La Bretagna di Scarlette pescatrice della televisione

La Bretagna di Scarlette pescatrice della televisione UNA LUNGA ESTATE DI MAREE E DI FUOCHI NOTTURNI La Bretagna di Scarlette pescatrice della televisione DOVE IL CLIMA È BIZZARRO E PIENO DI TEMPERAMENTO: E' COME SE CHIEDESSE DI CORRERGLI DIETRO, MA STARE AL SUO GIOCO SIGNIFICA PERDERE. TANTO VALE RESTARE A GUARDARLO E ADATTARSI Al SUOI UMORI REPORTAGE ■ Romana Petri QUI, in Bretagna, il clima è bizzarro e pieno di temperamento. E' come se chiedesse di corrergli dietro, ma stare al suo gioco significa perdere, tanto vale restare a guardarlo e adattarsi ai suoi umori. Si placa un po' solo nel primo pomeriggio, nel senso che se piove continuerà a piovere e se c'è il sole si ha una discreta garanzia di bel tempo. L'unica costante è il vento, un vento implacabile che obbliga noi mediterranei a indossare abiti autunnali anche in pieno agosto. I nordici no, loro se ne vanno tranquillamente in giro in maglietta, si immergono nelle acque gelate dell'AUantico e quando ne escono si lasciano asciugare da queste raffiche di vento freddo che con la sua velocità cambia continuamente di forma alle grandi nuvole bluastre. Anche il paesaggio sulla costa è mutevole, lo ridisegnano due volte al giorno le maree: l'alta marea quasi sempre burrascosa, diurna, e la bassa marea serale e placida, con quel modo che ha l'acqua di rientrare lentamente in sé lasciando una spiaggia lucente che si riempie di ciclisti e dalla quale emergono enormi e squisite telline che bretoni e turisti si mettono a raccogliere in grandi contenitori di metallo per la cena. Quando in Bretagna arriva il sole le nuvole scompaiono come davanti a un re, cielo e mare hanno colori quasi siciliani e le casette con i tetti di ardesia, tutte uguali, sembrano essere state trasportate in altro luogo grazie a una magia di chissà quale misteriosa creatura delle leggende bretoni. Quando c'è, il sole è fortissimo, capace di alzare la temperatura improvvisamente di parecchi gradi, e la luce è così intensa da diventare quasi offensiva. E' questo continuo contrasto che cambia anche cinque o sei volte al giorno a rendere tanto affascinante questa terra. Ho affittato una casa in un piccolo paese di pescatori che si chiama Saint Guénolé, tra Douarnenez e Concarnau, luoghi di memorie simenoniane, nella zona di Finistère, sulla costa detta di Cornovaglia. Non c'è molto turismo. Stupisce soprattutto il silenzio, la naturalezza con la quale tutti parlano a bassa voce, adulti e bambini, anche quando verso le cinque del pomeriggio DOVE IL CLIMA È BIZZARRO E PIENO DCHIEDESSE DI CORRERGLI DIETRO, MAPERDERE. TANTO VALE RESTARE A GUquasi metà del paese è riunito sul molo. Quella è l'ora dell'arrivo dei pescatori che partono all'alba e rientrano in giornata. Sono in tanti ad aspettarli, e ognuno ha in mano un sacchetto di plastica nella speranza di poter comprare del pesce fresco. E' una speranza, mai una certezza, perché questi pescatori sono capricciosi, vanno secondo l'umore, non a tutti danno. In ogni caso, come dicono qui, per avere la certezza di poter comprare «il faut connaitre». Beh, tutto il mondo è paese, penso io con il mio sacchetto di plastica in mano. Ma aspetto invano, che ai turisti vendono meno che mai, scottati addirittura dal fatto che spesso una volta riempito il sacchetto se la sono data a gambe senza pagare. Allora mi metto a parlare con una signora, mi dice che devo andare a Kerity, un paese che dista solo tre chilometri, «lì c'è Scarlette, l'unica pescatrice della zona, «qui è famosissima, la si vede spesso anche in televisione, rientra con la sua barca verso le nove del mattino e lei non fa distinzione, vende a chiunque e a prezzi davvero vantaggiosi». Ma per chi come me resta a mani vuote Saint Guénolé offre un'altra opportunità. Ogni giorno verso le sette e mezzo di sera rientrano le barche grandi della quindicina. Sono i pescherecci che stanno in mare due settimane e che ritornano con TEMPERAMENTO: E' COME SE