Nel cervello c'è un «cassetto» per i vecchi ricordi topografici di Ezio Giacobini

Nel cervello c'è un «cassetto» per i vecchi ricordi topografici NEUROSCIENZE Nel cervello c'è un «cassetto» per i vecchi ricordi topografici Di OVE sono finite le memorie topografiche della città dove abbiamo vissuto cinquant'anni fa? Nuovi dati smentiscono che l'ippocampo sia la parte del cervello dove si depositano i vecchi ricordi. L'ippocampo non si interessa delle vecchie memorie. Ecco come lo si è scoperto. Il signor E.P., un tecnico di laboratorio di 76 anni oggi in pensione, perdette quasi completamente la memoria in seguito ad una grave encefalite causata dal virus dell'Herpes simplex. Si tratta di un caso di amnesia retrograda ( cioè per gli eventi avvenuti prima della malattia). L'amnesia era di tale gravità da impedirgli perfino di riconoscere di volta in volta il medico curante che l'aveva visitato almeno una quarantina di volte a casa. In particolare non poteva più ricordare fatti avvenuti nei quarant'anni antecedenti la malattia. L'esame del cervello con la risonanza magnetica mostrava un grave danno bilaterale localizzato alla parte mediale del lobo temporale compresa quella parte detta ippocampo che si ritiene essenziale per la formazione delle memorie. Uno dei compiti attribuiti all'ippocampo è di farci ricordare i luoghi che sono familiari. L'ippocampo ci aiuterebbe a costruire delle carte geografiche dettagliate dei luoghi conosciuti (compresi quelli di molti anni addietro) e ad archiviarle nel cervello. Secondo i dati della la neurologia classica si tratterebbe di un vero meccanismo di deposito dei nostri antichi ricor- di topografici. Il nostro paziente era cresciuto in una valle della California chiamata Castro Valley negli anni 1930-40. All'età di 28 anni si era trasferito ed aveva rivisitato i luoghi della gioventù solo occasionalmente. Un caso piuttosto comune come per chi per motivi di lavoro si trasferisce definitivamente in un'altra città o addirittura in un altro paese. Per accertare quanto una persona normale che abbia un'esperienza analoga ricordi del luogo natale dovremmo identificare un certo numero di compagni di scuola della stessa età che non abitino più in quel luogo. Due psichiatri dell'Università di San Diego in California riuscirono infatti a trovare ben 5 compagni di scuola di E.P. che avevano vissuto per lo stesso numero di anni in quella vallata por poi trasferirsi definitivamente altrove. Quanto potevano ricordarsi di quel luogo? Ripetiamo noi stessi l'esperimento (se possiamo andare indietro di 40 anni) a cui vennero sottoposti il paziente e i suoi cinque coetanei. Tentiamo di disegnare a memoria nella nostra mente una cartina della zona dove abbiamo vissuto 40 anni fa indicando strade, piazze e corsi col loro nome. Fissiamo la mappa costruita a memoria sulla carta e immaginiamo di dover andare da casa nostra a quattro diversi punti della nostra zona (navigazione familiare), di dover "navigare" tra quattro punti diversi nella stessa area (nuova navigazione) e di dover percorrere un tragitto alternativo immaginando che la strada principale sia bloccata al traffico (navigazione alternativa). Per finire, dovremmo immaginarci di essere al centro di una piazza e di dover indicare col braccio la direzione di quattro diversi punti di riferimento ben noti (indicazione di punti di riferimento). Con grande sorpresa degli sperimentatori, il signor E.P. se la cavò benissimo in tutti questi test di memoria topografica. Pertanto la sua antica memoria spaziale non era peggiore di quella dei cinque coetanei utilizzati come controlli. Questo risultato andava direttamente contro il dogma neurologico dell'ippocampo come area di deposito permanente dei ricordi dei luoghi antichi. Concordava però col fatto che pazienti che soffrono della malattia di Alzheimer e che non si orientano più nei luoghi dove abitano, conservano ancora una certa memoria dei luoghi dove sono vissuti molti anni prima. Studi sperimentali sugli animali confermano la nozione clinica che il lobo temporale (e la sua parte l'ippocampo) costituiscano un centro essenziale per la formazione di recenti memorie spaziali e non spaziali, ma non indispensabile per il riconoscimento di memorie remote. La regione del cervello dove risiedono le vecchie cartine topografiche è stata invece localizzata nella corteccia della parte più posteriore del cervello. Il compito dell'ippocampo è quello di fotografare le memorio recenti, di catturare il momento attuale nello spazio e nel tempo e di trattenerlo per l'uso futuro della nostra memoria. All'ippocampo non interessano invece le vecchie memorie dei luoghi vissuti. Questo risultato è comparso di recente sulla rivista «Nature». Le ricerche sperimentali fatte sui topolini confermano i dati clinici e si trovano nello stesso numero. Ezio Giacobini Finora si credeva che la memoria dei luoghi fosse collocata nell'ippocampo Ora si è scoperto che il nostro atlante personale è nella corteccia posteriore

Luoghi citati: California