviamo la mannequin Estelle Hallyday, nuora dell'inossidabile Johnny. Poi Laetitia Casta, alias conturbante Falbalà nell'Asterix- cinematografico nonché statuaria testimonial per l'Oréal. Indi la trentaquat- trenne Nathalie Simon: con un acrobatico passaggio dal windsurf - in cui eccelleva ragazza alla moda, la sua candidatura medierebbe tra charme e bravura professionale. Seguono Patricia Kaas, ovvero la Piaf di fine secolo: non è più made in Montmartre ma le sue modeste origini lorenesi, l'esile silhouette e una voce comunque straordinaria autorizzano il parallelo. Buon ultima, la vera outsider: Daniela Lumbroso, sociologa e conduttrice di garbatissimi talkshow. Una Marianne giornalista? Lasciateci sperare: ma i bookmakers le attribuiscono solo il 6%. Esercizio inizialmente ludico, la selezione doveva scongiurare equivoci e sorprese provocatorie. Ad esempio una Marianne bruttina. Perché, nomination a parte, la vincitrice entrerà in format marmoreo nei municipi francesi. Ogni Mairie deve esibì re un effigie della Marie-Anne nazionale. E tradizione vuole che si aggiorni periodicamente il santino laico. I nostalgici potrebbero tenersi - poniamo - la Mireille Nathieu 1978, ma le forme opime della Casta suggeriranno forse l'appello al modernismo. Eppoi ci sono gli amministratori delusi da una Brigitte Bardot che stravede per JeanMarie Le Pen: esiliatala in cantina per rappresaglia, attendono dalla Marianne Duemila il politically correct. Gli atelier del Louvre la scodelleranno in tempo record entro gennaio: prezzo variabile fra seicontomila e un milione e mezzo. E tuttavia, il concorso divide la Francia. In definitiva, Marianne non dovrebbe essere una semplice Miss cui anziché il bikini s'impone un berretto frigio retro. E dove li mettiamo intelligenza, curriculum, tenacia? Subordinarle a parametri da Salsomaggiore offenderebbe la rivoluzionaria Cittadina Marianne. Se ne fa portavoce Francoise Cartron, che amministra Artigues-Pres-Bordeaux. Scesa in guerra sfidando i colleghi maschilisti, suggerisce di premiare una stona e non il volto. Auspica la nomina incentivi l'emancipazione anziché il voyeurismo. E forse rimpiange i quasi due secoli in cui Marianne rimase un'anonima icona patriottica, senza bisogno di clonare le star. La eleggeranno 36.778 sindaci Laetitia Casta e la nuora di Johnny Hallyday in lizza Qui accanto Catherine Deneuve e Brigitte Bardot a! culmine della loro notorietà: Due attrici che in passato hanno dato il loro volto a Marianne, simbolo della Repubblica