I primi spari dei Caschi blu di Giuseppe Zaccaria

I primi spari dei Caschi blu RISCHIO VIETNAM PER LE FORZE INTERNAZIONALI I primi spari dei Caschi blu A Timor Est, contro soldati e miliziani reportage Giuseppe Zaccaria invialo rìOlU SI comincia a sparare. Quattro, cinque scontri a fuoco in zone diverse n non solo contro i guerriglieri «Aitarak».«Ancora qualche giorno cosi - dice un ufficiale thailandese della forza di paco - e qui cominceremo a rischiare un nuovo Vielnain». Al quarto giorno di «protezione internazionale» la capitale di Timor Est si affaccia in un clima di assoluto terrore. Il tam-tam notturno lui diffuso la voce che i guerriglieri si stanno riorganizzando, cominciano a raggrupparsi, Da Atambua, ai conlini con l'Ovest - zona in cui neanche un Casco blu e riuscito ancora a metter piede - le bande di Eurico ( lutiorres avrebbero cominciato a infiltrarsi. Qualcuno dice che si sta preparando un attacco all'hotel «Tomismo», quartior generale del contingente. Vere o no, queste voci diffondono grande nervosismo, e quando il sole non s'è ancora alzato già paiono confermate da una serie di sparatorie, (ili scontri hanno uno strano andamento circolare, e come se tutt'inlorno all'area del lungomare, ((nella maggiormente presidiata, si tentasse di saggiare le reazioni del l'Orni. Il primo scambio di colpi avviene nei pressi dello stadio, e dall'altra parte non ci sono «Aitarak» ma soldati indonesiani. E' una sparatoria breve ma molto intensa, che spinge hi gente in strada a scappare in ogni direzione, i profughi ìi schiacciarsi sotto le tende. l'in tardi il generale Cosgrove parlerà di un «confronto» e negherà checi siano incidenti con l'esercito indonesiano. Ma il comandante del contingenti! inglese, il colonnello David Kichards, ha già .smentito l'australiano raccontando com'è andata: «A un posto di blocco dei nostri gurkha s'è avvicinato un convoglio di camion militari indonesiani, e dai camion qualcuno ha fallo fuoco. Forse volevano vedere conio avremmo reagito,..». Poco più lardi i gurkha avanzano verso lo stadio che sorge proprio accanto ad una caserma della «'l'ni». Altre raffiche di mitra, stavolta destinatre a marcare un territorio «off limits» anche per l'Orni, almeno finché gli indonesiani avranno finito di ritirarsi. E poi, lungo tutta la mattinata, altre scaramucce tutt'intorno al centro, questa volta coi guerriglieri. 1 «soldati della pace» sono nervosissimi: esattamente come fino a ieri cercavano di fraternizzare adesso puntano i mitragliatori contro chiunque, ordinano a qualsiasi persona incontrino di licitarsi per lena e se l'ordini! non viene compreso buttano giù i passanti coi calci dei mitra. Altri «Aitarak» sono stati arrestali, ma via via che la presenza si stabilizza appa re sempre più chiaro che distili nuore. Ira vili ime e carnefici (ini e impossibile. Un giornalista thailandese, venuloqui a seguito dei suoi ufficia- li, racconta che nel suo Paese le polemiche già cominciano a montare. 1 contingenti asiatici non sono ancora arrivati ma a Bangkok i giornali già riportano le dichiarazioni di un misterioso «alto ufficiale» che dovrebbe essere lo stesso vicecomandante della spedizione, thailandese appunto. «Oli australiani stanno sbagliando tutto, si muovono con atteggiamento inutilmente aggressivo, se si scatena la reazione (ielle bande qui scoppiare una guerriglia lunga e molto pericolosa». Chi si trova, come qualche centinaio di giornalisti, coi piedi affondati nel guano ha invece l'impressione che la linea del generale Cosgrove sia anche troppo conciliante. lori dopo lo scontro con gli indonesiani il capo del contingente ha trascorso ore in un «meeting» coi loro comandanti, senza ricavare granché. Parla ancora di «collaborazione» quando appare chiarissimo che i solda¬ ti di Giakarta sono nervosi e frustrati. Fra l'altro, nell'intervento «umanitario» cominciano a verificarsi smagliature che presto potrebbero diventare errori capitali. A Timor Est continua a mancare ogni seria organizzazione degli aiuti. I gruppi umanitari parlano di venti persone morte per malnutrizione, di profughi che a decine di migliaia, sulle colline, aspettano cibo ed acqua. Alcuni lanci col paracadute non hanno avuto successo, il Commissariato per i rifugiati afferma: «Siamo già fuori tempo massimo. Fra poche settimane arriveranno i monsoni e il "popolo delle montagne" non potrà sopravvivere». L'aspetto militare certo ò prevalente, ma più si tarderà a prendere il controllo (lolle cose più quella gente morirà. E più l'ostilità verso l'occidentale prenderà corpo, non solo fra i filo-indonesiani ma anche fra gli indipendentisti delusi. Ieri accanto alla casa di uno di questi, Manuel Carrascalao, qualcuno ha scoperto un pozzo trasformato in discarica per corpi umani. Un cadavere irriconoscibile galleggiava sull'acqua, la gente del posto dice che il livello è troppo allo e li sotto devono esserci almeno venti corpi, Nelle case semidistrutte ogni giorno si scoprono i resti di vittime insepolte. Se prima dei monsoni non giungeranno gli aiuti, questa città devastata rischia di trasformarsi in uno sterminato lazzaretto. Si parla di un imminente attacco degli «Aitarak» contro il quartier generale delle forze di pace nell'isola Una bambina getta spazzatura in uno dei tanti roghi che ardono a Dili

Persone citate: Cosgrove, David Kichards, Manuel Carrascalao

Luoghi citati: Bangkok, Dili, Giakarta, Timor Est, Vietnam