Intorno a Grenoble l'ombra del terrore di Alessandro Perissinotto

Intorno a Grenoble l'ombra del terrore Intorno a Grenoble l'ombra del terrore RECENSIONE Alessandro Perissinotto AI piedi delle montagne, il campus universitario di Grenoble è una piccola città a sé, con le sue strade, i suoi anfiteatri, le sue biblioteche, i suoi impianti sportivi e le sue residenze per studenti. Tutti edifici di cemento grigio. Alcune delle residenze sono così angosciose che il numero dei suicidi tra gli studenti cresce vertiginosamente. E' qui che, non a caso, Jean-Cristophe Grange sceglie di ambientare il suo thriller / fiumi di porpora; una storia di follia, anzi di follie che si mcrociano in una continua sovrapposizione di vittune e carnefici. Un giovane bibliotecario dell'università viene trovato morto sulle montagne che dominano la capitale dei Delfinato, il suo corpo, che porta orribili segni ili tortura, è stato incastrato in posizione fetale tra le rocce; sul tranquillo paese che ospita il campus si allunga l'ombra del maniaco. Per dargli la caccia, giunge da Parigi Pierre Niémans, investigatore di punta della polizia francese. Il mistero pare avere origine nell'università, occultamente dominata dalla casta degli «interni», professori emeriti, succeduti nell'incarico ai loro stessi genitori e destinati a lasciare il posto ai propri figli, ma ben presto il teatro dell'indagine diventa quello delle pareti rocciose, dei ghiacciai e persino quello delle surreali profondità dei crepacci. E mentre le montagne intomo a Grenoble continuano ad arrossarsi del sangue di altri cadaveri, a duecento chilometri di distanza, in un minuscolo villaggio nei pressi di Cahors, il tenente Karim Abdouf cerca di risolvere il caso, in apparenza ben più semplice, di una duplice effrazione. Karim ha un passato di ladro d'auto e di balordi, fa il poliziotto per sentire l'«emozione della RECENAlessPeriss IONE ndro notto notte» e sogna di arrestare i serial-killer; intanto però è costretto ad accontentarsi dei servizi di pattuglia tra le strade deserte e i paesi abbandonati della Francia profonda, dove il suo volto maghrebùio e le sue treccine da giamaicano non gli procurano certo molte simpatie. Ma la sua grande occasione è alle porte: la sua inchiesta, che ricostruisce la storia di un bambino morto quindici anni prima, di una suora cieca e di una madre bellissima e oscura, si salda con quella di Niémans. Finale nella miglior tradizione del giallo. I personaggi di Grange non sono pure marionette al servizio dell'azione; sebbene i tratti della personalità dei due poliziotti siano un po' sommari non si può dire che Karim o Pierre siano privi di spessore. Ma è il ritmo, l'incalzare degli eventi, delle scoperte a costituire la caratteristica più rilevante di questo romanzo. E poco importa se il finale potrà apparirci un po' pretestuoso, se le motivazioni di tanta ferocia ci sembreranno un po' cervellotiche; quello che conta è che ci parrà di riemergere dal gorgo torbido nel quale l autore ci aveva immersi con la sua scrittura precisa, ricca, ma senza sbavature, che nella traduzione di Idoiina Landolfi diventa quasi letteraria, seppure con qualche imprecisione sui termini tecnici che gli appassionati di alpinismo non mancheranno di rilevare. Jean-Christophe Grange I fiumi di porpora Garzanti, pp. 385. L. 32.000 ROMANZO

Persone citate: Christophe Grange I, Garzanti, Karim Abdouf, Landolfi, Parigi Pierre

Luoghi citati: Francia