Il Tesoro arbitra il passaggio di Tim a Tecnost

Il Tesoro arbitra il passaggio di Tim a Tecnost Colaninno riorganizza il gruppo e sposta il gioiello dei cellulari. Cofferati: il governo disincentivi la mossa Tim Il Tesoro arbitra il passaggio di Tim a Tecnost Martedì i consigli. Amato: riflettiamo MILANO Il Tesoro sta riflettendo. Noi .uniamo sempre riflettere sulle nostre decisioni, e a maggior ragione su Telecom Italia. E non sarà una riflessione lunga, risto ci»; il 28 c'ò il consiglio di amministrazione», Il ministro dèi Tesoro Giuliano Amato risponde così, a Washington, a chi gli domanda se utilizzerà O meno la «golden sitare» di fronte alle prossime mosse di Roberto Colaninno in Telecom. Sergio Cofferati, segretario della Cgil, intanto lancia un monito: il governo dovrà usare «gli strumenti di cui dispone per scoraggiare la cessione di Tim a Tecnost», 11 clima attorno al gruppo telefonico torna, insomma, ad arroventarsi anche perché i tempi stringono. 1 consigli di amministrazione di Olivetti, Telecom e Tecnost inizialmente previsti per il 9 ottobre sono stati anticipati a martedì. All'ordino del giorno, il «riassetto del gruppo» che coinvolgerà di sicuro la vera perla del gruppo, la Tim. Prima delle assemblee di martedì, comunque, Colaninno vedrà anche il ministro delle Poste Salvatore Cardinale e, probabilmente, si incontrerà di nuovo con gli esponenti del Tesoro. Ma perché tanta fretta? Dolio la visita tli venerdì a Palazzo Chigi, tra ministri (Pierluigi Bersani e Amato), il sottosegretario alla presidenza Franco Bassanini, esperti del Tesoro, più il consigliere economico principe di palazzo Chigi Nicola Rossi, Colaninno ha deciso di bruciare le tappe. Lui, del resto, gode di vasti consensi, ma deve fare i conti con il «salasso» della scalala multimiliardaria, sempre meno sostenibile in tempi di tassi di interesse in ascesa. Di qui la necessità di agire presto, magari con la benedizione di quegli ambienti politici con cui il leader della Telecom vanta ormai una lunga frequentazione. Allo staff di governo, Roberto Colaninno ha spiegato venerdì (una mezz'ora, non di più) la «cornice» dello scelte che proporrà ai vari consigli della galassia Telecom. Per prima cosa c'è una necessità finanziaria, ovvero l'urgenza di rientrare il più in frolla possibile dalla valanga di debiti (28.800 miliardi) che incombono sui destini della Tecnost, la holding controllata da Olivetti che ha fatto da leva per l'Opa Telecom. Ma, ha assicuralo Colaninno, la finanza non è l'unica ragione per una nuova rivoluzione a tempi brevi del gruppo. Occorre ridisegnare Telecom, insiste il leader del gruppo, secondo i criteri degli altri colossi europei. Ci vuole una capogruppo da cui dipendano i vari «business», gestiti con la massima autonomia, ma grande capacità di sinergie e di integrazione orizzontale: telefonia fissa, mobile, software, Internet e altro ancora. Un piano industriale, insomma, e non una semplice risistemazionc di leve finanziarie. Ma nel sindacato crescono le perplessità, come dimostra la sortita di Cofferati. «Stanno venendo al pettine - dichiara il leader della Cgil i nodi irrisolti al momento dell'acquisizione, vale a dire il livello di indebitamento di Tecnost derivante dalle modalità con le quali Telecom è stata scalata». Se per rimediare, aggiunge Cofferati, passerà la scelta di cedere Tim a Tecnost «ci saranno ricadute negative sulla quota controllata dal governo e sull'occupazione del gruppo». Perciò il gover- no deve «scoraggiare» operazioni di questo tipo. La parola quindi passa ad Amato che, forte del 3% abbondante del capitale e della «goldon share», può imporre lo stop a qualsiasi operazione che, a suo parere, possa comportare una perdita di valore per la società telefonica. Ma è davve¬ ro improbabile che Colaninno proponga un'operazione come la fusione Tim-Tecnost, destinata ad una sonora bocciatura politica e del mercato (oltre ad accendere i riflettori della magistratura). Altre ipotesi sono ben più credibili: la distribuzione prò quota agli azionisti Telecom delle azioni Tim, il 60%, in portafoglio. In tal modo il controllo su Telecom e Tini passerebbe direttamente nelle mani di Tecnost, a cui affluirebbero i dividendi delle sue società operative, nel fisso e nel mobile, con effetto tonificante sui conti oberati dai debiti. Oppure, ed è una strada che riscuote consensi crescenti, il progetto potrebbe prevedere la scissione di Tim e di alcune attività da Telecom e il conferimento delle stesse a una nuova società; in un secondo momento, la «new company» ( o «neweo») verrebbe fusa con Tecnost. In questo modo la holding potrebbe incassare i dividendi delle società operative e approfittare dei proventi di eventuali cessioni senza pagare, dato il passivo iniziale, un pesante pedaggio fiscale. Ma, al di là degli aspetti tecnici, quel che conta è che Telecom torna ad essere un caso politico. La posta è grossa anche perché, sullo sfondo c'è «Teledison», ovvero l'integrazione tra Telecom e Edison. Ma questo sarà un altro capitolo. [u.b.l L'IMPERO DI COLANINNO SERVIZI I TELECOMUNICAZIÓNI

Luoghi citati: Milano, Telecom, Washington