Pannello attacca Fini e Segni di R. I.

Pannello attacca Fini e Segni Referendum Pannello attacca Fini e Segni ROMA Scoppia la polemica tra i leader referendari. Nel giorno in cui i radicali depositano le firme alla Corte di Cassazione, Marco Palmella affida la sua arringa a un articolo sull'«Opinione», in cui difende «la complessità e la ricchezza della strategia politica radicale» e replica a Fini che sabato ha parlato di considerazione «monomaniacale dei referendum». Mario Segni attacca Fini: «Se ha cambiato idea sul referendum antiproporzionale ha il dovere di dirlo ai milioni di italiani che hanno firmato, perché tra quello nostro e quello di Pannella ci sono 1.700.000 firme». Il presidente di An, in un editoriale sul «Secolo», risponde che «non ha senso parlare di dietrofront di An, per la semplice ragione che esso non c'è stato e non ci sarà». A Segni, poi, manda a dire «per non alimentare confusioni a volte interessate» - di «badare alla sostanza» più che ai «bizantinismi». Pannella usa toni accattivanti, ma non risparmia neppure Segni. «All'amico Mario Segni» scrive: «La riforma elettorale non la si può vincere con quanti furono causa del legittimo rifiuto di tanti cittadini, il 18 aprile, di votare "sì" a un referendum-bidone, secondo le stesse dichiarazioni dei suoi promotori, da Veltroni a Fini, passando per quasi tutti gli altri». E a Fini riserva un affondo: «Fini è per il referendumstimolo, cioè storicamente, in Italia, il referendum-bidone della partitocrazia, da cui nacque il mostro mattarelliano. Non è contro il finanziamento pubblico dei partiti, ma contro l'attuale entità dei rimborsi elettorali». Il leader di An, dal canto suo, precisa: «Eventuali tentativi di non far svolgere il referendum modificando la legge elettorale non ci troveranno consenzienti se non in presenza di modifiche che accolgono sostanzialmente il quesito referendario», [r. i.]

Persone citate: Mario Segni, Pannella, Veltroni

Luoghi citati: Italia, Roma, Segni