Alla ricerca di Nausicaa tra fumisterie e falò di Bruno Quaranta
Alla ricerca di Nausicaa tra fumisterie e falò Alla ricerca di Nausicaa tra fumisterie e falò RECENSIONE Bruno Quaranta NEL segno di Luigi Tenco. Una voce poco fa è l'epigrafe di «Le vele», neonata collana narrativa dell'editore Fazi. Italiana. Solo italiana. Un ennesimo atto di fiducia verso le nostrane energie, in bilico fra smisurati elogi e stroncature non meno sconnesse. Un antidoto contro il rischio isolato dal cantautore di scuola genovese: «Vogliono far di te un uomo piccolo, una barca senza vela». Ha lasciato per primo la rada «I reni di Mick Jagger» (pp. 170, L. 22.000), esordio romanzesco di Rocco Fortunato, chitarrista e cantante. Un filo autobiografico o quasi: verrà la malattia a folgorare un uomo «che ha sempre rubato e sprecato tutto: amore, talento, salute». Dalla vita alla finzione, al secondo titolo: «Una lezione sull'amore» di Silvio Mignano, trentaquattrenne di Fondi, dintorni di Latina, ora in Kenya. E' un giallo letterario, un rebus che si avvita intorno a una figura alta, estranea ai giochi, alle beghe, al mercato, al suk. Chissà: Gadda o Savinio o Landolfi, o un loro mix. Con un'orma più nitida in direzione del divino Tom: la casa editrice «Le labrene», presso cui pubblica lo scomparso dioscuro pulsante nell'opera prima. Aurelio Sciavi (così si chiama il RECENBrQua IONE o nta protagonista-fantasma) muore lasciando un inedito. La sorella dubita delle «Labrene» (sovviene - magiche contaminazioni - Landolfi: «Da bambino fantasticavo lungamente su cosa mi sarebbe avvenuto se un caso maligno mi aves ■ se forzato a più intrinseci contatti, in altri termini a toccare una di loro od a subirne il tocco»). Teme, la donna, che le bozze incompiute siano state manipolate, che «Le labrene» abbiano tentato «in qualche maniera di completarle». Occorre indagare, accertare la verità (rompicapo antico, mille volte arduo, là dove impera l'invenzione). Inevitabile rivolgersi a un detective, tale Paolo Veronese, come il pittore, una citazione fra le altre, fra le innumerevoli. Forse un biglietto da visita che annuncia l'epilogo (pare) veneziano: in Laguna si congedò l'artista. Indaga, Paolo Veronese, indaga ancora. Sa poco o nulla dei mondo che gli tocca setacciare. Verbosi critici e professori ed esperti in fumisterie lo attendono, lo confondono, lo cospargono di dubbi. Lasciare l'inchiesta? Avanzare nelle sabbie mobili? Avanti, avanti tutta, c'è un fuoco estremo che aspira, che calamita, che disarciona la tentazione di sciogliere il contratto. E c'è una donna, un'adolescente, Valentina, che impedisce la fuga, acerba e sensuale e devota com'è. E dunque: Sia «Nausicaa» (il titolo del lavoro postumo) a occupare i giorni e le notti. «Nausicaa» che esiste, di là del racconto, dell'eco omerico, una fanciulla mensilmen¬ te inondata di fiori, depositaria della versione definitiva, di una certezza: «Probàbilmente avrebbe (Aurelio Sciavi, ndr) continuato a lavorarci, ma senza arrivare mai a una chiusura nel senso più tradizionale. Amava ripetere che il libro poteva essere letto in tutte le maniere, anche ù rébours, a ritroso. Però era diverso dagli altri, e in realtà ho i miei dubbi che fosse proprio destinato al pubblico». Ma Aurelio Sciavi, tra cronaca e metacronaca, aspira (aspirava) non solo, o forse non aspirava affatto, a veder pubblicato il parto ultimo. Alla maniera di Nabokov, il Nabokov di «Cose trasparenti», richiamato in auge da una citazione veterotestamentaria, mira (mirava) a impartire una lezione d'amore e di letteratura, evangelicamente rivolgendosi a un semplice, a un povero di spirito qual è Paolo Veronese. «In "Cose trasparenti" - aveva osservato lo scrittore - ritrovo tutto il disprezzo nabokoviano per le soluzioni più facili accarezzate da certa letteratura (...). E la cosa piii straordinaria è il modo scelto per mortificare questi meccanismi: riproducendoli. Ecco allora che la conclusione di "Cose trasparenti" è proprio un bel falò come si deve, con tutti i dovuti cliché e il suo corollario di faville e schianti di legni bruciati». E' molta la legna che Silvio Mignano accatasta. Ma non è ancora da ardere, resiste Ispesso) all'invito della fiamma, è sospesa fra i due universi identificati dalla sorella di Aurelio Sciavi: «La verità è che loro scrivevano, mentre mio fratello/a ceva letteratura, ed erano ben coscienti della differenza, e non hanno mai potuto accettarle». «Una lezione sull'amore», romanzo d'esordio di Silvio Mignano: un irregolare scrittore muore lasciando un inedito, la sorella teme che l'editore . lo manipoli, una musa risolve il caso Il rogo della Fenice: un teatro in fiamme svela il giallo letterario di Silvio Mignano «Una lezione sull'amore» Silvio Mignano Una lezione sull'amore fazi.pp. 122. L. 20.000 ROMANZO
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