Sentenza Pecorelli, polemica su giudici e pentiti di Flavia Amabile

Sentenza Pecorelli, polemica su giudici e pentiti Il Csm esclude un'azione d'ufficio nei confronti dei pm di Perugia, ma potrebbe esserci un esposto Sentenza Pecorelli, polemica su giudici e pentiti Diliberto difende i collaboratori. In Parlamento parte la riforma Flavia Amabile ROMA 11 giorno dopo scoppia la polemica sui magistrati di Perugia. E l'assoluzione di Giulio Andreotti rischia di portare con sé nuovi veleni. Claudio Vitalone, coimputato del senatore a vita, chiede con forza di essere reintegralo in magistratura dopo i sei anni di sospensione, pretende un ruolo significativo e si interroga su chi risarcirà il danno che ha subito. Dal Consiglio superiore della magistratura, per ora, arriva questa risposta: nessun procedimento d'ufficio nei confronti dei giudici di Perugia, si procederà se saranno presentati degli esposti. E il consigliere togato Nello Rossi (Magistratura Democratica) arriva a dire che «il Csm può essere chiamato a decidere su casi e responsabilità individuali» e non deve «lasciarsi condizionare da clamori o da svolte». E in questo clima surriscaldato rischia di innescarsi una nuova polemica politica, con il centrodestra che rinfaccia alla sinistra un uso spregiudicato dei collaboratori di giustizia. Oltre ai giudici, infatti, anche i pentiti c le loro dichiarazioni sono noi mirino. La sentenza di Perugia è un duro colpo anche al loro molo? «L'unico commento - dice Armando Spataro, già pm di punta della Dia di Milano - è quello sereno di Andreotti, e cioè che questa sentenza non cambia l'assoluta irrinunciabilità dei collaboratori nella lotta alla criminalità, come viene riconosciuto da tutto il mondo». Replica Antonio Martone, presidente dell'Associazione nazionale magistrati: «Una riflessione su) processo di Perugia? Ecco, mi piace sottolineare il comportamento corretto, rispettoso ed esemplare rispetto a tanti altri, che Giulio Andreotti in veste di imputato, ha sempre tenuto in questi anni, nonostante il suo procedimento sia duralo troppo a lungo». E aggiunge: «Credo che il processo di Perugia ci abbia fatto capire che è ora di adottare tutte le misure per rendere più snelli i dibattimenti. Sul piano culturale diciamo cosi - voglio lanciare un invito: in Italia troppo spesso siamo abituati ad anticipare le sentenze già nella fase delle indagini preliminari, Dobbiamo metterci in testache la presunzione di non colpevolezza ha un suo valore fino alla pronuncia della Cassazione. Per questo non giustifico chi ora parla di danni da risarcire agli imputati usciti assolti». E critiche giungono anche dal mondo politico, con la sinistra lasciata da sola a difendere la normativa sui pentiti. «Probabilmente non si potrà fare a mono dei collaboratori di giustizia - ha commentato il vicepresidente del Csm Giovanni Verde ina bisogna trovare il sistema di gestirli meglio: questa sentenza di aiuterà». Il Csm, comunque, non promuoverà alcun «intervento d'ufficio», ma «so qualcuno dei personaggi coinvolti in questa vicenda riterrà di investirne il Csm dovrà trovare adeguata risposta», ha spiegato il consigliere laico Michele Viotti (Cedi, chiedendo con forza «una profonda revisione della legislazione sui pentiti, stroncando ogni tentazione di uso strumentale delle loro dichiarazioni». Compatta An che sulla questiono ha presentato una proposta di legge il 30 giugno scorso. Il leader Gianfranco Fini ha parlato di «una sentenza che dimostra che ci sono molti processi eccellenti che sono sta ti costruiti, il più delle volte, su teoremi politici basali su dichia razioni di collaboratori o pentiti che poi si rivelavano infondate o comunque non meritevoli di essere credute». Esplicito, il se natore Gustavo Selva: «Se c'è una riforma urgente da fare è trovare il sistema per condanna re quei pentiti che fanno com mettere errori così macroscopi ci al nostro sistema giudiziario». Il segretario del Cdu Rocco Buttiglione ha auspicato il ritor no ai principi del giudice Falcone che «sapeva bene che lo strumento dei pentiti era delica tissimo e ha sempre considera to le loro dichiarazioni quali indizi, mai prove». Mario Cica la, segretario generale dell'Associazione nazionale magistrati, ha bocciato il teorema delle dichiarazioni incrociate: «Ritengo che i criteri sulla cui base le dichiarazioni dei pentiti debbano essere vagliate possano essere indicati puntualmente dal legislatore, prevedendo che tale verifica avvenga in base a riscontri oggettivi e non con le asserzioni di altri pentiti». Fra le poche voci di sinistra presenti nel coro di critiche, vi è quella di Giuliano Pisapia, ex presidente della commissione Giustizia: «Una condanna penale deve sempre basarsi su prove concrete e non su teoremi veri o falsi». Polemico anche il presidente della commissione Antimafia Ottaviano Del Turco. La sentenza di Perugia, ha commentato, «dimostra un uso sbagliato dei collaboratori di giustizia», per questo - ha anticipato - martedì prossimo scriverà ai presidenti delle Camere «per sollecitare l'approvazione della legge di riforma». Il ministro della Giustizia Diliberto non si è unito al coro delle polemiche: «La sentenza non mette in crisi il ruolo dei pentiti». Secondo il ministro «i pentiti non sono una categoria metafisica. Ci sono pentiti e pentiti: c'è quello credibile, quello poco credibile e quello non credibile». «I pentiti restano uno strumento indispensabile nella lotta alla mafia», ha sottolineato il vicepresidente della commissione Antimafia Nichi Vendola (Prc). Non condivide le critiche alla disciplina sui pentiti anche Giovanni Melo- ni, Pdci, relatore alla Camera del «pacchetto sicurezza». «Semmai - afferma - la sentenza dimostra che quando il giudice non ritiene attendibili le dichiarazioni dei pentiti l'esito del processo è assolutorio senza che queste dichiarazioni in alcun caso pregiudichino l'esito». Il provvedimento è ora fermo alla commissione Giustizia del Senato, ma lo stallo non dovrebbe durare ancora a lungo. «Siamo pronti ad approvare la riforma già martedì prossimo», ha confermato il popolare Luigi Follieri, relatore del provvedimento. L'accelerazione non è dovuta alla sentenza di Perugia, ha precisato il senatore Follieri. La riforma si era arenata di fronte all'impossibilità di trovare un accordo sulla questione delle «dichiarazioni incrociate» tra i pentiti. Il senatore ha annunciato di aver ritirato la modifica: «La discussione verrà affrontata nell'ambito di un nuovo ddl, quello sulla formazione della prova». Per Rossi (Md) «Non possiamo farci condizionare dal clamore» Spataro: «I pentiti sono ancora utili» Martone (Anm): non giustifico chi parla di danni da risarcire agli imputati usciti assolti dal procedimento Il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto