Un po' di immaturità ti rinnova la vita di Franco Garelli

Un po' di immaturità ti rinnova la vita Un po' di immaturità ti rinnova la vita RECENSIONE Franco Garelli. E' LA CAPACITA' DI ACCETTARE I PROPRI LIMITI E ADATTARSI Al CAMBIAMENTI, DI NON FOSSILIZZARSI NELL'ETÀ' ADULTA: UN PROVOCATORIO «ELOGIO» DEL PEDAGOGISTA DEMETRIO CHI ha detto che l'immaturità deve precedere l'età adulta? Dell'immaturità non abbiamo sempre bisogno, per alimentare la nostra vita di innocenza e di speranza? Per trasformarci e rinnovarci, per non farci sentire arrivati? Qui non si tratta di defilarci dalla responsabilità di adulti, di rincorrere il mito dell'eterna giovinezza, sconfessando la carta anagrafica. Quanto di individuare le condizioni che permettono ad un'importante età della vita - la maturità, appunto - di mantenersi viva e feconda, di non spegnersi anzitempo. L'elogio di questa «immaturità» è la proposta controcorrente di Duccio Demetrio, docente di una disciplina assai singolare - l'educazione degli adulti - alla seconda Università di Milano. Da tempo questo pedagogista orienta le sue riflessioni per rendere elastica un'età della vita sottoposta a varie rigidità. L'ha fatto prima con il libro «Raccontarsi», in cui propone a ogni adulto di usare l'autobiografia come cura di sé; poi con «Pedagogia della memoria», in cui sostiene che la coscienza di aver vissuto può costituire il filo rosso che dà ordine alle varie esperienze e permette di trasmettere agli altri «quel poco della vita che siamo riusciti a capire»; e ora con «L'elogio dell'immaturità», un volume che esce dal cliché di un testo di pedagogia per interpellare i lettori con le riflessioni e gli imbarazzi della vita. Demetrio vanta anche una vasta attività di sensibilizzazione in questo campo. Da alcuni anni diri- ge la rivista «Adultità», il cui merito va ben al di là di un titolo che nel suo tono «statuale» e perentorio sembra sconfessare il messaggio che si vuole promuovere. Inoltre ha dato vita alla libera Università della Autobiografia di Anghrari, un piccolo centro toscano, non distante da Arezzo, in cui si moltiplicano cicli di conferenze e lezioni assai affollate da adulti bisognosi di ripensare la loro condizione. Insomma, ha individuato un buon filone di analisi, che risponde alla domanda di un'età sovente bistrattata e al centro di molte tensioni e contraddizioni. Il disagio, celebrato con troppo frequenza per altre età della vita (giovani e anziani in particolare), sembra bandito da quell'età adulta che pure addensa su di sé molti oneri e responsabilità. Questa è comunque un'età al centro di molte tensioni e dalla capacità di affrontarle dipende anche la qualità del vivere individuale e collettivo. Ben vengano quindi testi come quelli di Demetrio che si applicano RECENFranGarE' LA CAPACITA' DI ACCETTAREAl CAMBIAMENTI, DI NON FOSUN PROVOCATORIO «ELOGIO» a un tema sovente lasciato nell'oblio per la difficoltà di darne voce in modo adeguato. Le lamentazioni, comunque, qui non sono di casa. Al loro posto c'è un forte richiamo - a metà tra l'etica e la poetica - a fare dell'immaturità un motivo di arricchimento personale. Valorizzare un'idea di immaturità comporta necessariamente fare i conti con le pseudo-idee di essa che circolano nell'immaginario collettivo. In questa operazione di riscatto si scoprirà che l'immaturità è una condizione dell'esistenza, «un tratto, umano e psicologico, tra i più fecondi», «un luogo dell'anima» che non piega sempre al disagio e alla malattia. Quali i segni nel corso della storia e della cultura occidentale della tensione maturità/immaturità? Essa si cela anzitutto nel paradiso terrestre, con quel morso al frutto (maturo) che indicava il desiderio di una maturità troppo assoluta per essere propria dell'uomo. Di