Festa con cento candeline (o quasi) di Fabio Galvano

Festa con cento candeline (o quasi) DALLA CULTURA OPERAIA ALLA TERZA VIA Festa con cento candeline (o quasi) Novantanove anni fa Hardiefondava ilpartito analisi Fabio Galvano inviato a BOURNEMOUTH Di I strada ne ha fatta, da quando nacque un secolo fa in un'Inghilterra dove la politica si faceva ancora negli eleganti club di Pali Mail e il suo ruolo rifletteva in ambito parlamentare un sindacato ormai affermato negli opifici della rivoluzione industriale ma tenuto a distanza dai corridoi del potere. Cento anni di Labour, vecchio e New; e per l'occasiono la rosa rossa, simbolo dagli Anni Ottanta, è stata sostituita da una grande stella gialla con i raggi a punta che sorge all'orizzonte. Sicuramente non un richiamo al sovietico «sole dell'avvenire», nel partito che ha ripudiato negli ultimi anni le reliquie delle sue passate tentazioni marxiste; semmai un richiamo al sole stilizzato che figura nel logo del Dome, il cupolone del Millennio allestito sulle sponde del Tamigi. Con lo stesso errore: quello di celebrare i 100 anni di Labour con un anno d'anticipo sulla tabella storica, come il Dome fa dando con un anno d'anticipo il benvenuto al XXI secolo. Ma è comprensibile, perché Keir Hardie resta un Carneade. La data fatidica è il 27 febbraio 1900: il giorno in cui Hardie, già fra i fondatori nel 1888 dello Scottish Labour Party e nel 1893 dell'independent Labour Party, catalizzò pensiero e attività di alcuni politici radicali e diede vita alla Labour Representation Committee (il nome attuale è del 1906). Dietro quello schieramento c'era non solo l'influenza del socialismo internazionale, ma anche e soprattutto quella dei Chartists, il primo movimento politico su scala nazionale che fosse espressione della classe operaia; della Fabian Society, nata nel 1884 con l'obbiettivo di adoperarsi per uno Stato socialista democratico, con un approccio a lunga scadenza che le diede appunto il nome (da Quinto Fabio Massimo, il Temporeggiatore); dei sindacati, che in Hardie minatore a dieci anni, sindacalista, poi parlamentare sbéffeggiato dall'establishment come «deputato dei disoccupati» - videro il leader ideale per il partito dei lavoratori. Ma la piena affermazione del partito si sarebbe fatta attendere quasi mezzo secolo: fino alla convincente quanto inattesa vittoria elettorale di Clement Attlee. nel 1945, contro un Churchill osannato salvatore della patria. Perché né Hardie, né Ramsay Macdonald che gli succedette nel 1911 erano riusciti - pacifisti quando era di moda l'interventismo - a spianare la strada del Labour Party. Due deputati nel 1900, 29 nel 1906, ma 142 nel 1922 e addirittura 191 nel 1923: abbastanza da spalancare per pochi mesi a Macdonald la porta di Downing Street in una coalizione con i liberali. Ma la vittoria elettorale del 1929 non apri un'era laburista: piegato dal- la depressione, Macdonald si dimise; salvo essere spinto dal re a guidare un governo di unità nazionale, con conservatori e liberali, in un'alternanza con Stanley Baldwin. Con Attlee, nell'Inghilterra uscita vincitrice ma a pezzi dalla guerra, il partito conobbe il momento delle grandi speranze: la nascita del welfare e in particolare della medicina di Stato, la nazionalizzazione delle maggiori risor¬ se economiche in nome della «clausola quattro» dello statuto che solo quattro anni fa Tony Blair è riuscito a cancellare. Tentato da pacifismo e disarmo nucleare, il Labour perse sostegno noi clima teso della guerra fredda. Cent'anni, celebra Blair; ma il profilo del partito non è mai stato quello di Oggi, In un secolo dominato dai Tories il Labour è stato al governo appena 23 anni. I due governi di Harold Wilson negli Anni Sessanta e quelli dello stesso Wilson e di James Callaghan negli Anni Sottanta furono tutti caratterizzati da difficili giochi d'equilibrio fra le forze del passato e quelle del rinnovamento. Fragili, instabili. Sarebbe stato Neil Kinnock, nel 1983, ad avviare la ricostruzione del partito. Erano, per i laburisti, gli «anni bui» del thatcherismo. Soltanto Clement Attlee sconfissene! I94S i conservatori guidati da Winston Churchill, che pure aveva portato il Paese alla vittoria contro la Germania A sinistra. Harold Wilson riporto i laboristi al governo a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta nella trasformazione in un partito socialdemocratico c'erano speranze di rinascita. Ecco allora la guerra di Kinnock a Militant, l'ala sinistra fiorita in un Labour guidato dal marxista Michael Foot, l'uomo che aveva portato i laburisti alla loro più grave déba " eie elettorale (solo il 28% dei voti contro la Thatcher). Ecco il graduale dislacco dal sindacalo, privalo nel 1993 del suo peso determinante nelle strategie del partito. Ecco la riforma ilei welfare, già preso a picconate dalla Thatcher, nell'ambito di quella «terza via» che e il credo del momento. Pino alla stella dorata che domina Bournemouth, il simbolo più evidente - in quest'era dell'immagine dei gran di cambiamenti lungo i 99 anni che Blair spaccia per 100: quel Labour non esiste più, ma la festa continui. Il simbolo della rosa rossa è stato ieri sostituito da una stella che sorge

Luoghi citati: Germania, Inghilterra