Clinton ; «E' vero, l'America è stanca di me» di Andrea Di Robilant

Clinton ; «E' vero, l'America è stanca di me» A farne le spese è il suo vice, Al Gore, staccato nei sondaggi dal rivale repubblicano George Bush Jr. Clinton ; «E' vero, l'America è stanca di me» Quayle si ritira dalla corsa alla Casa Bianca, entra McCain Andrea di Robilant corrispondente da WASHINGTON E' vero, la gente è stufa e vuole voltar pagina. Parola ili Bill Clinton. L'altra sera il Presidente è andato a cena con alcuni grossi finanziatori del partito al ristorante del Hay Adams Hotel, proprio di fronte alla Casa Bianca. E tra uh piallo e l'altro ha affrontato il tema-chiave di questa stagiono preelettorale: la «Clinton fatigue» - ovvero la stanchezza da Clinton - che a dotta degli esporti serpeggia tra gli americani e sarà un fattore importante nelle elezioni del Duemila. «Abbiamo bisogno ili un cambiamento?», si è chiesto Clinton, come se non fosso lui l'inquilino che da sette anni occupa la Casa Bianca assieme a Hillary. «Ebbene la risposta è sì. Ne abbiamo bisogno. Oliando è tempo di elezioni la gente vuole votare per il cambiamento». Non è una legge della politica americana che alla fino del secondo mandato di un presidente l'elettorato voglia por forza voltare pagina. Non c'era «stanchezza da Keagan» nel 1980. Anzi, ancora oggi molti analisti considerano i quattro anni di George Bush come il proseguimento dell'era Heagan. Eppure questa frasetta cosi vaga e insidiosa - «Clinton fatigue» - coglie un umore diffuso nel Paese. E por corti versi paradossale. Il Paese non è mai stato meglio: paco in casa, pace nel mondo e una prosperità che non sembra avere limiti (ieri il Presidente ha annunciato che il surplus per il 1999 sarà superiore al provisto 115 miliardi di dollari). Ma molta gente, dopo averlo sostenuto durante la saga Lowinsky e l'impeachment, adesso non ne vuole più sapere di Bill Clinton. Nell'ultimo sondaggio Abc' Washington Post il 53 per cento degli intervistati dice di essere «stufo» di lui. Come se il prezzo del sostegno durante i mesi duri adesso si facesse finalmente sentire sulle coscienze di molti americani. «"Stanchezza da Clinton" è un concetto troppo debole», insiste Fred Steeper, sondaggista di George Bush. «C'è piuttosto un "disgusto da Clinton"». La vittima principale di questo fenomeno è il vice presidente Al Coro, candidato alla Casa Bianca. Molti vedono il suo legame con Clinton come un grande albatro dal (piale deve assolutamente liberarsi per far decollare la sua candidatura. Ma è davvero così oppure la "stanchezza da Clinton" è anche un alibi che maschera le debolezze reali di Gore? In fondo è molto raro che un vice presidente diventi presidente - è successo due volte nella storia degli Stati Uniti (Martin Vari Buren e George Bush, appunto). L'idea che un numero due possa diventare numero uno non ha mai preso piede. Lo ha capito anche il povero Dan Quayle,.vice di George Bush, che ieri ha annunciato il suo ritiro dalla corsa elettorale per mancanza di fondi. Ma se davvero gli americani vogliono voltar pagina, come mai molti repubblicani si sono innamorati di George W. T!>-.<ih - un nome che evoca inevitabilmente il passato? E' quanto sostiene il senatore repubblicano John McCain, eroe di guerra con un senso spiccato della propria indipendenza, che proprio ieri ha annunciato formalmente la sua candidatura alla Casa Bianca. McCain e Bill Bradley, il rivale di Al Gore, sono le due grandi novità politiche di settembre. E Bradley, come McCain, si presenta come un ousider, estraneo ai loschi maneggi politici che provalgono nella capitale. Uno, insomma, che può aiutare gli americani «a voltar pagina».

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