«Sono fiducioso anche per Palermo»

«Sono fiducioso anche per Palermo» «Nel mio animo non avevo dubbi, però non basta aver ragione: bisogna trovare chi te la dà» «Sono fiducioso anche per Palermo» 7/ senatore: spero in un supplemento di vita per dimenticare rancesco Grignetti ROMA Stanco, addirittura esausto, ma raggiante, Giulio Andreotti si sottopone volentieri al supplizio di un telefono che non smette di squillare. Andreotti è appena tornato dagli inferi della giustizia al paradiso della politica. Tra i mille altri, dal Quirinale si fa sentire il Presidente Carlo Azeglio Ciampi. «Mi hanno chiamato in tanti. Sì, anche il Capo dello Stato». Ma Giulio Andreotti stasera è il vincente che ha sbaragliato i suoi avversari su tutta la linea. Risponde all'ennesima telefonata, dunque. E pare di vedergli quel sorriso trionfante sulle labbra che proprio non gli riusciva di trattenere quando ha affrontato le televisioni sul portone del suo studio. E a sera andrà proprio in uno studio televisivo, ospite di Bruno Vespa, per commentare in diretta il suo caso. L'occasione per alcune battute tipiche delle sue. «Forse sono stato ballerina di prima fila troppo a lungo. Forse dava fastidio. O ci pensava la mafia, o ci pensavano loro». «Se avessi avuto anche un millesimo di colpa, mi sarei ben guardato dal farmi vedere con il Papa». «Io sono un popolano romano. Non mi sono montato la testa quando le cose andavano bene, né sono andato sottoterra adesso». «Non ho visto del freddo intorno a me. Stare in una Cajenna politica e personale mi avrebbe dato fastidio». «Buscetta disse a Falcone tutto quello che doveva dire, niente di più di quello che il magistrato poteva credere. Ora so che è ammalato. Iddio lo aiuti. Ma guasti ne ha fatti!». «La mia preoccupazione è di non demonizzare i pentiti come tali. Servono, ma bisogna stare molto attenti». In fondo se l'aspettava, il colpo di scena. 0 no? «Per la verità qualcosa mi pareva, negli ultimi tempi. C'era stato un tentativo finale della procura., di presentare altre carte.. Cercavano di^ion concludere. Non vedo altra legittimità per Un atto così irrituale. Però, insomma, mi pare che anche l'atmosfera... Questi presidenti, sia a Perugia che a Palermo, conducono bene. Senza soggezioni versola procura». Certe polemiche sull'appiattimento dei giudici alle tesi dell'accusa, quindi, non sono giustificate. «Beh, mi pare di no. Sono contento anche perii sistema. Naturalmente sono contento innanzitutto per me. Ma non solo per me». Lei, senatore Andreotti, adesso è fuori dal processo con tante scuse. Però ha dovuto leggersi suo malgrado tantissime carte. Sentire innumerevoli testimoni. Si sarà fatta una sua idea su chi potrebbe aver ammazzato Pecorelli. «Ali, questo non lo so... Comunque se si mettono in fda venti piste, erano molto più possibili della mia che era una pista del tutto inesistente. Ma questo, mi lasci dire, è un problema che ormai riguarda la giustizia. E' un problema che esula dalle mie competen- ze. Io, per me, adesso ho voltato pagina e non ci penso più». Ma perché si imboccò una pista, la sua, che lei definisce addirittura ((inesistente»? «Non lo so. Certamente era una pista molto azzardata. Oltretutto il danno che poteva portare Pecorelli alle persone che fanno vita pubblica era molto relativo. Che poi ci fossero di mezzo altri intrighi, questo non lo so. Però era un processo strano. Nelle prime udienze la sorella di Pecorelli era stata molto civile nei nostri confronti. Poi quelli della parte civile, capisco che ognuno fa il suo mestiere, si erano accaldati malamen¬ te. Comunque tutto questo per me è passato. E preferisco non pensarci». Ci racconti quale è stata la sua reazione a caldo. «Molta soddisfazione, è chiaro... Anche per una ragione di principio. Si dimostra che c'è una valutazione libera tra chi giudica e il lavoro delle procure. Nel mio animo non è che avessi dei dubbi. Però non basta aver ragione. Bisogna trovare chi te la dà». Ma ora, secondo lei, con il processo di Palermo come si mette? «Guardi, sono fiducioso. Però sono rispettoso e non faccio commenti. Ma sono contento di una cosa. E cioè che anche il processo di Palermo si avvia alle conclusioni. A ottobre ci sarà l'udienza definitiva». Presidente, che cosa pensa dell'assoluzione anche per tutti gli altri imputati? «Sono contento. Mancando l'anello iniziale, cadeva tutto». Ma può l'emozione di una sentenza farle dimenticare questi sei anni? «Spero di avere un supplemento di vita per poter dimenticare di più». Il momento più brutto? «Fu quando mi telefonò Spadolini per dirmi che c'era questa richiesta di autorizzazione a procedere. In quel momento mi cascò il mondo addosso, perché tutto mi immaginavo fuorché.... Sono dieci anni esatti, oggi, che feci il primo decreto legge per lasciarti in prigione i mafiosi del maxi-processo». Nel '93, all'inizio del processo, lei disse che cominciava un calvario. «Senta, il calvario è un monte sacro... e noi siamo dei poveretti». Si è dimostrato che esiste una valutazione libera tra chi giudica e il lavoro dei pm. Se avessi avuto un millesimo di colpa non mi sarei fatto vedere con il Papa j j H Buscetta? So che ora è ammalato Che Dio lo aiuti, ma certo guasti -ne ha fatti tanti Io non voglio ^demonizzare i pentiti Servono, ma bisogna stare attenti jpa t fi Sono un popolano romano Non mi sono mai montato la testa e non mi sono neppure messo sottoterra per questa vicenda ij y A sinistra il senatore Giulio Andreotti Sotto Claudio Vitalone abbraccia il figlio subito dopo aver ascoltato la sentenza che lo assolve

Luoghi citati: Palermo, Perugia, Roma