Egitto, plebiscito per Mubarak di Ibrahim Refat

Egitto, plebiscito per Mubarak Esito scontato: quarto mandato per il presidente che ha promesso una «rivoluzione tecnologica» Egitto, plebiscito per Mubarak Anche l'opposizione vota per il «raiss» Ibrahim Refat IL CAIRO A 20 giorni dal fallito attentato di Porto Said il presidente Hosni Muli,n al; si appresta a ricevere un quarto mandato presidenziale. Dalle urne, chiuse ieri sera, non dovrebbero uscire sorprese. Mubarak era già stato eletto due mesi fa dal Parlamento a maggioranza assoluta, e ieri il popolo ò stato chiamato a ratificare questa scelta con un referendum: un'investitura prevista dal 1971. Del resto, stando alle percentuali dei consensi raccolti negli ultimi tre referendum presidenziali, quello di ieri non farà eccezione: un vero e proprio plebiscito per Mubarak, eletto sempre con una media del 97,9%. Stavolta, approfittando del fallito attentato al «raiss» compiuto da un presunto integralista subito freddato dagli uomi¬ ni della sicurezza, la macchina propagandistica del regime aveva martellato gli elettori. In questo modo l'uomo forte dell'Egitto si appresta a superare tutti i suoi predecessori nella permanenza al potere: è da 18 anni alla guida del Paese. Un record assoluto. In questo arco di tempo è sopravvissuto a diversi attentati (almeno cinque). D'altronde l'arrivo di Mubarak al potere avvenne in circostanze altrettanto drammatiche. Si trovava al fianco di Sadat, del quale era vice, nell'ottobre del 1981, quando questi fu assassinato dagli integralisti della jihad nel corso di una parata militare. E quella tragica circostanza rafforzò in lui l'innata tendenza alla cautela e l'avversione per i colpi di mano. Così impiegò dieci anni prima di decidere di mettere in soffitta l'economia centralizzata, retaggio di Sadat e di Nasser, per passare all'economia di merca¬ to. E tuttora stenta ad operare radicali modifiche al sistema politico (quasi monolitico) avuto in eredità dai predecessori. Le richieste e di cambiamento provenienti dai partiti dell'opposizione e dagli intellettuali sono rimaste finora lettera morta. Dagli islamici moderati alla sinistra, tutti invocano l'abrogazione dello stato d'emergenza in vigore da ben 18 anni, una nuova Costituzione che rispecchi i mutamenti sociali degli ultimi vent'anni, una nuova legge elettorale, libertà di stampa e di formare partiti. Ma Mubarak ha finora tergiversato. Nel giustificare la sua resistenza alle riforme ha accampato pretesti vari, prima di tutto, il timo re di sottoporre l'Egitto a brusche accelerazioni, con gravi rischi per l'economia ancora convalescente da un lungo e rigido control lo statale, e che solo ora mostra segni di ripresa. In effetti la crescita economica degli ultimi cinque anni è stata robusta (5%), mentre il reddito pio capite è balzato dagli 800 dollari del 1995 ai 1350 del '98. Gli opposi tori sottolineano che liberalizza zione e politica sono inscindibili, ma Mubarak predilige come modello le tigri asiaticlie (spe eie la Cina), e nel suo appello elettorale ha promesso la partecipazione dell'Egitto alla rivolu zione tecnologica. Il guaio è che per farlo occorre modernizzare l'intera società egiziana. Il presidente egiziano Hosni Mubarak

Luoghi citati: Cina, Egitto, Il Cairo, Porto Said