Il giardiniere del Re Sole coltivava piselli e filosofia di Mirella Serri

Il giardiniere del Re Sole coltivava piselli e filosofia SE R R ' E Mirella Serri Il giardiniere del Re Sole coltivava piselli e filosofia ERA capace di dialogare con una foglia di lattuga, con una cavalletta, con una formica, uno degU uomini di coite più stimati e riveriti dal Re Soli!, il giardiniere Jean-Baptiste de La Quintinie. Luigi XIV, irriconoscibile per via del cappellaccio calcato fin sulle orecchie, del grembiule lungo fino ai piedi, si dilettava di l ra correre il suo scarso tempo libero in compagnia dello straordinario agro mimo incaricato di creali! intorno alla reggia di Versailles, ancora in costruzione, un sontuoso pano. Che fosse, ammolliva il sovrano, «il più possibile vicino alla perfezione». Il giardinieri!, sotto la cui sapiente guida il re, armato di rastrelli e vanghi!, stlappava erbacce e piantava bulbi, era ammirato e invidiato da parte della corte Mescolando fiction e realta, il trentatreenne scrittore esordiente Frédéric Richaud, ha dato vita al romanzo culi delle ultime generazioni di verdi ed ecologisti francesi, «Il signor giardiniere» in cui campeggia la figura di La Quintinie, creatore del giardino di Versailles, autore di un trattato e di un dizionario di ortocoll uni pubblicati dopo la sua morte nel 1688. Fra nato nel 1670 a Chabanais. Il giardiniere comincio a lavorare a corte grazie all'interessamento dell'economista francese Jean-Baptiste Colbert che lo presentò al principe di Condé. Quest'ultimo, a sua volta, lo indicò al Re Sole come l'uomo in grado ili trasformare gli incolti terreni intorno a Versailles in un paradiso in terra, traboccante di frutti e di piante. Erano tempi di carestie e di lotte cruente: la Francia aveva impegnato i suoi eserciti, capeggiati dal visconte di Turenne e ria Condé, nella guerra contro l'Olmi- da, e viveva momenti di tenore a causa delle rivolle dei contadini bretoni e della repressione di protestanti e giansenisti. Il sospetto e la delazione su veri o falsi tradimenti erano all'ordine del giorno. La singolare figura di giardiniere-filosofo si distingueva nella folla dei cortigiani per la sua inclinazione alla solitudine e per la sua estraneità ai giochi di potere. I rapporti di La Quintinie con le maestranze impegnate ad ampliare la reggia di Versailles - per esempio, l'architetto Jules-Hardouin Mansart che aveva costruito la galleria degli Specchi e il gran Trianon - o con i nobiluoniini che tutti i giorni brigavano per avere cariche e prebende, erano pieni di diffidenza. Ma, soprattutto, a devastare l'esistenza del giardiniere era la visione degli stenti e della miseria in cui vivevano i contadini e gli operai alle sue dipendenze. Gente che finiva la propria vita in estrema povertà oppure suicida, ciondolante da un albero per disperazione. Nel rapporto quasi mistico con tuberi e piselli, con roseti, ortensie e terreni acquitrinosi, il mago dal pollice verde dimentica le trame di corte, il sangue, le guerre. Ma non resiste di fronte alle quotidiane ingiustizie e violenze. Il giardiniere, uomo libero in una Francia cortigiana e asservita alla monarchia, finisce la sua vita con una panica immersione in una serra, sputando sangue e circondato dalle sue piante. Un particolare della reggia di Versailles

Persone citate: Baptiste Colbert, Luigi Xiv, Re Sole, Richaud

Luoghi citati: Francia, Versailles