Grozny accusa Mosca «Ci state invadendo» di Anna Zafesova

Grozny accusa Mosca «Ci state invadendo» I servizi ceceni: oggi parte l'attacco Grozny accusa Mosca «Ci state invadendo» Ancora raid aerei russi sulla capitale Putin: colpiamo solo le basi dei terroristi Anna Zafesova MOSCA Ancora bombe su Grozny, che sta rivivendo ormai in pieno l'incubo della guerra. Ieri i bombardieri russi sono tornati alla carica, lanciando metodicamente missili sulla capitale cecena. I raid si sono succeduti dalla mattina fino al pomeriggio e negli intervalli i Sukhoj russi continuavano a sorvolare la città, terrorizzando la popolazione. I piloti russi hanno puntato soprattutto nella zona industriale di Grozny, dove sono caduti una ventina di missili, incendiando la raffineria e i depositi di carburante. Nel pomeriggio invece i bombardamenti si sono concentrati nella zona della torre televisiva, con l'evidente intenzione di abbatterla. La missione è fallita, ma nessuno a Grozny dubita che i russi torneranno all'attacco. Sono 20 giorni che l'aviazione russa compie raid occasionali sul territorio ceceno per colpire «campi di addestramento» dei terroristi islamici. Secondo Grozny, i bombardamenti hanno già fatto 300 morti civili, e la popolazione spaventata sta scappando in montagna: nella repubblica si contano già 15 mila profughi. Ma da due giorni Mosca è passata a un'offensiva aperta, cominciando a bombardare la capitale cecena. I missili russi hanno fatto ieri, secondo fonti cecene - confermate da osservatori indipendenti sul posto - almeno 23 morti. Ma i russi negano di voler colpire civili. L'obiettivo dichiarato del comando di Mosca è quello di privare la repubblica ribelle di ogni infrastruttura: «così non avranno benzina per fare scorrerie», ha spiegato un generale russo. Per le sue operazioni militari Mosca ba scelto la «variante jugoslava», così aspramente criticata dai russi quando è stata applicata dalla Nato contro Miloscevic. I ceceni sono convinti che i bombardamenti siano soltanto un preludio a un massiccio intervento terrestre. 30 mila militari russi sono già concentrati ai confini con la Cecenia, con armamenti pesanti: artiglieria, truppe corazzate e aviazione. Secondo il controspionaggio di Grozny, l'operazione potrebbe cominciare già stamattina, mentre anonimi militari russi fanno la data del 15 ottobre. Vladimir Putin però ha negato categoricamente qualsiasi progetto di guerra, dicendo che la Russia non ripeterà il tragico errore dell'invasione del 1994, che ha portato a due anni di guerra, 100 mila vittime e una capitolazione umiliante per Mosca. Il premier ha anche smentito la distruzione di obiettivi civili: «L'aviazione colpisce soltanto le basi dei terroristi. E' una guerra che è stata dichiarata alla Russia dagli estremisti islamici». Il presidente ceceno Aslan Maskhadov ha chiesto a Mosca nuove trattative: «E' inevitabile, prima o poi ci siederemo a negoziare». Ma Putin ha respinto l'invito: «Non tratteremo mai con i terroristi. Li distruggeremo, dovunque essi si trovino: se sono andati al bagno, li ammazzeremo nel cesso». Testuale. Mosca è ritornata definitivamente alle posizioni da cui ò partita la guerra di 5 anni fa: la Cecenia è un covo di «terroristi» ' che vanno sterminati a qualsiasi costo. Perfino Alexandr Lebed, l'uomo che nel '96 aveva con i ribelli un acordo di pace che prevedeva una futura secessione, ieri si è tirato indietro: «Parlare di indipendenza è assurdo».

Persone citate: Alexandr Lebed, Aslan Maskhadov, Putin, Vladimir Putin