Kojève, agente molto speciale

Kojève, agente molto speciale Parigi, i servizi segreti accusano il filosofo di essere stato una spia del Kgb Kojève, agente molto speciale Dominique Aullret PER la prima volta il nome di Alexandre Kojève, conosciuto per la sua interpretazione di Hegel e per aver teorizzato la fine della storia molto prima di Francis Fukuyama, è stato gettato in pasto al pubblico. La Dst (Direzione Sorveglianza del Territorio, ovvero i servizi segreti francesi) afferma che egli fu per trent'anni un agente del Kgb e che «avrebbe giocato un molo importante nel quadro dei rapporti tra Charles Hernu e il Kgb». La pubblicazione in Gran Bretagna del libro 77ie Mitrokhin Archive, scritto da Christopher Andrew, professore universitario, e dal colonnello Vassili Mitrokhin, vecchio archivista del Kgb, risveglia il gusto per lo scandalo che sempre accompagna questo genere di rivelazioni. Personalmente avevo il presentimento che nelle attuali circostanze, più ancora che all'epoca in cui era scoppiato il caso Hernu (ministro della difesa nel secondo settennato della presidenza Mitterrand, che secondo le rivelazioni del settimanale L'ììxpress del 31 ottobre scorso sarebbe stato una spia dei russi tra il 1953 e il 1963, ndt), il nome di Alexandre Kojève, presto o tardi, sarebbe venuto fuori. Non avevo io stesso udito un informatore della Dst dire al telefono alla storica del comunismo Annie Kriegel - a cui facevo visita poco dopo la pubblicazione della mia biografia su Kojève - che il grande interprete di Hegel era chiaramente identificalo come «un agente del Kgb» e che «il Kgb aveva trasmesso gli elementi del dossier in grado di confermarlo»? Soprattutto ero stato indotto a ritenere che alcune difficoltà incontrate nella mia ricerca sull'« illustre sconosciuto», nato in Russia nel 1902, filosofo misterioso e geniale - difficoltà legate a reticenze, controlli continui del contenuto dell'opera, ricatti esercitati nei confronti del mio editore - potevano essere legate alla conoscenza, o almeno al forte sospetto di alcuni/e sulla sua appartenenza al Kgb. Ma devo subito aggiungere che questa «rivelazione» non mi impedisce di sollevare qualche dubbio e di porre alcune domande. Innanzitutto ancora non si conosce, fino a questo momento, il contenuto del dossier. Il fatto che un dossier esista - unico dato certo - non permette di trarre nessuna conclusione sull'appartenenza o meno di Kojève al Kgb. Ed è troppo facile, in presenza del pubblico attuale - sempre più privo di una cultura storica e che si accontenta di spiegazioni preconfezionate - gettare ombre su personaggi la cui azione «storica» doveva immancabilmente comportare molte sfaccettature per essere efficace (indipendentemente dalle ragioni ideologiche del loro impegno). Por quanto mi riguarda, ritengo che se gli elementi del dossier Kojève fossero resi pubblici e divenissero oggetto di una critica scientifica, si vedrebbe che, se Kojève è stato davvero, come si dice, un agente del Kgb, lo è stato in un senso molto speciale. Tanto speciale da spiegare perché, nonostante la sua morte sia avvenuta più di trent'anni fa, la Dst lo menzioni soltanto adesso. Tutto fa pensare che i servizi segreti francesi indagassero su Kojève da molto tempo. Per almeno tre motivi. Primo: la sua origine russa (ottenne la cittadinanza francese nel 1937). Secondo: la sua reputazione di hegeliano di sinistra, (Raymond Aron lo chiamava «la coscienza di Sta¬ lin» e Kojève stesso, il giorno della morte di Stalin si dirà «afflitto» per la scomparsa del «padre del popolo»). Infine e soprattutto: Kojève occuperà dal 1945 fino alla sua morte (1968) un posto eminente di consigliere governativo in materia di politica commerciale francese, intervenendo spesso in numerosi ambienti internazionali. Kojève lavorerà tutta la vita per la formazione autonoma dell'Impero europeo, attraverso l'azione in favore prima del mercato comune, e poi della comunità europea, anche se, sulla scia del generale De Canile, rifiutava il modello degli Stati Uniti d'Europa. In opposizione sia alla concezione internazionalista di Trockji, sia alla paranoia occidentale che temeva in ogni momento l'invasione, egli non ha mai creduto che Stalin volesse estendere il regime sovietico in tutto il pianeta. Se si accertasse che Kojève era un agente del Kgb, non fu certamente un vile servitore della politica del Cremlino - di cui conosceva la crudeltà sin dagli inizi del regime nel 1917, visto che rischiò di essere fucilato a Mosca, a quindici anni, per un banale affare di contrabbando di sapone. L'ipotesi che Kojève abbia cercato di utilizzare ai suoi fini il Kgb, e forse in perfetto accordo con il governo francese, deve essere seriamente presa in considerazione. A favore di questa tesi può essere ricordata una nota segreta di Kojève, tenuta nascosta dalle persone che gli furono vicine per paura che fosse male interpretata. Nel caso che i nazisti vincessero - scriveva durante la guerra nella Notice sur l'autorité - bisognerebbe cercare di collaborare con loro per preparare, contro di loro, il dopo-nazismo. A questo punto, ognuno può riflettere sul fatto che prima di morire egli decise di disperdere la sua opera, dividendola tra le donne che avevano giocato, a diverso titolo e in diverso modo, un ruolo importante nella sua vita. Biografo di Alexandre Kojève Copyright «Le Monde» Alexandre Kojève

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