Il Papa mette gli occhiali di Bono di Marco Tosatti

Il Papa mette gli occhiali di Bono La campagna a favore del Terzo Mondo, Wojtyla ha incontrato anche Quincy Jones e David Bowie Il Papa mette gli occhiali di Bono // leader degli U2-. è un ponteficefunky Marco Tosatti CASTELGANDOLFO Strani incontri, ieri mattina, a Castelgandolfo: Giovanni Paolo II ha ricevuto, assieme ad altri esponenti della musica e della cultura, tre rockstar: il leader degli «U2» , Quincy Jones e David Bowie. Li unisce - al Papa e fra di loro - la campagna lanciata tempo fa per ottenere la cancellazione, in tutto o in parte, del debito estero dei Paesi del Terzo Mondo. Ma naturalmente il cocktail di un Papa e di esponenti della musica rock, anche se non inedito (ricordate Giovanni Paolo II a Bologna, con Lucio Dalla e Bob Dylan?) si presta a spunti gustosi. Bono si è presentato all'udienza in tenuta quasi formale: giacca nera e camicia bianca. Ma la cravatta proprio non ce l'ha fatta, a mettersela. E' stato molto colpito dal Papa: nella conferenza stampa immancabile e seguente ha definito l'anziano papa «quanto si possa sperare di più funky in un pontefice romano». La rockstar ha inoltro detto che il Papa «dà l'impressione di uno dal quale quando era giovane avresti temuto un pugno ed ora tutta quell'energia é rivolta allo spirito». Sembra in effetti che sia proprio Bono, dei tre, quello che è riuscito ad instaurare un «feeling» particolare con il Papa; da non dimenticare che proprio Bono, in una tournée degli U2 a Roma si divertiva dal palco a fare degli scherzi telefonici al Vaticano. «Ha fatto sembrare facile stare assieme a noi -ha detto ancora il leader degli U2 -. Davvero penso che non si possa rifiutare nulla a quest'uomo, Clinton e Blair non possono dirgli di no. Ha grande charme ed è anche un show man: ha preso i miei occhiali e li ha indossati, è stato il primo Pontefice funky!» ' «Un faccia a faccia certamente inusuale - ha rilevato Radio Vaticana - quello tra Giovanni Paolo II e il turbolento rockstar ora convertito alla causa della solidarietà internazionale; e pure l'incontro e l'iniziativa che gli sta dietro hanno molto da offrire alla causa dello sviluppo dei Paesi poveri». Il leader degli U2 ha regalato al Papa un libro di poesie. «Noi di Jubilee 2000 - ha detto ancora - vogliamo che i Paesi ricchi cancellino i debili dei Paesi più poveri. Sappiamo che il nostro desiderio è anche quello del Papa. Del Dalai Lama. Di fedeli di ogni credo, musulmani ed ebrei, gente di destra e di sinistra. Siamo qui a Roma per dire: oggi, 23 settembre, mancano 100giorni alla fine del millennio, sbrighiamoci a chiudere le prigioni del debito». Da vari anni la Chiesa cattolica sta facendo pressione, a tutti i livelli, aftinché il debito estero dei Paesi venga condonato. E il Pontefice, nei documenti relativi al Duemila, ha più volte riproposto questo appello: come nel Giubileo biblico si sarebbero dovuti rendere gli schiavi alla libertà e annullare i debiti, cos'i nel Duemila le nazioni ricche cancellino i loro crediti verso chi non solo non può pagare, ma è schiacciato dal peso degli interessi. Una «catechesi» che ha evidentemente fatto proseliti. Dice Quincy Jones: «incontrare il Papa è stata un'esperienza indescrivibile, la sua umanità mi ha colpito. Ho conosciuto altri grandi uomini come Strawinsky e Sinatra, ma lui ha un altro livello, lo so cosa vuol dire essere povero, lo ero. Ho conosciuto l'altra faccia della medaglia, per questo supplico tutti voi di far diventare questa causa contagiosa». Jubilee 2000, è il nome del progetto anti-debito, e le rockstar sono coscienti della loro importanza in questa strana joint venture fra Santa Sede e palcoscenici. «Noi siamo quelli che battono sui tamburi per fare rumore e attirare l'attenzione», ha spiegato Jones. E ha aggiunto Geldof: «una volta non credevo che le canzoni potessero cambiare le cose, poi con Live; Aid abbiamo creato una lobby politica e fatto grandi pressioni. Noi possiamo aiutare ad aprire la porta perché un progetto come "Jubilee 2000" possa essere presentato a chi davvero ha il potere di cambiare le cose». Del Papa ha detto con un filo d'ironia Geldof «Mi sono piaciute moltis¬ sime le sue scarpe. Quest'uomo anziano e fragile è stato cosi umano con noi da permetterci di considerare anche pan icolari poco importanti come le scarpe. Spero che lo spirito della sua umanità si rifletta sui politici che devono eliminare tutti i mali del mondo». Giovanni Paolo II naturalmente ha pronunciato un discorso di saluto, e ha ribadito la richiesta vaticana di un'equa soluzione dol problema del debito estero, attraverso la cancellazione o la riduzione. «Indigenza e vistose^ diseguaglianzc -ha spiegato il Pontefice - rimangono all'ordino del giorno, a di¬ spetto degli enormi progrossi scientifici e tecnologici. La Chiesa guarda a tutto ciò con grande preoccupazione, non perché abbia al riguardo concreti modelli tecnici (li sviluppo da offrile, ma perche essa possiede la visione morale di ciò che il bene degli individui e della famiglia umana richiede». 11 Papa ha anche sotto¬ linealo come i benefici della riduzione del debito estoro potrebbero consentire ai Paesi in via di sviluppo d'invost ire .inolio capacità della persona, in particolare nel campo dell'educazione e della salute». Investimenti quanto mai necessari e raccomandati dalla dottrina sociale cristiana. E non si é risparmiato un affondo contro chi vede nel libero mercato un dogma quasi assoluto al livello planetario: «la Chiesa ha costantemente affermato che sulla proprietà privata pesa una sona d'ipoteca sociale, e che la legge del profitto non può applicarsi a ciò che e essenziale per la lotta contro fame, malattie e povertà». Giovanni Paolo II sta per indossare gli occhiali da sole di Paul Hewson .Bono-, leader del gruppo rock irlandese degli U2

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