Terreni ai raggi X per capire il Barolo di Marco Sartorelli

Terreni ai raggi X per capire il Barolo Uno studio dell'Istituto per le piante da legno e l'ambiente nel ventennale di fondazione Terreni ai raggi X per capire il Barolo E c'è una mappa della distribuzione dell energia solare Marco Sartorelli TORINO Per celebrare i vent'anni dalla fondazione, l'Ipla, Istituto per le piante da legno e l'ambiente la prevalente partecipazione della Regione Piemonte), ha presentato una serie di ricerche. Tra queste, «Il suolo nella caratterizzazione della produzione vitivinicola in terre di Barolo», un lavoro svolto con la partecipazione dell'assessorato regionale all'agricoltura, per la valorizzazione del vitigno Nebbiolo da Barolo. Obiettivo: studiare il terreno in modo multidisciplinare. Ma il fatto nuovo, almeno por quanto riguarda il Piemonte, è il ricorso alla scienza del suolo, la pedologia. L'importanza del Barolo, ammesso che sia ancora il caso di ricordarlo, si può facilmente dedurre considerando alcuni numeri: i vitigni si trovano in 11 Comuni del Cuneese (Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano d'Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monforte d'Alba, Noello, Roddi, Serralunga d'Alba e Verduno), su un'estensione di circa 7.000 ettari collinari; in quest'area le aziende vitivinicole sono 1.000, la produzione annua di Barolo Docg è di circa 6 milioni di bottiglie. «L'impegno tecnicoscientifico è stato notevole - spiega Mario Palenzona, direttore dell'Ipla -. Dieci gruppi di ricercatori hanno lavorato per sei anni su 30 vigneti, analizzando 15 vinificazioni per anno. Sono stati inoltre fatti 3 anni di rilievi in campo e di vinificazioni». Dal punto di vista dei risultati, per quanto riguarda l'apporto della pedologia è du segnalare la prima classificazione delle terre, realizzata dopo due fasi preliminari: il rilievo aereofotografico e il controllo sul terreno (ovvero, analisi del suolo, ma anche, ad esempio, del clima e della vegetazione), e il calcolo dell'assolazione, «Per quanto riguarda il suolo - spiega Mario Piazzi, pedologo dell'istitu¬ to -, abbiamo individuato, tra le altre, le aree di Castiglione Falletto, di Serralunga d'Alba e di Barolo, e ne abbiamo analizzato la composizione. E' emerso così che mentre la percentuale di limo è sostanzialmente omogenea, quella di sabbia è del 50% a Castiglione, del 27% a Serralunga e del 19% a Barolo. Differenze che vanno ancora valutate rispetto agli effetti sul prodotto finale, ma che sono senz'altro da evidenziare, considerata l'importanza della composizione del terreno per i vitigni». Grazie all'informatica e ai dati numerici delle nuove cartografie è stato invece possibile realizzare la carta dell'assolazione. E' stata cioè calcolata la distribuzione dell'energia solare su ogni punto dell'area (in altre parole, «quanto» sole colpisce i vigneti), ed è ora possibile quantificare i valori di energia con medie giornaliere, mensili o annuali. La ricerca sul Barolo (ne è in corso una sul vitigno Barbera), non è co- munque conclusa: «Attendiamo di conoscere i risultati delle microvinificazioni con le uve dei vigneti studiati - annuncia Piazzi -. Nella primavera del Duemila saranno passati i tre anni che sono necessari affinchè le uve del Nebbiolo si trasformino in Barolo: allora, incrociando i dati a nostra disposizione con il giudizio degli enologi, saremo in grado di sapere quanti "tipi" di Barolo esistono». Una degustazione di Barolo

Persone citate: Barbera, Castiglione, Cherasco, Mario Palenzona, Mario Piazzi, Monforte, Noello