Quattro prove per Palazzo Chigi di Ugo Bertone

Quattro prove per Palazzo Chigi L'ESECUTIVO D'ALEMA E LE GRANDI MANOVRE FINANZIARIE Quattro prove per Palazzo Chigi Con Ina e Finmeccanicafine d'anno rovente analisi Ugo Bertone INA, Generali, Eni, Montedison, Comparì.. E ancora: Finmoccanica, Enel più Comparì., Fondiaria, Mediocredito, Bnl e Banco Napoli. Senza dimenticare autostrade, aeroporti, ferrovie. Mai si è visto tanto fermento sui mercati finanziari italiani. Mai il «mercato all'italiana» è sembrato così simile ad un gigantesco puzzle, dove ogni tassello deve incastrarsi con gli altri. Per alcuni, però, tutto questo attivismo finirà in una bolla di sapone o poco più. Per altri, la maggioranza, i cento giorni che sconvolgeranno l'economia italiana sono davvero cominciati. E molto, se non moltissimo, avverrà in quella che il professor Guido Rossi, definisce, con evidente ironia, «l'unica vera merchant bank italiana: palazzo Chigi». Una battuta, un paradosso, ma non troppo. Le visite di Roberto Colaninno a palazzo Chigi fanno ormai parte della «normalità». E l'accelerazione delle sfide finanziarie del '99 ò andata di pari passo con le trasferte romane di un vivacissimo Enrico Cuccia. Ma queste osservazioni rischiano di impallidire di fronte ai movimenti dei prossimi mesi in cui la politica dovrà essere, volente o nolente, in primo piano nel riassetto del capitalismo italiano. Almeno quattro pratiche, di qui alla fine dell'anno, terranno impegnato l'esecutivo. La prima, la più delicata, riguarda Telecom. E' evidente che la «madre di tutte le scalate» ha un valore particolare, che va al di là della stessa enorme importanza economica. I mercati, infatti, ormai scommettono sul disegno della «multiutilities»: l'alleanza tra Telecom e Edison, ovvero il nuovo matrimonio tra l'area Olivetti e quella di Mediobanca con la bene- dizione dell'esecutivo. Il risultato potrebbe essere una rivoluzione della galassia finanziaria. Non a caso si moltiplicano le voci su operazioni di vario tipo. In vista delle nozze, ad esempio, la Compari starebbe meditando il lancio di un'offerta sulla Montedison, per poi cedere alcuni «pezzi» della consociata di Foro Buonaparte, come Eridania Béghin Say o Antibioticos. Fondiaria prcnderebba la via di Siena, per saldare, con la benedizione della finanza diessino, il patto di ferro con Unipol, già alleata della Banca Agricola Mantovana (a sua volta una delle «culle» finanziarie di Colaninno). Per chiudere quest'operazione, però, occorre che termini con successo, o almeno con ima pace generale, l'offensiva delle Generali sull'Ina. Su questo tema palazzo Chigi osten¬ ta neutralità. Anche Fazio da Washington ha sottolineato che «l'acquisto di un'assicurazione da parte di un'altra assicurazione non riguarda la Banca d'Italia. Non potevamo né autorizzare né fermare questa operazione, salvo che avessimo trovato che era dannosa per il sistema bancario. E non mi pare il caso». Fazio ha aggiunto di essere stato informato dai vertici delle Generali quindici giorni prima che lanciassero l'Opas: «Non siamo interessati alle banche controllate dall'Ina, mi hanno detto, e se l'offerta avesse successo torneremo in Banca d'Italia per esporre la nostra politica al riguardo». Di Ina e Generali, in particolare dell'ipotesi che nella partita si infilino scalatori francesi, si è fatto cenno nel recente incontro tra Jospin e D'Alema, che ha dato anche il via libera dei due governi al polo europeo della difesa, di cui farà parte Finmeccanica assieme a Thomson e Bae. Eppoi, soprattutto, si è badato alle possibili nozze tra Total-Elf ed Eni. E' importante che la compagnia italiana non finisca con l'essere spiazzata nei grandi giochi petroliferi che si stanno riaprendo proprio ora, grazie all'ascesa dei prezzi del greggio che rende convenienti nuovi accordi e nuove ricerche. Ma, perchè l'Eni possa trovar marito in una condizione non svantaggiata, ci vuole una normativa chiara e trasparente sul fronte del gas. In questo settore l'Eni finirà con il confrontarsi con l'Enel di Franco Tato, ormai sulla rampa di lancio in vista di Piazza Affari. Entro la fine di ottobre lo Stato potrà collocare in Borsa il 18% (ma si può salire fino al 20%) del colosso dell'energia elettrica; le prime stime parlano di una valutazione della matricola attorno ai 100 mila nuliardi. L'incasso per il Tesoro, quindi, sfiorerà i 20 mila miliardi. Niente male per una società che resterà comunque sotto il saldo controllo dell'azionista pubblico che consoliderà così la sua egemonia sul mercato «privato» di Piazza Affari dove brilla ùitanto la stella di Finmeccanica. La carne al fuoco, insomma, non manca in questo autunno finanziario che, scommettono gli analisti, sarà illuminato dall'ingresso fragoroso dell'Enel sui tabeloni virtuali delle Borse. Verranno messe a dura prova le strutture dei mercati, a partire dalla Consob, già chiamata in causa dall'Ina o le leggi, a partire dalla Draghi. E in di tale fermento non devono stupire le attenzioni di Cofferati sui partiti d'affari milanesi (vedi Sea) o il suo intervento su un'ipotesi finanziaria alla vigilia del consiglio Telecom. Anche questo è un segnale del terremoto che, dopo tanti falsi allarmi, sembra ormai iniziato. Fazio: «Ina-Generali riguarda le assicurazioni Io non intervengo Trieste mi ha comunicato i piani prima dell'Opas» Il ministro del Tesoro Amato Insieme col presidente del Consiglio Massimo D'Alema

Luoghi citati: Trieste, Washington