STARE AL SUO GIOCO SIGNIFICA RDARLO E ADATTARSI Al SUOI UMORI una quantità impressionante di pesce stipato in cassette di plastica azzurra ricoperte di ghiaccio. Non è la stessa cosa ma è meglio di niente, è ottimo pesce dell'Atlantico, lo stesso che poi compriamo surgelato nei supermercati durante l'anno. Per il corrispettivo di novemila lire ho due chili di rombo maculato, e in più mi aggiungono in omaggio più di mezzo chilo di «langoustines» decapitate. Ma non si vive di solo pesce qui, la cucina bretone è ottima, oltre ai vassoi di molluschi e crostacei il mare fornisce un'altra portata: l'alga. In insalata o in terrina, in spiedino, candita o addirittura nei dolci come il «far», non si resta mai delusi. Stranissimi sono i carciofi bretoni, molto più grandi dei nostri, ma soprattutto dal sapore più delicato, che non altera il gusto del vino. E poi ci sono le famose crépes, quelle smerlettate di Quimper o quelle sottili di Gourin, dolci o salate, fatte di grano saraceno o di frumento, ma cotte sempre sul «piling», una tegola circolare di lamiera. Il pezzo forte tra i dolci resta comunque il «Kouing Amann» che in bretone vuoi dire al burro. Il migliore si trova a Douarnenez dove lo si può gustare dal più filologico a quello con aggiunta di pere o prugne. Il modo migliore per provare tutte queste specialità è comunque quello di partecipare a una fest-noz (letteralmente fuoco notturno), vera e propria festa popolare che anima le notti estive di moltissimi paesini e dove si possono ascoltare le voci dei cantori di Kan ha diskan (canto e decanto), una forma di canto da danza dal ritmo rapido e molto accentuato. Tra pochi giorni ce ne sarà una a Tregoat, una vera e propria sagra del cinghiale alla Obelix dove si mangerà e ballerà fino a tarda notte. Ma non è difficile trovarne da queste parti, a Saint Guénolé ci sarà presto la festa della flottiglia, a Plomeur la sagra della crèpe. E poi c'è il circo, sempre e ovunque, due circhi alla settimana in ogni paesino che in ventiquattro ore montano e smontano le loro masserie per regalare qualche momentanea e struggente risata a un pubblico che del circo non si stanca mai. Passeggio lungo la spiaggia «rie la Torche» pensando alla Bretagna, una spiaggia immensa che va avanti per chilometri e dove anche in agosto si è distanti gli uni dagli altri di almeno cinquecento metri, dove in molti praticano un solitario e discreto nudismo. Penso che il bello di questa temi, e della Francia in genere, sia soprattutto l'assenza della moderna volgarità, l'assenza del rinnovare per distruggere ciò che c'era prima, il rispetto per l'ambiente, l'assoluta mancanza di abusivismo che distrugge anche il panorama più bello. Qui ogni piccolo bar conserva il fascino del passato, i giardini delle case sono curati senza le borghesi leziosaggini alle quali siamo costretti ad assistere da noi. Il clima sarà bizzarro, ma vale la pena subirlo serenamente in nome di una «boulangerie» dipinto in azzurro o in rosso sopra al negozio al posto dei nostrani «Non solo pane»... o «Il tuo fornaio», e cosi via per altri mille orrori. Tutto sommato si sta proprio bene. Stasera prenderò la macchina e andrò a cena in un sobrio ristorante all'antica che si trova a qualche chilometro da qui, alla Pointe du Raz, in ima baia che ha il coraggio di chiamarsi Baia dei Trapassati. In Italia magari non ci andrebbe nessuno in un posto con un nome così, qui non lo associano a nulla di iettatorio, conoscono la leggenda che ha dato origine al nome e ci vanno allegramente. Ho affittato casa a Saint Guénolé, un piccolo paese in riva all'Oceano, tra Douarnenez e Concarnau, luoghi di memorie simenoniane nella zona di Finistère. Stupiscono il silenzio e la naturalezza con la quale tutti, adulti e bambini, parlano a bassa voce Immagini di Bretagna : golfo di Quiberon (veduta della costa La Trinité) e il centro cittadino di Cancale (foto di Giorgio Ricatto).

Persone citate: Giorgio Ricatto, Romana Petri

Luoghi citati: Francia, Italia