Un falso dossier per ricotture Violante di Giovanni Bianconi

Un falso dossier per ricotture Violante Il «documento» sul sequestro Soffiantini accusava il presidente della Camera e De Gennaro Un falso dossier per ricotture Violante Dal carcere Pazienza puntava alla revisione delprocesso Giovanni Bianconi ROMA Volevano ricattare Luciano Violante, con un falso dossier sul sequestro Soffiantini che accusava il presidente della Camera e il vicecapo della polizia Gianni De Gennaro. La manovra, scoperta dalla Procura di Roma e dagli uomini della polizia di prevenzione, era diretta dal carcere da Francesco Pazienza, il faccendiere che sta scontando una condanna a 10 anni di prigione per il depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna. Il ricatto nei confronti di Violante doveva servire proprio a costringerlo ad appoggiare Pazienza nella causa di revisione di quel processo. Secondo l'accusa il faccendiere l'ha ideato dalla sua cella utilizzando una «struttura associativa segreta» di cui facevano parte uomini di sua fiducia e qualche poliziotto. A tanti anni di distanza dagli intrecci e dai misteri che l'hanno visto protagonista, insomma, Pazienza continua a tessere le sue trame anche dal carcere. A spezzare quella contro Violante e De Gennaro stavolta è arrivata un'inchiesta dei pm romani Giovanni Salvi e Maria Monteleone, i quali indagavano su un'altra vicenda di falsi dossier che nel gennaio del '98 portò all'arresto dell'ex-militare Angelo Demarcus. Durante quelle indagini, da alcune intercettazioni vengono fuori altri due personaggi, Giulio Rocconi e Massimo Centanni, legati a Pazienza ma anche a Licio Celli. In particolare Rocconi, un fiorentino di 32 anni, ò l'uomo che ha avuto intensi contatti telefonici con l'exGran Maestro della P2 nella primavera del '98, fino al giorno in cui Celli diventò latitante alla vigilia della sentenza sul crack dell'Ambrosiano. I controlli su di lui e su Centanni svelano i contatti con due poliziotti in servizio alla Que¬ stura di Roma, Massimiliano De Cristofaro e Roberto Fracassi. Tra il maggio e il giugno di quest'anno (ora sono di nuovo liberi) i quattro vengono arrestati per un altro reato, un'estorsione che secondo i magistrati si inserisce nell'attività della «vera e propria struttura associativa» di cui farebbero parte Pazienza e soci. Ma la trama per incastrare Violante, a quel punto, è già stata scoperta. Verso la fine del 1998, nei colloqui intercettati ricorrono strani discorsi e nomi in codice come «Occhialino» e «Misha»; le indagini della polizia arrivano a identificare chi c'è dietro quei nomignoli: Violante, «Occhialino», e il giornalista Ennio Remondino, corrispondente del Tgl da Belgrado e vecchia conoscenza di Francesco Pazienza, «Misha». Alcune lettere inviate dal carcere dal faccendiere ai suoi uomini svelano più chiaramente il ricatto che Pazienza ha intenzione di attuare nei confronti del presidente della Camera. Il tramite per raggiungere Violante e chiedergli di intervenire presso i magistrati bolognesi a favore dell'istanza di revisione della condanna di Pazienza viene individuato dalla «banda» in Remondino, giornalista che prima di occuparsi della ex-Jugoslavia ha lavorato in Italia sul terrorismo e i poteri occulti. Strumento del ricatto è un dossier sul sequestro Soffiantini, trovato durante una perquizione a Rocconi. Sono alcune pagine scritte col linguaggio burocratico tipico dei funzionari di polizia, contenenti alcune notizie vere sulle indagini per quell'episodio - dall'operazione in cui rimase ucciso l'ispettore dei Nocs Donatoni alla cattura di alcuni sequestra- tori, alle successive ricerche della prigione di Soffiantini in Toscana - mescolate ad altre subito individuate dagli investigatori come false. C'è scritto, ad esempio, che Donatoni fu ucciso dal «fuoco amico» dei