Berlusconi; evviva, a Perugia c'è un giudice di Guido Tiberga
Berlusconi; evviva, a Perugia c'è un giudice Il Polo all'attacco dopo la sentenza su Andreotti: troppe inchieste istruite su teoremi politici Berlusconi; evviva, a Perugia c'è un giudice E Veltroni: nella magistratura si può avere pienafiducia Guido Tiberga ROMA Un'occasione irripetibile per dare addosso alla «giustizia dei teoremi» e agli «apriorismi giudiziari». Per gli uomini del Polo, l'assoluzione di Andreotti è sopratt atto questo. Silvio Berlusconi esulta: «Evviva, a Perugia c'è un giudice» dice, mentre i suoi alzano il peana per quella parte «seria, competente e professionale» della magistratura «che ha rialzato la testa». Gianfranco Fini si spinge più in là: «L'Italia si è risparmiata la vergogna di aver avuto per anni ai vertici dello Stato il mandante di un assassinio - aggiunge -. Ma questa sentenza dimostra che troppe inchieste eccellenti sono state istruite solo sulla base di teoremi politici e di dichiarazioni di pentiti». Per chi arriva dalla democrazia cristiana, la sentenza di Perugia è una sorta di catarsi collettiva che investe e beatifica un passato di cui non pochi si sono vergognati: «Dunque non è vero che l'Italia è stata governata da una banda di delinquenti...», dichiara Rocco Buttiglione, prima di lanciarsi in una lunga invettiva contro le «infamie messe in giro dai comunisti. A suo tempo, i comunisti avrebbero voluto processare De Gasperi - insiste - Più avanti alcune schegge impazzite di quella tradizione hanno assassinato Mo¬ ro...». Buttiglione è il primo a parlare: la sua dichiarazione arriva pochi minuti dopo la sentenza, mentre Franco Marini sta ancora parlando con Andreotti. Altri minuti e arriveranno a pioggia il sollievo dei popolari e le rivendicazioni di vecchi e nuovi democristiani: Mastella, Fiori, ma anche Emilio Colombo, Arnaldo Forlani, Paolo Cirino Pomicino, Nino Cristofori. Un coro di ex potenti cui si aggiunge presto anche Craxi: «Una accusa ed un processo assurdi - dice via fax da Hammammet -. È giunto l'atto di giustizia in cui tutti speravamo...». Per la sinistra, almeno quella che sta sotto la Quercia, l'assoluzione di Perugia rappresenta forse l'occasione per tirare un sospiro di sollievo. Ma è anche un modo per dire a chi di dovere che la magistratura non può far paura a chi non ha nulla da nascondere. «Giustizia e politica vanno tenute separate», riassume Walter Veltroni. «Da parte mia - aggiunge - non troverete mai una dichiarazione di soddisfazione per un verdetto di colpevolezza, né di sollievo per un'asso- Craxi-«Un'processo giunto l'attin cui tutti Bertinotti: resta i ccusa e un giusti. E' riparatore peravamo» giudizio sulla De luzione. Una cosa mi pare chiara: della magistratura e delle sue garanzie si può avere piena fiducia». Altri, nella maggioranza, si interrogano comunque sul funzionamento della giustizia: per il Verde Marco Boato la sentenza diPerugia «non potrà non avere ripercussioni sull'uso dei pentiti», mentre il diniano Emesto Stajano, ex magistrato, toma sul tema della divisione delle carriere tra giudici epm. L'opposizione di sinistra, Bertinotti in te^a, fa notare che - assoluzione o no - resta aperto «il giudizio politico sulla classe dirigente della De». Sulla stessa linea, per una volta, Armando Cossutta: «La mafia ha potuto vivere e spadroneggiare grazie alla collusione con tanti settori decisivi della vita economica e politica del Paese - dice il segretario dei comunisti di governo -. E anche con i gangli più delicati dell'apparato dello Stato per tanti e tanti anni governato dalla De». I Democratici prendono tempo: a Roma, Rino Piscitello e Willer Bordon si trincerano nel silenzio, in attesa dell'esternazione di Antonio Di Pietro, in trasfer¬ ta a Bologna. «Le sentenze non si commentano», dicono gli uomini dell'Asinelio. Ma l'ex pm non si fa pregare. «Andreotti ha esercitato il suo diritto di difesa - dice da Bologna - e un tribunale gli ha dato ragione. Questo deve far riflettere tutti coloro che pensano che i tribunali siano messi per fare un gioco politico. I tribunali sono lì per valutare le prove dell' accusa e della difesa. Naturalmente per potersi difendere e chiedere 1' assoluzione bisogna innanzitutto essere innocenti...». Un finale sibillino, in cui non pochi vedono un'allusione alla vicenda giudiziaria di Berlusconi. «Nelle vicende giudiziarie si sono esercitati due tipi di politici - aggiunge Di Pietro -. Io e Andreotti siamo tra quelli che, all'interno di un processo, non hanno mai attaccato la magistratura con supposte tesi ideologiche. Ma non tutti adottano questa strategia, molti preferiscono non sottoporsi al giudizio della magistratura, convinti che questa può non trovare la verità...». Poche, pochissime le voci fuori dal coro. Paolo Flores D'Arcais, Nando Dalla Chiesa. Tra i politici solo Umberto Bossi attacca i giudici di Penigia: «Ha vinto la ragion di Stato - dice il leader della Lega - I segnali si erano già avuti con l'allontanamento di Caselli, che da magistrato antimafia è stato trasferito a fare il funzionario romano. Il nemico non è la mafia, il nemico è il Nord». Craxi-«Un'accusa e un processo ingiusti. E' giunto l'atto riparatore in cui tutti speravamo» Bertinotti: resta il giudizio sulla De
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