Com'è cambiato il paesaggio da Cézanne a Mondrian
Com'è cambiato il paesaggio da Cézanne a Mondrian IN ITALIA Com'è cambiato il paesaggio da Cézanne a Mondrian Marco Rosei N EGLI spazi labirintici della Casa dei Carraresi una tipica e travolgente kermesse pittorica «copyright Coldin», dedicata quest'anno ad un tema che è snodo fondamentale fra '800 e '900, la rivoluzione soggettiva dell'immagine del paesaggio, e della veduta da Monet e Cézanne a Mondrian e Permeke, Klint e Schiele, attraverso i Nabis, i divisionisti e i simbolisti, i Fauves, i pittori della Brucke. La Stazione di Milano di Morbelli, un Gino Rossi bretone e Sagliano Micca di Carrà, in imminente approdo alla Milano futurista (un Boccioni invece quasi insignificante, solo per onor di firma), reggono benissimo il confronto. Capisaldi come i due Monet londinesi del 1903 e del 1904 e l'informale Salice piangente. Giverny del 1918, data limite della mostra, sono accortamente distribuiti nelle sale per coagulare intorno a se situazioni e confronti, oppure accostati per far scaturire dalla frizione un universo globale, come nel caso di Cézanne con i Pioppi del Museo d'Orsay e La montagna Sainte Victoire dello Stedelijk di Amsterdam. Altri confronti sono audaci ma geniali, quasi folgoranti sulla vastità della trasformazione delle immagini in poco più di un decennio, fra due capolavori come i Maiali neri di Gauguin del 1891, paradiso naturale simbolico di irrealismo cromatico, e il Porto d'Abaill di Matisse del 1905, mediterraneo solare atomizzato dall'astrazione estrema del divisionismo. Dufy regge con due splendidi pezzi dell'Estaque 1908 il discorso del paesaggio cubista, in cui la necessità (economica) ha fatto virtù critica. Il Museo Russo di Pietroburgo, ecumenico, ha inviato lo stesso paesaggio iniziale di Kandinskij ad Achtyrka presso Mosca, intorno al 1900, Fiume d'estate qui a Rovigo, Fiume d'autunno a «Kandinsky Chagall Malevich e lo spiritualismo russo» a Verona. Simbolisti, cubisti divisionisti o Fauves: audaci e geniali confronti alla Casa dei Carraresi «La ferrovia del Pacifico» di Gaetano Previati
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