Nocs, e che il bandito Mario Moro, ferito durante la cattura, subì maltrattamenti nel corso degli interrogatori che poi ne provocarono la morte. Si dice anche che, oltre al pagamento di riscatto controllato autorizzato dal giudice, ce ne fu un altro organizzato sottobanco. Regista delle false operazioni illegali sarebbe stato il vicecapo della polizia De Gennaro - che durante il sequestro Soffiantini si interessò effettivamente del caso, come capo della Criminalpol -, con la copertura di Violante che sarebbe stato informato di tutto. Anche il ministro dell'Interno dell'epoca, Napolitano, secondo il dossier, avrebbe fornito la copertura politica. Nel documento - dove sono indicali i numeri di telefonino di alcuni funzionari di polizia che indagarono sul sequestro, in modo che un eventuale controllo sul traffico avrebbe confermato i contatti - c'è però anche la prova della sua falsità. Viene infatti indicata una telefonata che Violante avrebbe fatto da Roma in un giorno nel quale, invece, si trovava all'estero. In ogni caso la manovra sarebbe sfumata perché Remondino, contattato da Centanni, appena senti parlare di un avvicinamento di Violante e dell'ipotesi di una «pressione» attraverso il dossier Soffiantini disse che non avrebbe fatto nulla. Interrogato dai pubblici ministeri romani come testimo¬ ne, il giornalista ha detto: «Ero andato a trovare Pazienza in carcere perche mi aveva mandato a dire che aveva delle rivelazioni da fare su una sorta di nuova P2. Ma dopo, appena i suoi emissari hanno svelato le loro reali intenzioni, prima ho spiegato che mai Violante sarebbe intervenuto presso dei giudici, e poi, di fronte all'ipotesi del ricatto, ho chiùso ogni discorso». Anche il presidente della Camera è stato ascoltato dagli inquirenti, e ha confermato che da qualche anno non sente più Remondino. Tra gli indagati c'è anche un ispettore della Criminalpol che avrebbe scritto il falso dossier. Scoperto e chiuso il «caso Violante», le indagini proseguono per accertare altre attività dell'ipotizzata associazione per delinquere manovrata da Pazienza. La manovra sarebbe sfumata dopo il rifiuto del reporter del Tgl Remondino di rendere note le presunte «rivelazioni» del faccendiere su una sorta di nuova Loggia P2 IL RAPIMENTO E L'INTRIGO GIUSEPPE SOFFIANTINI. Imprenditore. 64 anni, proprietario di un gruppo tessile che nel '95 fattura 90 miliardi e ha ?. 10 dipendenti. Viene rapito il 17 giugno del 1997 a Manerbio (Brescia). I sequestratori lo liberano il 9 febbraio dell'anno dopo vicino a Firenze, dopo il pagamento di un riscatto. Durante le indagini, un ispettore dei Nocs muore in uno scontro a fuoco con i banditi il 17 ottobre del '97...... LICIO GELLI. Il Venerabile oggi ha 80 anni. Dal 1966 al 1981 è a capo della loggia massonica P2. a cui dal 1966 al 1981 si iscrivono politici, personaggi delle alte gerarchie militari, reduci di Salò, agenti segreti, industriali, giornalisti. Condannato m Cassazione per il crack del Banco Ambrosiano, fugge prima di essere portalo in carcere nell'aprile del '98. Viene catturato a Cannes quattro mesi dopo ed estradato m Italia FRANCESCO PAZIENZA. Faccendiere, 53 anni, appare nella vita pubblica italiana all'inizio degli Anni Ottanta Entra in contatto con i personaggi di potei e e il suo nome finisce nei grandi casi dell'epoca, da Calvi alla P2. dalla vicenda Cirillo alla strage di Bologna Attualmente sta scontando una condanna a 10 anni di prigione proprio per il depistaggio delle indagini sulla bomba alla stazione di Bologna Accanto: il luogo dove avvenne la sparatoria in cui mori l'agente dei Nocs Donatoni durante il sequestro Soffiantini. Sotto la copertina del libro di Francesco Pazienza Si commuove quando Calvi tenta il suicidio provvede a curare il gatto di Flaminio Piccoli organizzai viaggi in Usa di alcuni politici ÌW8HB