« E' nell'Ulivo il futuro dell'Italia »

« E' nell'Ulivo il futuro dell'Italia » Il leader dei Ds conclude la festa dell'Unità davanti al premier: simbolo unico e permanente alle elezioni « E' nell'Ulivo il futuro dell'Italia » Veltroni: non cambio idea, è ilprogetto di una vita Claudia Arletti inviata a MODENA L'Ulivo, l'Ulivo e ancora l'Ulivo. Per undici volte, ieri, Walter Veltroni ha pronunciato questa parola, scegliendo la giornata conclusiva della festa nazionale dell'Unità per tentare di rianimare le passioni sopite del «popolo» della Quercia - orfano del Sol dell'Avvenire e oggi in cupa ricerca d'identità - per mandare messaggi agli alleati e, già che c'era, per impartire una lezioncina anche a Massimo d'Alema, il premier amico-nemico. Ieri, era lì anche il presidente del Consiglio, seduto in prima Fila; per lui, un solo rapido elogio: come governi bene. Massimo... E «Massimo», a comizio finito, ha sorriso con calma: «Discorso appassionante e convincente...». Pugno serrato, camicia azzurra e cravatta rossa - rara concessione cromatica alla tradizione, su-questo palco a sfondo blu - il segretario della Quercia ha deciso di rimettere a posto le cose con Romano Prodi, tributandogli àuguri e carinerie, ma soprattutto rilanciandone la «creatura» tanto amata e tartassata: bisogna ripartire dal 1996, ha detto, «rimettiamoci sulle tracce di questo sentiero». E ha aggiunto: «L'Ulivo, il nuovo centro-sinistra, diventerà il simbolo unico e permamente delle competizioni politiche», mentre i singoli partiti conferiranno «alla coalizione sovranità in importanti decisioni». Parole non casuali: quest'estate, in una delle fasi di più torrida tensione fra Democratici e Ds, più volte Arturo Parisi aveva insistito sulla necessità che i partiti del centrosinistra compissero un passo indietro per «cedere sovranità» alla coalizione. Adesso, Veltroni fa propria questa idea; e, mentre a Botteghe Oscure c'è chi ironizza sulla recente sterzata ulivista di D'Alema, lui, con enfasi, ieri ha ricordato il proprio personalissimo ruolo nella genesi dell'Ulivo prima maniera: «In questi anni io non ho mai cambiato idea», ha insistito, calcando sull'«io». E ha concluso: «Per me è il progetto di una vita». Per lui, e quindi non per chi ci arriva ora, non,- ad esempio, per Massimo D'Alema. Il segretario della Quercia ha poi elencato le «cose da fare»; primo, costituire i gruppi parlamentari del centrosinistra; poi, coordinamenti stabili degli eletti; infine, messa al bando dei personalismi. Commenterà poi il premier: «Sì, sono d'accordo anche sulla proposta dei gruppi. Io stesso, del resto, ho parlato dell'esigenza di andare alle elezioni sotto un simbolo unico... E siccome anche il sistema proporzionale pensiamo debba essere abrogato, come propone il referendum, ci vuole un unico simbolo, una rappresentanza unitaria», e guardate che questo «non è affatto in contrasto con il pluralismo di correnti ideali e di partito». Giudizio finale: «Questo discorso rilancia la funzione della sinistra democratica e l'impegno per la ricostruzione nello spirito dell'Ulivo di un centrosinistra vincente». Ulivo a parte, allo show Veltroni ha concesso molto. Applauditissima la battuta su Rocco Buttigliene: «Non è forse più rispondente alla nostra politica discutere con Yunus piuttosto che sapere dove diavolo è finito nel corso della sua frenetica indecisione il professor Buttiglione?»; apprezzata anche quella su Giorgio Guazzaloca: «Ora circola, come balsamo su tre anni di sconfitte elettorali, il modello Guazzaloca...». E, qui, si è presto scivolati sull'accidentato terreno del rapporto con il Polo. Per Silvio Berlu- sconi, battute rutilanti, con puntuta elencazione dei «raffinati aforismi che ci ha dedicato in questi mesi»: attraverso la lettura di vecchie agenzie di stampa, ecco sfilare il Berlusconi-pensiero sui Ds: «Disinformazione staliniana», «scuola delle Frattocchie», «centralisti, dirigisti e forcaioli». In un tripudio di applausi, Veltroni è quindi passato all'attacco: Berlusconi è un irresponsabile e, anche se a sentirlo verrebbe voglia di chiamare Amnestv International, di illiberale in que sto paese c'è solo ^abnorme concentrazione di potere economico, mediatico e politico e il macroscopico conflitto, di interessi di cui lìii è espressione.:. La conclusione è da guerra totale: «E' finito il tempo in cui noi davanti a questa arroganza mostravamo quasi paura a nominare il conflitto d'interessi», «basta con i pastrocchi consociativi, con questa melas¬ sa», «la nostra disponibilità permarrà sempre, ma è venuto il tempo di ritrovare un franco, sereno, deciso confronto politico». Il comizio è durato un'ora e 35 minuti, condito da un rapido attacco ai referendum radicali («Non è una bella libertà licenziare senza giusta causa mi lavoratore»), una citazione di Piero Gobetti, un passaggio sul Welfare e Sergio Cofferati («Uno dei protagonisti del riformismo italiano»). Al «popolo» diessino ha voluto rammentare il senso della parola «sinistra», citando Norberto Bobbio e «il disagio davanti alle enormi disuguaglianze tra chi sta in alto e chi sta in basso». Il congresso, ha promesso, sarà «vero e unitario»; non ci saranno, si è saputo, due mozioni diverse, quella del segretario e quella del leader: «Massimo» e «Walter» hanno concordato il percorso qualche giorno fa, di ritorno dai funerali di Leo Vnliani. E' finita così, sulle note di «Canzone popolare», l'inno dell'Ulivo nel '96: ma sul palco non c'era più nessuno. Ha citato Bobbio per ricordare «Il disagio davanti alle disuguaglianze tra chi sta in alto e chi sta in basso» Alla fine ha proposto di costituire gruppi parlamentari del centrosinistra «E poi basta personalismi» È Qui accanto il segretario della Quercia Walter Veltroni e il popolo diessino che ha assistito al comizio di chiusura della festa dell'Unità Nella foto a centro pagina il premier Massimo D'Alema «Berlusconi è un irresponsabile. Di illiberale c'è solo il suo macroscopico conflitto d'interessi» E sul Welfare elogi a Cofferati «E' un protagonista del riformismo italiano» «Ai radicali dico che non è una libertà cacciare un lavoratore senza giusta causa»

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