TRA NOSTALGIA E TRADIZIONE di Sandro Cappelletto

TRA NOSTALGIA E TRADIZIONE ALLA VIGNA DEL GERBINO TRA NOSTALGIA E TRADIZIONE In un incontro e un concerto le due anime della musica russa Sabato 18 settembre la Fondazione Officimi - Mestrallet La Vigna del Gerbino offre un'occasione di avvicinamento alla musica russa: alle 17,30 si terrà un incontro con Sandro Cappelletto, Roberto Salizzoli ed Elizabeth Wilson (strada S.Brigida 31. tel. 011 /640.30.15), alle 21 in S. Maria della Scala a Moncalieri un concerto con Igor Gogolev (violino), Alexandre Ziumbrouski (violoncello), Svetlana Cernova (pianoforte). ALL'INIZIO del secolo, una linea invisibile separava l'Europa civile dalle seduzioni della barbarie musicale; correva irregolare lungo i territori asiatici che facevano parte dell'impero russo, attraversava i paesi della galassia slava, si affacciava ai bordi della Mitteleuropa; il suo credo era il ritmo, considerato come valore fondante, estremo contatto con la dimensione orgiastica del vivere, che il civilissimo nostro continente era riuscito ad occultare. Fino ;il 1D13, quando «Il rito della primavera» di Stravinskij impose anche ai sordi di riconsiderare questa arcaica dimensione rimossa, che univa un uso consapevole della tradizione colta a citazioni del folklore. La «barbarie» assumeva piena dignità estetica, la storia del gusto del Novecento cambiava. L'incontro promosso dalla Villa del Gerbino a Moncalieri è dedicato quest'anno alla musica russa, alla sua persistenza nel nostro orizzonte. Ma quale, quella «barbara» asiatica, o l'altra, più pacificamente europea? La separazione ò un grimaldello critico ormai spuntato. La stessa parabola compositiva di Igor Stravinskij racconta l'alternanza e la convivenza dei due colori, dei due temperamenti. In un rapido giro di anni, passò dal «Sacre» alla «Suite italiana», con la sua Serenata, il Minuetto, la Tarantella, che discendono dalla furia anarchica del Pulcinella, fratello mediterraneo di Petruschka, ingentilito dall'incontro con Pergolesi e il Settecento italiano. Stravinskij e stato il primo compositore programmaticamente globale, rimanendo tuttavia sempre riconoscibile: un prodigioso metabolismo culturale e tecnico gli consentiva di assimilare ogni credito. Barbaro prima di tutti, difendeva Caikovskij contro chi, in patria, lo considerava troppo «occidentale»; clamoroso errore di prospettiva, come raccontano, anche, le «Stagioni», ciclo di dodici fogli d'album pianistici, dove Caikovskij osserva, sfiora la campagna, i suoi animali, il freddo, racconta la felicità fatata di un interno natalizio. C'è una disperazione russa, una consolazione. Dostoevskij e Cecov, il delitto più misero e il radunarsi delle foglie spinte dal vento in un angolo di un giardino abbandonato. Il primo «Trio elegiaco» e la «Sonata» per violoncello e pianoforte di Rachmaninov ribadiscono questa dimensione lirica, dolente, pronta ad impennarsi in estri coloristici improvvisi. E la vastità creatrice di quella scuola continua a produrre autori di primo livello: il brano iniziale del concerto è dedicato all'«Elegia» di Golovin, compositore scomparso nel 1983. Alzando lo sguardo verso oriente, sentiamo che questa tradizione, pur così segnata dai suoi luoghi, dalla sua storia, è subito condivisibile, ci appartiene e coinvolge, non separa. Sandro Cappelletto

Luoghi citati: Europa, Moncalieri