qui la caduta in una condizione di immaturità, che riconsegna l'uomo al dubbio, all'inquietudine, all'incertezza: tutti aspetti che gli permettono di guardare di nuovo all'aspirazione suprema. Proprio questa continua tensione e attesa è il «luogo» e la forza dell'immaturità, in cui si condensa un tratto tipico dell'uomo. Di eterni immaturi, di figure e gruppi alla continua ricerca della «terra promessa» della maturità sono piene la mitologia, la fiaba, la storia, le religioni, la letteratura. Così Demetrio si addentra in un viaggio fitto di rimandi e di citazioni, in cui emerge un'umanità alla IONE co lli. continua ricerca di approdi sicuri, di epoche auree, di utopie, della pietra filosofale, dell'immortalità, di terre lontane, di eterna felicità, di isole felici, del paese della Cuccagna. L'idea del viaggio assume anche un carattere metaforico, applicandosi a pratiche alchemiche e religiose, a esercizi della mente e delia meditazione. Ma sempre questi sussulti umani si perdono nell'impotenza, a ricordare che oltre un certo limite «non è dato maturare, così come non è possibile ringiovanire». La nuova maturità consiste nell'accettare i propri limiti e nel guardare a nuovi orizzonti, prolungando nell'età adulta la freschezza tipica dell'infanzia. Via quindi l'immagine di uomùii e donne mature, che smettono di fare domande, che non sanno più ridere di gusto, incapaci di apprendere, prigionieri del loro bagaglio. L'apertura al nuovo, l'adattamento, la versatilità sono tutte qualità della fanciullezza che dovrebbero rivivere nell'età matura per rivitalizzarla. La rieducabili- I PROPRI LIMITI E ADATTARSI SILIZZARSI NELL'ETÀ' ADULTA: DEL PEDAGOGISTA DEMETRIO tà è la condizione di un futuro migliore. Qui la cultura di Demetrio spazia nel cercare esempi di questa rawedutezza dell'età adulta nell'opera di poeti e romanzieri, tra cui Gombrowicz, Calvino, Grass, Pennac. Il richiamo a pensieri e figure di letterati, artisti, filosofi, scienziati, continua negli otto elogi che Demetrio dedica all'immaturità. Si tratta, per gli adulti, di assumere un diverso sentire, coniugando stupore e sorpresa; di non essere troppo «datati» nel tempo, operando per una confusione dei giorni e delle età capaci di rimescolare le carte di ognuno; di elevarsi oltre gli steccati della vita quotidiana e delle proprie conquiste, avvertendo il fascino del nuovo e del diverso; di lasciarsi interpellare da dotflande di senso «che la stanchezza del vivere può far tacere»; di trasformare il dolore e la perdita in una memoria di gesti e volti che continuano a riempire la scena; sospinti da una voglia inesausta di sapere e di alzare il velo delle apparenze, ecc. Quella matura è un'età di bilanci, in cui il singolo avverte l'ansia delle cose fatte e non fatte, in cui le preclusioni o le inadempienze possono avere il sopravvento sulle conquiste, in cui si fa la conta delle energie per ottimizzare ciò che rimane. Del merito etico e poetico di Demetrio si è detto. Tuttavia, ci sarebbe piaciuto che la riflessione avesse contemplato anche altre pieghe, magari superando l'insistenza sull'autoanalisi e un eccesso di narcisismo narrativo. Quali condizioni sociali possono far sì che l'immaturità rappresenti davvero una risorsa per molti adulti, dal momento che non tutto può risolversi nell'autoriflessione o nella maturazione del singolo? Una condizione dell'esistenza e un luogo dell'anima, una sorta di recupero dell'infanzia: continuare a stupirsi e sorprendersi, coltivare dubbi e inquietudini, rimescolare le carte e non rinunciare mai alle prove del futuro Duccio Demetrio Elogio dell'immaturità Cortina, pp. 230, L. 23.000 SAGGIO

Persone citate: Calvino, Duccio Demetrio, Gombrowicz, Grass, Pennac

Luoghi citati: Arezzo, Cortina, Milano