Giulio & Giulia
Giulio & Giulia Un'avvocatessa di Palermo ha scardinato le tesi dell'accusa Giulio & Giulia Lirio Abbate GIULIA e Giulio. Perry Mason in rosa e il senatore dalle «sette vile». Stesso nome, ma profondamento diversi. Eppure, proprio a questa puntigliosa penalista che ha lasciato la Sicilia per seguire il suo maestro, il professor Franco Coppi, il senatore a vita deve una fetta consistente della sua prima assoluzione. Magra, aggressiva e determinata, Giulia Bongiorno, 30 anpi, ariete, penalista per vocazione, figlia del terrore degli studenti di giurisprudenza palermitani, Gimmi.CBòrlglòrhó, ordinario di Procedura civile, è una scheggia di energia «tecnico-giuridica». E' lei che due anni fa decise di studiare le 412 pagine del manoscritto di Aldo Moro, tro¬ vato nel '90 in via Monte Nevoso, dodici anni dopo la prima irruzione quando venne scoperto il memoriale dattiloscritto. Dopo avere confrontato i due documenti, Giulia è pervenuta ad una conclusione che ha polverizzato il movente dell'accusa: i due memoriali sono identici. Nelle pagine vergate da Moro, in cui si parla di Andreotti, ha spiegato Bongiorno alla corte attraverso una memoria di ,.Z7.P3gine, non c'è nulla di più di quello che era fato scritto nel documento dattiloscritto. BongiorSo trova la chiave di tmKFtffiWmtìèrc l'innocènza del senatore a vita e dimostra che nel memoriale scoperto nove anni fa i toni su Andreotti sono piii pacati rispetto al precedente e sostiene che a rinfor¬ zare le accuse sarebbero state proprio le Brigate Rosse. Per lo «scricciolo siciliano» ieri si è avverato uno dei suoi sogni: dimostrare l'innocenza di Andreotti. Il primo round è andato alla difesa, il secondo si giocherà a Palermo. Giulia chissà quante volte avrà toccato la medaglietta d'oro con il segno dell'ariete che tiene sempre al collo come portafortuna. Lo continuerà a fare nelle prossimo settimane nel capoluogo siciliano, cittadelle ha lasciato tre anni"'fa per uno stùdio legale di prestigio nella capitale. A Palermo era allieva dell'av-* vòcàfò Gioacchino SbacrM^-^Tensore del senatore a vita. La tenacia, la professionalità e l'ingegno che ha messo in mostra nel processo per mafia a Giulio Andreotti, hanno colpito il pro¬ fessore Coppi che l'ha soffiata al collega siciliano. Le migliaia di carte djbattimentàli, gli allegati ai rapporti di polizia sono tutti nella sua mente. Spesso accade che il pm liel córso deltóiidienze etneda- no proprio a lei le pagine in cui trovare alcune dichiarazioni. A Palermo Giulia Bongiorno ha lasciato la passione pei le motociclette, in particolare quelle da cross. L'avvocatessa ne possedeva una, e di tanto in tanto andava per strade sterrate a scorrazzare nella polvere e nel fango, poi gli impegni professionali l'hanno allontanata "da questa passióne. Là*-"moto l'ha venduta e adesso si accontenta dei modellini da tenere negli scaffali della libreria di casa. Qui espone le piccole BMW che le vengono regalate da un amico. Per chi conosce bene Giulia, la definisce una «donna in carriera», molto attaccata agli amici per i quali nutre sentimenti inossidabili. La superficialità non le piace, e così accade che per qualsiasi cosa che la interessi vuole andare in fondo. Le cene, però, preferisce farle al ristorante, piuttosto che a casa sua. Nonostante sia una buona forchetta, ai fornelli non è così brava come in udienza. Preferisce quindi ordinare da mangiare ad un bravo chef, sempre che ne abbia il tempo. Nel suo studio trascorre, infatti, gran parte delle ore e spesso fa tardi la sera: non riesce a staccarsi dai fascicoli e dalle carte processuali. Unica, affezionata compagnia, il fumo dei cigarillop. 0 Rosita Pecorelli subito dopo la sentenza A sinistra Giulio Andreotti assieme all'avvocato Giulia Bongiorno
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