«Un comitato di saggi per Tangentopoli»

«Un comitato di saggi per Tangentopoli» Veltroni rilancia e oggi si aspetta la risposta dei Democratici. Intervento polemico di Cossiga «Un comitato di saggi per Tangentopoli» Controproposta dei Ds a Di Pietro. Polo «disponibile» Maria Teresa Meli ROMA Messi all'angolo, isolati da tutti, gli unici - o quasi - a non voler accettare l'idea di Di Pietro di istituire una commissione d'inchiesta su Tangentopoli, i ds, ieri, sono stati costretti a cercare una via d'uscita. Walter Veltroni ha avanzato una controproposta - quella che ad occuparsi della materia sia un comitato di saggi "super partes" nominati dai presidenti di Camera e Senato - di fronte alla quale sia il Polo che i Democratici si sono mostrati, in apparenza, disponibili. Il centro destra si è dichiarato «pronto a prendere in esame» la nuova ipotesi, mentre l'Asinelio ha fatto sapere che l'idea del segretario diessino «va nella giusta direzione». Tutto a posto, dunque? Assolutamente no. Innazitutto perché l'"ok" dei Democratici non è ancora scontato. Lì dentro si sono fronteggiate due linee quella filodiessina rappresentata da personaggi come Enzo Bianco - e quella del "nocciolo duro", meno incline ai compromessi. Tant'è vero che mentre il sindaco di Catania apprezzava pubblicamente la proposta di Veltroni, suppergiù nello stesso momento il prodiano Andrea Papini confidava agli amici: «Non è accettabi¬ le l'idea che il Parlamento non possa discutere di Tangentopoli». E comunque, anche se alla fine l'ipotesi diessina venisse accettata da tutti, è chiaro che subito dopo si aprirebbe la polemica sui poteri della commissione dei saggi, sul metodo di elezione dei suoi componenti, come lascia già intendere il Polo. Ma ecco la cronaca di un'ennesima giornata convulsa del centro sinistra. La mattinata non era cominciata affatto bene, per Veltroni e soprattutto per D'Alema. Colpa, innanzitutto della lettura dei giornali. La proposta di Di Pietro campeggiava ovunque. Resa ancora più indigesta, per il capo del governo, dal fatto che l'ipotesi in questione di istituire non sembrava una "boutade" del senatore del Mugello, bensì un'iniziativa dei Democratici tutti, tant'è vero che Arturo Parisi, poco meno di un mese fa, l'aveva preannunciata a qualche politico amico, con la solita chiosa sul presidente del Consiglio che, a suo giudizio, nella prossima legislatura deve farsi da parte. Come se non bastasse, il Corriere della Sera riportava un'intervista del ministro Piazza che criticava l'ostilità diessina verso quella proposta. Il premier, a quel punto, non ci ha visto più, si è attaccato al telefono, ha chiamato il titolare della Funzione pubblica e gliene ha dette di tutti i colori. «Ma come fai a stare in questo governo e a dire quelle cose? Come ti permetti?». Ancora il telefono, questa volta, per parlare con Veltroni e decidere una strategia comune. «Che cosa vogliono i Democratici?»; «E' chiaro, lo hanno pure dichiarato pubblicamente, che ci sciogliamo». Alla fine i due esponenti della Quercia decidevano di uscire dall'angolo con una controproposta: quella di un comitato di saggi, scelti da Manci- no e Violante tra gli ex giudici costituzionali o gli ex presidenti della Consulta. Una vecchia idea diessina, questa, che D'Alema. non ancora presidente del Consiglio, aveva ipotizzato tempo addietro. Grazie a Dio la lettura dei giornali era terminata, ma non le grane. Ieri circolava un'indiscrezione che è giunta fino alle orecchie di D'Alema. Riguardava Cossiga: il presidente avrebbe in animo di annunciare, venerdì, l'uscita dal governo dei "suoi" ministri, ossia Scognamiglio e Folloni. Il che, in parole povere, significherebbe la crisi. L'ex capo dello Stato sarebbe infatti assai contrariato per quello che sta accadendo. «Il nostro progetto - è stato il ragionamento che ha fatto ai fedelissimi - prevedeva la fine dell'Ulivo, che ora invece viene rilanciato dal presidente del Consiglio, che vorrebbe esserne il leader trasformandolo in una specie di Ulivo rosso». Il colmo dei colmi, per D'Alema: attaccato dagli ulivisti dell'Asinelio, su un fronte, e dall'anti-ulivista Cossiga, da quello opposto. Una cosa per volta, comunque. Innanzitutto la commissione, con un occhio puntato al Cavaliere, potenziale alleato di D'Alema in questa partita. Infatti, l'altro ieri Berlusconi, dopo la "Ottura dell'articolo del senatore del Mugello, e sboti;. ; cosi: «Io di Di Pietro non mi occupo da tempo e vorrei continuare n non occuparmene». E' chiaro, poi. che Forza Italia la proposta di legge per istituire quest'organismo parlamentare l'ha dovir.a ripresentare (lo ha annunciato ieri mattinai, visto che è stata la prima forza politica a proporla. Ma sia gli "azzurri" che gli uomini di Fini apparivano in realtà assai prudenti. Perciò quando Veltroni, in serata, dai microfoni del tgl, lanciava l'idea di una commissione di saggi, i tre capigruppo del centro destra alla Camera, pur con tutti i distinguo e le premesse del caso, dichiaravano la loro dispo nibi 1 ita. E il segretario ds spiegava con queste parole la proposta: «Se si vuole istituire una commissione d'indagine non ho nulla in contrario, a condizione che ni. sia composta da uomini di parte, come lo sono, legittimamente, gli uomini politici. I presidenti di Camera e Senato, scelgano quindi delle autorità indiscusse, per esempio ex presidenti o giudici della corte Costituzionale, altrimenti si va ad una campagna elettorale di veleni». Oggi i Democratici daranno la loro risposta definitiva, ma quale che sia, di sicuro la guerra nel centro sinistra non è finita. L'ex capo dello Stato sta pensando di ritirare i ministri per «troppo ulivismo» Divisi i «prodiani» Ai filo-diessini l'idea dell'ex pm non è piaciuta

Luoghi citati: Catania, Roma